E' morto Maurice Utrillo

E' morto Maurice Utrillo IL SOTTILE PITTORE DI MORITMARTI!E E' morto Maurice Utrillo Un'adolescenza molto infelice - Come divenne legittimo erede degli impressionisti e artista famoso copiando cartoline illustrate - Il mese scorso era riapparso a dipingere sulla piazzetta del Tertre, in un film di Sacha Guitry (Dal nostro corrispondente) Parigi, 5 novembre. Il mese scorso, nella piazzetta del Tertre sulla collina di Montmartre, con 1 pittori che ritraggono per i turisti il celebre paesaggio, che ha per sfondo il Sacre Coeur, fu visto un vecchio che, fra la gente del luogo, soltanto quelli molto avanti con l'età poterono riconoscere. La giornata era piena di sole, ma il vecchio artista era ricoperto di maglioni, di mantelli e di sciarpe di lana, e, quando si accostò alla tela che qualcuno aveva già disposto sul cavalletto, si mise a dipingere, con gesti di automa una scena che sembrava avesse imparato a memoria. La voce che Utrillo era ritornato sulla Butte si sparse subito fra i bottegai dei dintorni e molti si affacciarono sulla porta per salutarlo; «Bonjour, monsieur Maurice », si udiva dire da tutte le parti. Il vecchio rispondeva con un gesto distratto della mano, dome se avesse voluto scacciare una mosca che gli dava noia al viso. Da una ventina d'anni non era più stato in quei posti e Sacha Guitry aveva faticato a convincerlo a ritornarci almeno per una mezz'ora. Sacha Guitry sta girando uno di quei suoi film storici in cui la fama degli interpreti cerca di supplire lo scarso interesse del soggetto macchinoso. Nel nuovo film, Si Paris m'était conte, la scena di Utrillo che dipinge nella piazzetta del Tertre, pochi giorni prima di morire, sarà certamente una delle più patetiche. Da molti anni l'artista non usciva quasi più dalla sua villa del Vesinet, nei dintorni di Parigi, Però, dopo la posa per Sacha Guitry, era partito con la moglie per Dax, per un periodo di cura. Ieri aveva avuto un improvviso malessere ed il medico gli aveva trovato una congestione polmonare. E' morto oggi poco dopo mezzogiorno, in una camera dell'Hotel Splendid, assistito dalla moglie e dallo scrittore Pierre Benoit. I funerali si faranno, secondo il suo desiderio, neila chiesa del Sacre Coeur, sulla collina di Montmartre. Nella villa del Vesinet, Utrillo aveva preso l'abitudine di passare quasi tutta la giornata disteso sul letto in uno stato di semincoscienza. Se c'era il sole, si alzava verso mezzogiorno per fare una breve passeggiata in giardino, poi la moglie lo rinchiudeva un paio d'ore nello studio a dipingere. Dipingeva un quadretto ogni giorno, ripetendo sempre gli stessi temi, quelli che una quarantina 'd'anni fa avevano fatto d'un giovanotto alcoolizzato, sull'orlo della demenza, uno dei più famosi artisti dei nostri tempi. Maurice Utrillo era nato, il 26 dicembre 1883, in un quartiere popolare dalla parte opposta di Parigi, ma le vicende della sua vita sono legate alla leggenda della collina di Montmartre, sulla quale si è svolta la sua adolescenza sciagurata. Era figlio di Suzanne Valadon, una pittrice abbastanza nota che era stata acrobata di circo equestre e poi modella di Degas, di Renoir e di altri artisti di quell'epoca. Il padre era un alcoolizzato, un certo Boissy, scomparso prima che Maurice nascesse. Fu un giornalista spagnolo, Miguel Utrillo, che, quando il ragazzo ebbe otto anni, per compassione gli diede i] suo nome. Uscito da questo ambiente familiare, Utrillo si educò nei bistros di Montmartre. Era un ragazzo gentile, piuttosto timido, ma quando aveva bevuto diventava terribile; provocava scenate violentissime, dalle quali usciva spesso pieno di botte, abbandonato come morto nel fango di una viuzza del quartiere. Altre volte andava a finire la notte in questura per ubriachezza molesta. La prima volta che venne internato in un asilo di pazzi aveva