"Amica,, e "Cavalleria rusticana,,

"Amica,, e "Cavalleria rusticana,, Serata mas a a y ti un « al Cariananw "Amica,, e "Cavalleria rusticana,, Fra 1 melodrammi di Pietro Mascagni più di rado rappresentati è Amica, del 1905. E perchè raramente ripresentata? Forse per una perfida ostilità dell'editore o degli impresari o del pubblico? No, solamente perchè non vale quanto Cavalleria rusticana. Allora, nell'entusiasmo destato dalle migliori sue opere, durante la moda del gusto « mascagnano >, tutto ciò che veniva da lui era gradito; ma il gusto cambia, si sa; e perciò il gusto non è un elemento basilare della critica, la quale procede ragionando anche del mutevole gusto. Chi avesse fatto nel 1905 critica, seriamente, doveva concludere come si conclude oggi, osservando che i difetti son più numerosi dei pregi; appunto quei difetti per i quali Amica e altre opere son meno gradite e di rado rappresentate. Non si fa questione di « verismo > o di forme. Cavalleria è «verista >, e fatta press'a poco come Amica; ma è un'opera forte, riuscita, e perciò tuttora fortunata, giustamente. Si bada al dramma, s'intende. E non a quello che il libretto, letterariamente mediocre, suggeriva, sì a quello che l'operista si propose di realizzare, ma cantò soltanto in alcune scene. Il dramma non è nei fatti: obbligata a sposare Giorgio, Amica ama, riamata, il fratello di lui, Rinaldo; abbandonata, insegue l'innamorato, precipita e muore; bensì nel divario di Giorgio « malingre et souffreteux-*, (Mascagni musicò il testo francese), da Rinaldo « solide et beau paillard, mais farouche et mauvaise tète >; nell'ignoràre l'uno e l'altro di amare la stessa donna; nella inattesa mitezza di Rinaldo, che supplica Amica di abbandonare lui e sposare il fratello; nell'assistere entrambi, incapaci di soccorso, alla catastrofe. Fondamentale è il contrasto fisico e psicologico. Dei due caratteri Mascagni immaginò e formò con alquanta intensità lirica quello di Giorgio. Le inflessioni dei recitativi nel narrare la felicità per le imminenti nozze, poi lo sconforto per la ripulsa di Amica, e l'arioso Tous Ics jours de l'annéc, che esprime l'emozione nel ricordo dei primi incontri e In soavità della gioia, sono epis^Ji pieni di sentimento. Le melodie vocali e le strumentali armonie riflettono e cantano la dolente consapevolezza del gracile aspetto, l'incredulità a tanta letizia, la perplessità dell'amorosa corrispondenza, la malinconia sorridente; e questi accenti, all'inizio dell'opera, riecheggiano, benché meno toccanti, quando Giorgio rievoca i lontani giorni della fraterna vicinanza, « Quand, orphelins rous deux... >. Il carattere si smarrisce poi nelle invettive e nello strazio appassionato. Vien fuori un tenore che sforza gli acuti, come si dice nel gergo teatrale. Chi è, artisticamente, Rinaldo? Un baritono stentoreo, enfatico, senza carattere. Eccettuate alcune frasi azzeccate per la rudezza e la brutalità, questo pastore e montanaro s'inebbria di parolone, e con una melodica gonfiezza sostenuta da un tronfio arpeggiare, ampollosamente incita Amica a fuggire con lui: <Plus près du del, et plus loin de la terre, sur les sommets de mon apre rochcr, dont l'aigle seul ose approcher... >. E' una bravata vocale, che potrebbe stare in bocca a un qualsiasi personaggio magniloquente. < Orecchiabile >, e ripetuta più volte, è propizia agli applausi. Amica, infine, non manca di ariosi espressivi, ma non si determina in un'appassionata entità, come, per esempio, Santuzza. Da parte le tre maggiori persone, e la discontinuità dei tocchi veristici, come nelle prime battute orchestrali, dalle eleganze di molti passi ricercati, e l'inutilità e l'inefficienza di pezzi corali, chi desidera invenzione di melodiose cantilene, moti ritmici vari e interessanti, armonie quasi voluttuose, strumentazioni quasi sensuali, ne trova e se ne soddisfa largamente, qui, come nelle altre opere non più fortunate del geniale musicista, il quale troppe volte sperperò un naturale dono, invidiabile. All'Antica, che ottenne la più generosa dedizione vocale della soprano Giliola Frazzoni, del tenore Salvatore Puma, del baritono Gian Giacomo Guelfi, di Ezio Achilli e di Giuse Gerbino, seguì iersera Cavalleria rusticana, cantata da Giulietta Simionato, Attilio Planinse, C. Foscale e dagli stessi Gerbino e Guelfi. Al direttore maestro Oliviero de Fabritiis e al regista Enrico Frigerio, le cui competenze incontrano in un teatro qual è il Carignano impedimenti molestissimi, e ai cantanti il pubblico fece insistenti e calorose feste. • j _ a. d. c.