Sempre più difficile l'accordo tra i democristiani e gli altri partiti

Sempre più difficile l'accordo tra i democristiani e gli altri partiti LA SCELTA DEM CiXQVE GIUDICI COST1TMJZMOXALM Sempre più difficile l'accordo tra i democristiani e gli altri partiti La d. e. vuole che la maggioranza abbia tre seggi e che gli altri due candidati siano designati "concordemente,, dalle minoranze - Aperto dissidio tra destre e sinistre - Un passo di Togliatti presso Nenni - L'on. Sceiba propone di rinviare la seduta del Parlamento - Gonella, Rapelli e Ravaioli fondano una nuova corrente "cristiano-sociale„ Ruma, 10 novembre. La questione dei Giudici costituzionali, nell'imminenza della riunione congiunta delle Camere, sta diventando sempre più un grave e complicato affare politico. Tutta l'attività della giornata ha ruotato attorno a questo punto. Il Presidente della Repubblica ha ricevuto Saragat, il Presidente della Camera ne ha parlato con Segni; si sono riuniti 1 direttivi dei gruppi democristiani, con la partecipazione dello stesso Segni e di Fanfani,;„i Barlarnentari socialdemocratici, repubblicani, monarchici, missini hanno esaminato anch'essi il problema. Avvertiamo subito che neppure al termine di questa intensa giornata' si è profilata una soluzione accettabile da tutte le parti interessate e che, anzi, quel leggero ottimismo che si poteva ancora nutrire ieri sera ha ricevuto ancora duri colpi. Stava ai democristiani dare qualche indicazione capace di sbloccare la situazione. Ne hanno discusso a lungo, nella riunione che si è detto, ma i risultati raggiunti appaiono molto scarsi. Non è parso possibile, per intuitive ragioni di opportunità, favorire un compromesso che escluda la rappresentanza della destra o della sinistra e, d'altro canto, è parsa più che legittima la richiesta ùei partiti del centro laico — ribadita quest'oggi ufficialmente dai parlamentari socialdemocratici come da quelli repubblicani — di essere rappresentati tra i Giudici che deve eleggere il Parlamento. Così ci si è limitati a prendere atto del punto di vista emerso nella riunione quadripartitica dell'altro giorno e ad auspicare che le minoranze trovino il modo di accordarsi sull'attribuzione dei due seggi chcrmddgvrdcrdvclidqrvlimcsvmrinaTndedol'camlammdesriclagrescve ndc che rimangono a disposizione. «I direttivi dei gruppi democristiani — dice infatti il comunicato diramato al termine della riunione — si sono trovati d'accordo nel ritenere che ai gruppi della maggioranza devono essere attribuiti tre seggi riservando gli altri due ai candidati che saranno designati concordemente dalle minoranze >. La chiave dell'atteggiamento democristiano sta tutta nell'avverbio concordemente. Si vuole che missini, monarchici, socialisti-, comunisti si intendano p£r designare due nomi, e solo a questo patto la maggioranza riverserà sui due candidati voti necessari per rendere valida la elezione. Ed è quasi come chiedere la quadratura del cerchio: i missini hanno fatto sapere ufficialmente che non voteranno mai un candidato comunista ed i comunisti hanno ripetuto che non hanno alcuna intenzione di rinunciare al loro, anche perchè — ha sottolineato Togliatti con sottile malizia — non vogliono mettere il Capo dello Stato nell'imbarazzo di dover nominare, per ristabilire l'equilibrio, un uomo con una caratterizzazione così precisa. I monarchici si risolverebbero alla fine a votare anche un comunista: ma a patto che insieme vi sia anche il loro candidato. Così, tenuto conto di tutte le esclusioni e le detrazioni, si arriva alla conclusione che l'unico modo per condurre in porto la faccenda sulla direttrice segnata dalla maggioranza sarebbe che i socialisti rinunciassero alla candidatura del loro candidato (il rettore dell'Università di Siena, prof. Bracci) e