L'assassino di un agente di polizia arrestato due anni dopo il delitto

L'assassino di un agente di polizia arrestato due anni dopo il delitto L'assassino di un agente di polizia arrestato due anni dopo il delitto E' uh giovane disoccupato che al tempo del crimine, compiuto a colpi di pietra, aveva 16 anni • Si è tradito scrivendo una decina di lettere minatorie a un direttore di banca - Ha confessato dopo 5 ore di interrogatorio (Dal nostro corrispondente) Genova, 9 novembre. Ad oltre due anni dal delitto, è stato arrestato l'assassino dell'agente di P. S., Consalvo Pcsaturo. L'autore del delitto, che sembrava dovesse ormai rimanere impunito, è un ragazzo di 18 anni, Antonio Russo, abitante a Teglia, un quartiere della periferia orientale. All'epoca del crimine il Russo non aveva ancora compiuto 16 anni. Questa notte, durante un lungo interrogatorio egli ha fatto una drammatica e dettagliata confessione. Alto, magro, i capelli ondulati, occhi grandi e scuri, dai lineamenti femminei, il Russo vestiva al momento dell'arresto un completo grigio a righine bianche e camicia di seta. Da circa sei mesi il giovane non aveva un'occupazione fissa; fino a qualche tempo fa era stato commesso di una ditta di pellami in piaeza Campetto. Licenziato, viveva di espedienti. Consalvo Pesaturo, di SI anno, da Apice (Benevento), agente ausiliario in servizio presso la caserma Miramarc, fu ucciso la sera del 28 giugno 195S in una galleria ferroviaria in costruzione, a Fegino, nei dintorni della città. Il cadavere aveva indosso soltanto la canottiera ed era disteso su una spedo di lenzuolo di fogli di giornali; accanto, mozziconi di sigarette e altri pezzi di carta bruciacchiati. Il mu¬ ro della galleria era chiazzato di sangue e altre tracce apparivano evidenti su un grosso sasso. Le indagini accertarono che la vittima e l'assassino si conoscevano e che dopo essere rimasti insieme a conversare il Pesaturo era stato aggredito alle spalle e colpito ripetutamente e con estrema violenza alla nuca con una pietra. Se la ricostruzione del crimine non lasciava dubbi, misterioso invece era il movente e l'inchiesta per rintracciare l'assassino naufragò sin dalle prime battute in un mare di incertezze. Dapprincipio si pensò che il Pcsaturo fosse stato ucciso per vendetta da un marito tradito. Sovente l'agente infatti aveva confidato ad amici che la sera e la domenica s'incontrava con una bella donna bruna, sposata. Dopo, risultò che il Pesaturo conduceva una doppia vita e che frequentava un particolare ambiente del vizio. Egli aveva affittato una camera ammobiliata a Sampicrdarena dove riceveva giovinastri equivoci. Le testimonianze confermarono definitivamente la seconda ipotesi: cioè che il crimine fosse la tragica conclusione di una trista amicizia. Dal giugno di due anni or sono, la Squadra mobile ha continuato a indagare cercando di rompere il muro di omertà che circondava lo sciagurato ambiente in cui certo si muoveva l'omicida. Pvù volte gl'indizi facevano prevedere un imminente colpo di scena ma sempre, fino a questa notte, le prove raccolte si eramo polverizzate. Ogni tanto la polizia fermava un individuo sospetto, poi lo rilasciava senza che dall'interrogatorio fosse emerso alcun elemento utile. Pare che la Mobile abbia trovato la pista giusta durante le indagini sull'assassinio dell'anziano custode del parcheggio di automobili, Trento Guidetti, avvenuto verso la fine di settembre in un sottoscala di corso Magenta 27 Anche lf^J&£?T&A alla testa e apparteneva alla categoria degli anormali snntgtahssRszdNon si sa con esattezza in che modo il Russo sia caduto nella rete tesa dalla polizia, ma sembra che il suo nome sia salito per la prima volta alla ribalta dell'inchiesta giorni fa, nel corso di una operazione di secondaria importanza e che venne comunque intrapresa per non lasciare nulla d'intentato. Era stato segnalato alla polizia che alcune persone avevano ricevuto lettere minatorie; l'anonimo autore avvertiva il destinatario che quanto prima lo avrebbe denunciato quale responsabile dell'omicidio di corso Magenta. Chi scriveva era un maniaco oppure i messaggi erano un'abile manovra organizzata da chi aveva convenienza a creare confusione, suggerendo alla Squadra mobile passi sbagliati t Il dott. Marroni, assunta giorni fa la direzione della squadra omicidi, decise di chiarire il mistero, convinto che forse la faccenda ■ poteva nascondere interessanti rivelazioni. In tal modo, nel labirinto delle indagini, fu trovata la strada che condusse all'arresto del giovane Antonio Russo. Egli ha ammesso infatti di aver scritto una decina di lettere al direttore di una banca genovese, intimandogli di versare una grossa somma. Le lettere, firmate « Dillinger », precisavano che i quattrini dovevano essere lasciati, dentro una busta chiusa, dietro l'insegna di una ditta in piazza Posta Vecchia. L'interrogatorio dell'assassino è durato cinque ore. Dapprincipio egli ha tenuto un contegno indifferente. Sorridendo, ripeteva: <nNon so niente, non capisco di cosa parliate ». Le prove a suo carico erano però schiaccianti e lentamente e inesorabilmente l'incalzare delle domande lo ha stretto d'assedio, finché è crollato. Mancavano pochi minuti alle 4 quando il giovane, impallidendo, si è coperto il volto fra le mani ed ha esclamato: « Basta, è vero, l'ho ucciso io ». In casa del Russo sono state sequestrate una pistola Berretta calibro 9 e varie piantine di negozi e uffici postali cittadini; le indagini continuano dato che non si eschtde che il giovane abbia anche un passato di rapinatore ed appartenga alla banda che recentemente ha compiuto numerose imprese brigantesche. E' stato sequestrato inoltre un diario dove il Russo farebbe i nomi di alcuni suoi amici e al quale la polizia dedica naturalmente grande attenzione. _ _ a. m. Il diciottenne Antonio Russo subito dopo l'arresto (Telef.)

Luoghi citati: Apice, Benevento, Genova