I desideri degli italiani di Ferdinando Di Fenizio

I desideri degli italiani I desideri degli italiani AU'incirca sei mesi fa, nell'aprile del '55, la Doxa, un noto istituto per analisi statistiche, compì — col metodo del campione rappresentativo — una sua nuova indagine sul reddito monetario che le famiglie italiane (opportunamente omogeneizzate su di una composizione di quattro membri) « desidererebbero » « per vivere senza lussi, ma senza privarsi del necessario ». I risultati di questo sondaggio, diramati in questi giorni, suggeriscono talune interessanti osservazioni economiche e sociali. x Avanziamo però una premessa. Nel '52 si era proposta ad un gruppo rappresentativo della popolazione italiana la stessa fondamentale domanda. In sostanza: « Quanto desidereresti perche i bisogni fondamentali della tua famiglia fossero soddisfatti ?». A calcoli compiuti, si trovò : il 35 % degli interrogati richiese una cifra compresa fra le 31 e le 50 mila lire; il 22 %, una cifra che ricade nell'intervallo fra 50-70 mila lire. Qualche unità familiare desiderava perfino un reddito inferiore alle 20 mila lire (cinque mila lire a testa!). Onde la mediana, in questa distribuzione di frequenza, era rappresentata dalla modesta cifra di 48 mila lire-; e la media aritmetica da 56 mila lire. Ora, ecco come rispondono le.famiglie italiane alla stessa domanda, nel corso del più recente sondaggio: Reddito monetarlo mentile desiderato « per vivere senza lussi ma senza privarsi del necessario » Reddlto mensile K™*,") (per famiglia dl 4 membri) interrogatl flno a 20.000 lire 1 21.000- 30.000 5 81.000- 60.000 22 51.000- 75.000 24 76.000-100.000 27 101.000-150.000 IS 161.000-200.000 4 oltre 200.000 2 non so; ncssnna risposta 2 100 La mediana, in ~uest'ul tima distribuzione, è pari a 72 mila lire; la media aritmetica a 78 mila lire. Vi è dunque un incremento di circa 22-24 mila lire rispetto ai corrispondenti dati di tre anni fa. Che significa ciò? In pri mo luogo significa — come avverte il Luzzatto-Fegiz — che gli italiani hanno mi gliorato nell'ultimo triennio il loro tenore di vita. Infatti, per le reticenze dei ceti più ricchi; poi, per gli erro ri di stima nel reddito mo netario incassato da chi è rimunerato in natura, come i conduttori agricoli; infine, per quelli stessi errori, compiuti da chi è rimunerato a stipendio fisso mensile (e trascura le entrate irregola ri, oppure con periodicità annuale) il reddito « desiderato » coincide -nress'a poco col reddito percepito. Qualora dodici milioni di famiglie potessero effettiva' mente disporre, per dodici mesi l'anno, di 72 mila lire al mese, il reddito privato degli italiani ammonterebbe a 10.368 miliardi, cifra poco lontana da quelle che rag giungono nei calcoli del reddito nazionale. Ma vi è di più. Dopo la principale, gli intervistatori avanzarono un'altra domanda: « Qual è il reddito com plessivo di tutti i membri della sua famiglia? ». Ebbe ne, resi omogenei i dati, si potè affiancare alla cifra anzidetta di 78 mila lire (red dito « desiderato ») la cifra di lire 64 mila (reddito « dichiarato»). Da ciò si inferisce: gli italiani, al postutto, non chiedono l'impossibile. Tre anni fa desideravano un aumento c'.elle loro entrate medie mensili di 20 mila lire, per famiglia. Lo hanno ottenuto. Ogei soltanto desiderano, che si continui in questa progressione. Non sembra siano favorevoli a rinunziare ai « beni d'ozio » pur di aumentare notevolmente il loro reddito monetario. Ed anche l'esperimento Vigorelli ha mostrato che, raggiunto un certo livello di entrate l'of• ferta di lavoro si contrae. Persino da parte di chi si proclama disoccupato. Quest'osservazione merita di essere tenuta presente da chi, per i suoi ragionamenti ha bisogno di conoscere l'elasticità d'offerta del nostro lavoro. Ma ve n'è un'altra, altrettanto rimarchevole. Ad un certo punto il sondaggio partisce le risposte a secondo che riguardino l'Italia centro-settentrionale e il Mezzogiorno. Ebbene, nel Nord il reddito medio mensile giudicato necessario è più elevato che nel Mezzogiorno. Chi non lo prevede? Però il divario tra queste due cifre non è così pronunciato, come molti si attgnen(pmsp(cscISrsgzcpsnmucncinztupfamlptrai attendono. Nel Centro-Settentrione si chiede un reddito di 82.600 lire, nel Mezzogiorno, di 69.600 lire. Ora, nel Sud certi consumi (ad esempio per riscaldamento) non sono necessari; altri (per trasporti) in genere più modesti. Pure nel Sud molti consumi voluttuari son quasi impossibili; ed i prezzi per i beni essenziali (tessuti!) sono più bassi che al Nord. Allora, che si sospetta? Proprio questo: che la famiglia media in Italia, sia nel Nord che nel Sud del nostro paese, aspira oggi all'incirca allo stesso « livello di vita ». Il miglioramento delle comunicazioni, il diffondersi della cultura, la stessa lotta impegnata per sollevare la nostra area depressa meridionale hanno così condotto — molto probabilmente — ad un livellamento nei desideri collettivi, senza precedenti nella nostra storia economica. Se ne dovrà tener conto, in sede di politica economica. A quest'ultima affermazione, ci conducono pure altri dati, i quali tradiscono un certo scontento, e proprio nel Sud. La Doxa infatti ha compiuto ricerche anche sul reddito monetario mensile degli intervistati nel lontano 1938, chiedendo poi loro se giudicassero il tenor di vita attuale, superiore od inferiore a quello antecedente alla seconda guerra mondiale. Ora, ecco i risultati. In genere, in Italia si ritiene che il reddito odierno sia superiore a. quel 10 del '38. Però nel Mezzo giorno, i pessimisti nreval gono. Contro dieci persone che dicono : « Il nostro reddito è migliorato », ve ne sonò quattordici che rispondono il contrario. Si è avuto per davvero un abbassamento nel tenor di vita generale, rispetto al '38 nelle nostre zone meridionali? Molti indici inducono a negarlo. E' probabile invece ohe questo pessimismo abbia altre origini. Sia suggerito sia dal raffronto fra 11 proprio tenor di vita e quello'ritenuto abituale, nel Settentrione; sia dal paragone fra le speranze di prò gresso economico individua' le, destate dalla conclamata « lotta contro la depressione », e la realtà di questo progresso. Se questa interpretazione è esatta, il pessimismo met terebbe radici principalmen te nell'illusione. Ma è un sentimento del quale si dovrà lo stesso tener conto in futuro. Sia nel promettere, sia, a suo tempo, nel mantenere. Ferdinando di Fenizio

Persone citate: Fegiz, Luzzatto, Vigorelli

Luoghi citati: Italia