Il difficile accordo oscura la situazione

Il difficile accordo oscura la situazione f partiti e l'elezione dei Giudici costituzionali Il difficile accordo oscura la situazione Possibile lo scioglimento delle Camere in caso di fallimento della votazione del 15 novembre - Villabruna, il suo gruppo e la sinistra liberale hanno deciso di fondare il partito "liberale democratico,, Roma, 9 novembre. CI si sta adoperando da molte parti per salvare la Corte costituzionale, che le ultime prese di posizione politiche hanno messo in pericolo. Il Presiden- te della Camera ha ricevute Fanfanl ed i capi gruppo del M.S.I. e del P.N.M., il comitato direttivo dei deputati democristiani, ne ha discusso con 11 vicersegretario del Partito, doma ni vi sarà una riunione congiunta dei direttivi parlamentari della D. C. cui parteciperà anche Segni e gli organi direttivi di tutti gli altri gruppi e partiti tra domani e dopodomani esamineranno a fondo la questione. L'obbiettivo rimane quello di distribuire 1 cinque seggi a disposizione del Parlamento in modo da soddisfare le esigenze di ogni parte politica o, comunque, di raccogliere su cinque nomi la maggioranza qualificata richiesta dalla legge. Rimangono anche le difficoltà già illustrate nei giorni scorsi, per quanto dai contatti della gior nata sia affiorato uno stato di animo più ottimista di quello registrato ieri sera.. Intanto i monarchici hanno fatto sapere che la loro ostilità nei riguardi del candidato comunista non è definitiva: sarebbero disposti a rivedere le loro posizioni se tutti gli altri gruppi fossero d'accordo. Ritorna così in onore il vecchio progetto che prevedeva il sacrifìcio del candidato del centro laico, da compensare con la nomina dello stesso candidato da parte del Capo dello Stato. Ma si è già detto che i laici, ed in particolare i socialdemocratici non ritengono di poter aderire a questo compromesso: la portata del nimvo atteggiamento dei monarchici rimane quindi teorica. Acquista favore, invece, la tesi tendente a spoliticizzare parzialmente l'elezione. Se ne è parlato nella riunione democristiana e stasera un'agenzia solitamente bene informata offriva un esempio pratico di tale tesi: al primo scrutinio dovrebbero risultare eletti i due candidati democristiani, quello del centro laico e quello del P.S.I.. Il comunista non otterrebbe invece il necessario numero di voti e si chiederebbe allora ai suoi sostenitori di sostituirlo con un altro candidato, egualmente gradito, ma non iscritto al partito. Si creerebbe cosi una maggioranza di centro-sinistra meno caratterizzata ed il Capo dello Stato potrebbe tener presente il sacrificio delle destre al momento della nomina dei giudici di sua competenza. Non ci soffermeremo su tutte le altre proposte di compromesso, sui tanti accorgimenti piv. 0 meno efficaci e sugli ostacoli minori che nella giornata hanno formato la più copiosa materia alle conversazioni di corridoio. Sarà il caso però di ricordare che la minaccia dello scioglimento delle Camere, o quanto meno di un messaggio presidenziale che denuncerebbe l'insostenibilità della situazione, continua a profilarsi dietro l'eventuale fallimento della votazione del 15 novembre. Sono notevoli, in tema di elezioni anticipate, le risposte date da un nutrito gruppo di uomini politici a un referendum indetto da l'Espresso, di cui saranno pubblicati domani i risultati. Se ne ricava l'impressione che, al momento attuale, 1 socialisti del P.S.I. sono quelli che più di tutti e più concordemente puntano sullo scioglimento delle Camere. I comunisti, per bocca di Togliatti, confermano di guardare a questa eventualità con una certa esitazione. Anche le destre sono divise: i monarchici preferiscono arrivare tranquillamente alla fine della legislatura; i missini, con una certa iattanza, dichiarano che sono sempre pronti ad affrontare il giudizio dell'elettorato. I laici esprimono pareri discordi: il socialdemocratico Rossi non è d'accordo con Romita, che raccoglie e sviluppa lo spunto di Sara¬ ! gat, La Malfa, Villabruna e 1 liberali malagodiani sono contrari. Per il no si pronunciano Pella, Sceiba, Rapelli, mentre Malvestiti propone di sciogliere le Camere subito dopo le amministrative del prossimo maggio. Ma è sintomatico che Fanfani, Gonella, Andreotti, e cioè gli uomini che nella D. C. hanno in mano le principali carte dei problema, si sono rifiutati di rispondere. Tutti in realtà non considerano ancora la situazione sufficientemente chiara per assumere un atteggiamento definitivo: ma quasi tutti nello stesso tempo fanno capire che si attendono questo chiarimento non troppo lontano nel tempo. motivi di questa attesa sono molteplici. Ci contenteremo per stasera di indicare quello che verrà ai primi di dicembre dal campo liberale. A quel che ci risulta, Villabranà e gli altri suoi amici della corrente di centro hanno ormai aderito al punto di vista della sinistra di uscire dal partito e fondare un nuovo partito liberale democratico che si potrà unire o federare con gli altri gruppi di « terza forza ». La scissione avverrà in coincidenza col congresso, che sarà così svolto soltanto dai rappresentanti della corrente maggioritaria. A prescindere dagli sviluppi del nuovo movimento, è chiaro che esso porrà un caso di coscienza ai socialdemocratici, ai repubblicani e al centro-sinistra democristiano: il Partito Liberale Italiano che resterà al governo non sarà più lo stesso partito liberale col quale essi hanno stipulato l'alleanza democratica. e. f.

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