diciassette anni e fu qualche mese dopo, quando se lo riprese in famiglia, che la madre, per farlo distrarre e allontanarlo dalle osterie, gli mise fra le mani la cassetta' dei colori e un pacco di cartoline illustrate da ricopiare. Suzanne Valadon aveva poco tempo da stare a casa, perchè passava quasi tutta la giornata nello studio dei pittori, e prima di uscire rinchiudeva a chiave il figlio. Utrillo riproduceva con diligenza quelle vedute, le coloriva a memoria, secondo il proprio estro, si divertiva a passare il tempo in quel modo. Ma non immaginava neppure che le sue opere potessero avere un valore qualsiasi. Fu soltanto quando si accorse che ai proprietari di bar del quartiere piacevano i suoi quadretti, e li barattavano volentieri con una bottiglia di vino, che incominciò ad avere un interesse reale per l'arte. Nacque così un pittore, uno dei maggiori dei tempi moderni, l'ultimo erede legittimo degli impressionisti e di una tradizione che, da Corot, sembra estinguersi con lui; il primo che, sia pure soltanto per istinto, ha risolto alcuni problemi di semplificazione spaziale che sono alla base della pittura contemporanea. Non mancò d'altronde di stabilirsi ben presto una fama intorno alla sua singolare figura d'artista, perchè, fin dalle prime opere esposte al Salone d'Autunno del 1909, i più avvertiti intenditori incominciarono ad interessarsi di lui. Ma la vita dell'artista, ormai non più adolescente, continuava ad essere quella d'un tempo, fra le bettole e i manicomi, nei quali doveva venire ogni tanto rinchiuso I buoì quadri si trovavano già nelle principali gallerie d'arte moderna di tutto il mondo ed | avevano raggiunto quotazioni esnevcgdcmacncpMmcusaltissime, if governo" francese Ilo aveva decorato con la Le- gione d'Onore, e Utrillo era | ancora un povero diavolo un | ubriacone che le guardie arrestavano la notte quando metteva in subbuglio tutta una strada per farsi aprire la porta d'una osteria. A cinquantatrè anni Maurice Utrillo sposò la pittrice Lucie Valiore, la donna che lo aveva poi finalmente mutato. E' una donna affettuosa ma estremamente energica, che seppe imporgli quella disciplina di cui Suzanne Valadon non era mai stata capace. Nella villa del Vesinet, gli aveva organizzato l'esistenza d'un vecchio signore bisognoso di molte cure: lo teneva caldo fra gli scialli di lana, lo faceva dipingere ad orario fisso, incoraggiava la sua innocente manìa mistica, che lo portava a rimanere ore e ore inginocchiato davanti ad un altarino innalzato nella stanza vicina alla camera da letto, ma, fino al giorno in cui Sacha Guitry ce lo aveva riportato per una mezz'ora, non gli permise più di rimetter piede a Montmartre. Soprattutto non gli aveva più fatto bere nemmeno una goccia di alcool. Hanno rimproverato a Lucie dì avere reso disumani gli ultimi anni d'un grande artista. Hanno detto che lo aveva Ullllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll trasformato in una specie di macchina incosciente per la produzione di quadri, secondo le esigenze del mercato. E' certo che quelli dipinti negli ultimi tempi, che pure sono ricercatissimi dai collezionisti, sembrano sbiadite riproduzioni di quelli nei quali, copiandoli magari da una cartolina, Utrillo interpretava le luci argentate di una Parigi popolana, viva attraverso le mura screpolate delle sue vecchie case. Non c'è dubbio però che Lucie ha donato ad Utrillo altri venti anni di vita. Sono state le sue cure a far durare finora quel povero essere, ed è a lei che dobbiamo, noi che non l'avevamo conosciuto prima, se siamo arrivati in tempo a vederlo il mese scorso davanti ad un cavalletto sulla piazzetta del Tertre, mentre con aria trasognata dipingeva il famoso panorama che ha per sfondo le cupole del Sacre Coeur. S. V. Recente fotografia di Utrillo

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