si contentassero che esso venisse nominato eventualmente dal Presidente della Repubblica. Pare che Togliatti si sia adoperato personalmente presso Nenni per convincerlo a questa rinuncia, in nome dell'interesse che concordemente hanno alla istituzione della Corte costituzionale. E pare anche che Nenni gli abbia chiesto perchè, in nome del comune interesse, i comunisti non rinunciano al loro, facilitando ancora di più la soluzione. (E' noto che un gruppo di democristiani si rifiuta ostinatamente, quali che siano gli accordi, di votare il nome di un comunista). . Pettegolezzi a parte, Nenni ha dichiarato pubblicamente che non vede perchè la sua parte dovrebbe rinunciare al suo candidato per far posto al candidato dei monarchici e del neofascisti. Se la maggioranza ha voluto metterlo nell'imbarazzo proponendogli questa indigesta alleanza, egli gli rende la partita dicendosi disposto a rinunciare sì al suo candidato, ma solo a favore di un social- prvsnmsgcepdnlRdAcccaciCn—! democratico o di un repubbli-1 cano: meglio regalare un altro, seggio alla maggioranza che darlo ad un esponente dell'estrema destra. Quali le conseguenze di un eventuale fallimento della terza votazione? C'è da attendersi un messaggio alle Camere del Capo dello Stato che, seppure non rappresenterebbe un vero e proprio preludio allo scioglimento delle Camere, sarebbe pur sempre un grave monito al Parlamento; e vi è da attendersi il ritorno alla proposta Sturzo dì modificare il sistema di elezione dei giudici: vale a dire l'accantonamento della Corte costituzionale per un imprecisabile periodo. Nella odierna riunione democristiana si è fatto esplicitamente riferimento a tale proposta e ci si è lasciati con l'intesa che, se la terza votazione andrà a vuoto, la si prenderà sen z'altro in considerazione. C'è di I più:> Sceiba ed i suoi amici si propongono di chiedere alla prossima assemblea di gruppo,! r a a prima della seduta comune, di rinunciare senz'altro alla terza votazione e di rinviare la questione per dar tempo al governo di presentare la legge per la modifica del sistema elettorale. Il senso dell'azione intrapresa dall'ex presidente del Consiglio è duplice: evitare lo scacco della terza votazione nulla, e conseguentemente il pretesto per la richiesta di scioglimento delle Camere; raccogliere attorno a sè tutti gli scontenti della segreteria Fanfani, del governo Segni e, magari anche della presidenza Gronchi. Non è necessario sottolineare l'importanza di questo atteggiamento per un'esatta comprensione della situazione interna d. c. Va aggiunto, invece, che oggi anche Gonella, Rapelli, Ravaioli ed il presidente della regione siciliana Alessi, hanno annunciato ufficialmente la loro decisione di costituire una corrente che si chiamerà < cristiano sociale », avrà un settimanale proprio e cercherà di allacciare rappor¬ tcnmittmiaBdsadlcmcvsclrtd ti con tutti gli altri gruppi, compresi nella generica dizione di « concentrazione delle minoranze ». Fella è già stata interessato all'iniziativa —sot> toscritta, sembra, da una trentina di parlamentari — e ha mostrato di apprezzarla: sì che i suoi promotori sperano di averlo tra loro. E' giunta intanto notizia da Bologna che Dossetti, Il non dimenticato leader della sinistra d. c. fino all'ottobre 1951, accetterà di guidare la lista d. c. del capoluogo emiliano alle prossime., elezioni amministrative. Se. la lista vincerà, egli diventerà sindaco, al posto di Dozza,' ed avremo un secondo « caso » La Pira. Le prime informazioni dicono però che Dossetti riprenderà l'atti» vita politica con intenzioni assai più «moderate» di quelle che lo animarono nel corso della sua battaglia antidegasperiana, e che vuole chiaramente distinguersi dalle posizioni del sindaco fiorentino. e. f.

Luoghi citati: Bologna, Siena