Respinta alla Camera la richiesta di rinviare la ratifica delle convenzioni per la NATO

Respinta alla Camera la richiesta di rinviare la ratifica delle convenzioni per la NATO Respinta alla Camera la richiesta di rinviare la ratifica delle convenzioni per la NATO Ferma replica del ministro Martino alle critiche dell'opposizione: "Noi rimarremo fedeli alle alleanze,, - Oggi riprendono le sedute anche al Senato Roma, 9 novembre. La permanenza di forze armate e di quartieri generali di eserciti della NATO sul territorio di uno o più firmatari del Patto Atlantico sono oggetto di convenzioni e di protocolli: l'Italia ne firmò uno nel giugno del 1951 a Londra, e ne firmò un altro a Parigi nell'agosto del '52. Il Senato ratificò questi strumenti nel febbraio scorso, la Camera è stata chiamata oggi allo stesso impegno. Troppo tempo era trascorso da quelle convenzioni, la precedente legislatura non aveva fatto in tempo ad approvarle, le forze americane oggi esistenti in Italia non avevano un loro « status » giuridico: non c'era dunque tempo da perdere. I comunisti accorsi in gran numero nell'aula al seguito dell'on. Togliatti hanno fatto subito capire che si sarebbero opposti ad una immediata ratifica dei documenti. Se ne è reso portavoce il deputato Longo, vice segretario del P.C.I., con un discorso che il democristiano Dominedò ha poi definito « giuridicamente infondato ». L'aspetto singolare della tattica comunista è consistito nel chiedere il rinvio di un anno di questa ratifica e non già nel respingerla sic et simpliciter. Secondo il deputato, del P.C.I. entro un anno la situazione Internazionale potrebbe essere chiarita < e allora — ha detto — in piena coscienza potremmo decidere anche su questa que¬ stione. Dobbiamo convenire tutti che, oggi come oggi, la politica atlantica è in crisi e la c distensione > avanza. Se la Camera ratifica queste convenzioni compie un atto avverso alla distensione. Le basi americane in Italia ormai esistono, è un fatto acquisito; ma perchè renderle, con questi strumenti, definitive e irrevocabili?». Leggendo una quarantina di cartelline scritte a macchina, l'on. Longo ha dato l'impressione di voler riaffermare una questione di principio più che di combattere una battaglia con probabilità di vittoria. I suoi argomenti, infatti non si sono discostati dalla ortodossa linea politica comunista in fatto di alleanze militari occidentali: insistere in una politica di blocchi contrapposti significa sabotare lo spirito di Ginevra e frustrare la volontà di pace dell'Unione Sovietica. Mentre gli Stati Uniti hanno oltre ottocento basi militari fuori dei proprio territorio, l'URSS disarma, si accorda per Porto Arthur, restituisce ai finlandesi la base di Porkkala, firma il trattato di pace con l'Austria. < Approvare queste convenzioni — ha detto testualmente Longo — è come rinverdire la vecchia politica di guerra che si alimentò alle fiamme di Corea: ma chi ve lo fa fare?». A queste argomentazioni ha risposto l'on. Dominedò: «L'on. Longo parte da un presupposto sbagliato e le conseguenze to¬ no quindi viziate. Egli sostiene che queste convenzioni siano un fatto a parte, che nulla abbiano a che fare con 11 Patto Atlantico. Perciò dice: il Patto Atlantico ormai esiste e resta da vedere che fine farà con la distensione, ma intanto accantoniamo queste ratifiche. Egli non vuol rendersi conto però che le convenzioni non sono un atto autonomo, ma discendono direttamente dall'articolo terzo del patto del nord Atlantico, laddove è stabilito che le parti contraenti debbono prendere accordi particolari per il movimento di truppe nei vari territori. L'on. Longo ha infilato una serie di frasi fatte che non debbono fuorviarci dal nostro dovere che è quello di approvare questi accordi che assicurano la pace nella forza della difesa. Affrettiamoci anzi, che l'indugio già pesa». Al banco del governo erano il Presidente del Consiglio, il ministro degli Esteri Martino, il ministro della Difesa Taviani e altri membri del Gabinetto. Nella tribuna erano diplomatici stranieri e italiani; segno che l'argomento destava interesse e il governo ne era conscio. Perciò, dopo una voce a favore della proposta di Longo (Jacometti, nenniano) e un'altra contraria (Agrimi, democristiano), con interesse è stato ascoltato il ministro Martino: «Non intendo seguire nè la tesi di Longo, nè quella di Jacometti; non mi addentro nel problema della distensione né in quello assai più arduo della riunificazione tedesca (il deputato comunista aveva appunto ammonito che una ratifica dei protocolli N.A.T.O. avrebbe persino pregiudicato la sorte della Germania), ma dichiaro subito che la proposta di sospensiva dev'essere respinta. Comprendo che l'on. Longo sia avverso al Patto atlantico, ma egli non deve dimenticare che questo patto è oggi legge dello Stato e le convenzioni che la Camera è chiamata a ratificare non sono altro che una serie di norme giuridiche che regolano lo status delle truppe dell'alleanza atlantica. Ma -r dice Longo — c'è lo spirito di Ginevra, occorre consolidare la distensione. « Noi siamo d'accordo con lui, siamo lieti che la disten sione ci sia, ma dobbiamo ri petere che non vogliamo una distensione cieca, ma veggente; non vogliamo una politica di sorrisi, ma la soluzione di problemi concreti. Solo così potrà essere eliminata la sfiducia reciproca. Del resto la stessa Russia a Ginevra non ha chiesto la dissoluzione del Patto atlantico, pur accennando alla possibilità che esso, insieme con l'U.E.O., e al Patto di Varsavia possa scomparire in un sistema di sicurezza generale. Ma oggi non vediamo la possibilità che le alleanze militari esistenti abbiano a scomparire. E' su questo anzi I che per lungo tempo noi inten !diamo basare la nostra sicu¬ rezza. Finche tutti i più gravi problemi non saranno risolti, finché non scomparirà la minaccia che turba la tranquillità dei popoli la politica governativa non muterà. Noi resteremo fedeli alle alleanze ». Sulle ferme parole dell'on. Martino la Camera è stata chiamata a decidere: la proposta di sospensiva è stata respinta a larga maggioranza per alzata di mano. Le destre si sono unite al centro. I deputati Melloni e Bartesaghi, che furono espulsi dal gruppo democristiano per essersi schierati l'anno scorso contro la ratifica dell'U.E.O. (Unione Europea Occidentale), hanno votato a favore della tesi comunista. Dopo questa rapida votazione la Camera si è svuotata; deserti sono restati i settori di estrema sinistra anche perchè aveva chiesto la parola, sul merito della ratifica, il missino on. Romualdi, per esprimere il favore della sua parte. La discussione generale, nella quale è intervenuto anche il comunista Boldrini, continuerà domani e certamente si concluderà con la ratifica delle convenzioni. Non sono previste sorprese. La seduta odierna si era iniziata con lo svolgimento di una serie di interrogazioni di vetusta data, persino di un anno fa. Nel pomeriggio di domani riprenderanno le sedute anche al Senato. d. m.