Pancrazi e la tolleranza

Pancrazi e la tolleranza —= IL LIBRO DEL GIORNO s==— Pancrazi e la tolleranza Fra i molti meriti editoriali di Pietro Pancrazi (un critico che non solamente insegnava a leggere, ma dava a leggere), fu quella < collezione in ventiquattresimo », dai tipi e il tradizionale incarnatino del Le Monnier, che tanto incontro ha avuto presso quanti ancora conservano in Italia gusto e tasche per i < minori »: una continuata leccornia, benché dispensata a gocciole, di cui parve vedere il fondo quel brutto giorno per le nostre lettere che il Pancrazi ci mancò. Fortunatamente gli amici (e molti e buoni ne annoverò in vita, rara avis, il nostro critico) ci sono per qualcosa; e due del più illustri, Vittore Branca ed Emilio Cecchi, hanno testé preso a condurre una < seconda serie » della suddetta collezione, cominciandola, con pietoso consiglio, da un'operetta del Pancrazi stesso, che un terzo sodale, Pietro Paolo Trompeo, affettuosamente ha curato e presenta. (Occorre dire che niente di sforzato è in codesta assunzione del Pancrazi alla sfera degli aurei c minori »? rammentare la sua nativa grazia di prosatore? Che se fu talvolta possibile^ tacciare il < critico » di perdite di tempo, come nei suoi troppo generosi Scrittori d'oggi, viaggi a vuoto lo «scrittore » non ne fece mai, e se non altro, i cinque tomi di quella opera ci rimangono pieni di lui. Non diversamente i Consulti medici del Redi, che fu per l'appunto un amore del Nostro, in tanta caducità di contenuti continuano a tenersi in piedi mercé della prosa celeste con cui furano scritti). Il libriccino ha questo bel ti- to'.o: Della tolleranza; e consta di scritti e scrittereili che già videro la luce nei tormentati anni dal 1943 al 1947, e di quelli fortemente si imprimono. D'occasione ora letteraria (i saggi introduttivi al Contr'uno di Estién de la Boetie e a Conquista e usurpazione del Constant), ora politica (i rifiati alla caduta del fascismo e alla fine della guerra), sono però tutti ugualmente pervasi dalla sollecitudine per la cosa pubblica e variamente ammoniscono circa l'uso discreto e la cura gelosa della riconquistata libertà. Ma il contenuto eticopolitico dell'operetta non deve far pensare a un Pancrazi improvvisamente disameno, teso, oratorio; al contrario, egli vi conserva il suo tono razionalmente frenato e spiritosamente amabile. Moralista nel senso umanistico ottimamente spiegato dal Trompeo, curioso della vita non meno che innamorato dell'arte, attento, in sé e negli altri, alia sutura dell'uomo ''Ol letterato, con la devozione al Croce ma la simpatia al Saint Beuve, s'intende come al Pancrazi critico non ci sia voluto nulla per mutarsi nell'osservatore e nel satirico di queste paginette, che quantunque scritte in tempi di calcinacci, odi e faide, lasciano "sentire il tranquillo battito d'una ragione inalterata. (Quel tic tac che manda in bestia gli antipancraziani). Meglio che nel saggio sul tirannicida libretto del La Boetie, dove è qualche oscillazione emotiva (fu scritto durante l'illusione dei < quarantacinque giorni »), la lezione politica dell'Autore si raccoglie nei capitoletti: Della tolleranza, Tiriamo il collo alla propaganda e Le idee a perpendicolo, in tanta gravità di materia così lepidamente girati (Guicciardini incrociato con Collodi); diagnosi acute di dolorosissimi mail, che purtroppo ci continuano a infestare. Che la sovrana virtù del tollerare le opinioni altrui, è tuttavia merce rara; il pollaio propagandistico strepita più che mai e in troppe teste ancora vediamo le idee < starci per ritto, rigide, direi proprio allo stato verticale; non vi si adagiano, non riposano, non si allargano, per bisogno o desiderio che abbiano d'incontrarsi con le idee vicine. E quando le idee, anche le più belle idee, stanno nella testa in posizione verticale hanno già una certa tendenza a diventare idee fisse; e le idee fisse già si possono dipingere con immagini di bastoni ». In Sassi in piccionaia e L'inviato speciale sì gratta certa rogna giornalistica, contratta durante il ventennio, forse non ancora del tutto sanata; in Torna a fiorir la rosa, si rosolano ì premi letterari, oggi rin falconiti. Insomma, nessuno dei pretesti polìtici o morali onde nacquero queste pagine, ci sembra affatto caduto dalle coscienze, mentre per saviezza di pensiero e di stile, quale specialmente risplende nella più bella prosa della raccolta, Il libro nel sacco, l'operetta ha tanto da poter durare accanto alle cose maggiori del caro e compianto scrittore. ■ „

Persone citate: Collodi, Constant, Del Giorno, Emilio Cecchi, Guicciardini, Monnier, Pancrazi, Pietro Paolo Trompeo, Trompeo, Vittore Branca

Luoghi citati: Italia