Gronchi ha perso il sorriso passando tra i vicoli di Palermo di Delio Mariotti

Gronchi ha perso il sorriso passando tra i vicoli di Palermo Conclusa la breve visita in Sicilia Gronchi ha perso il sorriso passando tra i vicoli di Palermo Prima di lasciare l'isola il Capo dello Stato ha detto: "Se volessi sintetizzare il mio stato d'animo dopo questi giorni direit avete conquistato un avvocato,» (Dal nostro inviato speciale) Palermo, 5 novembre. Giovanni Gronchi, la consorte e il seguito si sono imbarcati questa sera alle ore venti sull'incrociatore « Abruzzi » che, scortato da altre navi da guerra, naviga ora verso la baia di Napoli. Il saluto della Sicilia al Presidente della Repubblica italiana è stato impetuoso: la folla acclamava sul moli, suonavano, le. sirene delle navK-"!' • riflettori 'luminavano le acque e le grigie sagome delle navi che puntavano al largo. Gronchi è stato a lungo sul ponte dell'incrociatore, sovrappensiero, a guardare la città illuminata che affondava sempre più nell'ombra della notte. Una città, la Sicilia tutta, con il cuore aperto alla speranza. Speranza di giorni migliori, di una vita più umana. E' questo sentimento popolare, espresso da molte bocche, o dignitosamente taciuto, ma non per ciò meno espressivo, che ha turbato Giovanni Gronchi. Messina, Catania, Palermo non hanno innalzato orpelli per accogliere il Capo dello Stato; si sono offerte così come sono, ricche di entusiasmo, di sole di colori, di folclore e, purtroppo, anche di povertà. Lo spirito troppo a lungo mortificato di questo popolo, si è illuminato di gioia per la visita del Presidente e la figura stessa di Gronchi, amichevole e umana, il caracollare dei corazzieri, lo sfilare dei soldati, il volare degli aerei, l'inondazione di manifesti osannanti hanno fatto giustamente pensare nelle anime dei più semplici, che sono moltitudine, all'avvento di una nuova èra di rapida prosperità. A Messina, per esempio, vicino alla piazza del Duomo, abbiamo udito dei popolani esclamare: «Ecco il Presidente è venuto a vedere le nostre case rovinate dai bombardamenti », e Invece Gronchi, pressato dalla folla, non aveva potuto nemmeno gettare uno sguardo su quelle povere macerie. A Palermo, trascorsa la prima ora di fervore, il Capo dello Stato ■■iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii ha potuto indagare più a fondo nella realta. Del resto, è difficile restare una giornata nel capoluogo ^ della regione senza accorgersi delle sue miserie. Quelle diritte popolate vie centrali non debbono ingannare; e nemmeno i bei negozi, gli antichi palazzi,, i parchi pubblici. Basta deviare, infilarsi nei vicoli, scendere verso Il mare o risalire verso la Conca d'Oro pei vedere quadri di miseria che non è soltanto frutto di stanchezza meridionale. Gronchi ha traversato la città in lungo e ira largo; si è sovente fermato; soprattutto ha osservato. Ha incontrato gente che gli ha teso bambini scarni, che gli ha gridato le proprie necessità (< Siamo senza fogne, signor Presidente, siamo senza fogne! >), chi gli ha porto lettere. Ne sono state consegnata persino ai corazzieri. Migliaia e migliaia di suppliche in busta gialla (il colore della burocrazia) che si ammonticchiavano sui sedili delle macchine dei funzionari della Presidenza della Repubblica. Ci vorrà del tempo per leggere quelle lettere e catalogarle, ma interessante sarà il quadro di esigenze che ne risulterà. Gronchi ha riassunto le sue impressioni in alcune dichiarazioni fatte oggi al municipio, in risposta all'indirizzo di saluto del nuovo sindaco democristiano professor Scaduto: « Credo di aver potuto osservare tutti gli aspetti della situazione siciliana; le bellezze naturali, le testimonianze di una grande storia, ma anche i segni di una profonda e troppo diffusa sofferenza, frutto di secolare trascuratezza, oggi da troppo poco tempo superata. Le impazienze sono tali che è difficile corrispondervi pienamente e in breve tempo. A voi, cittadini che rappresentate Palermo e riassumete perciò la Sicilia tutta, a parte le differenze ambientali, mi permetto suggerire, con la esperienza che mi deriva dalle molte primavere e dalla lunga partecipazione alla vita pubblica, di fare opera di moderazione di Queste im- iiiiiiiiatiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii o a a n e pazienze, ma nello stesso tempo dimostrare concretamente che si lavora per accoglierle e soddisfarle. Allora potrete avere credito: quando il popolo vedrà crescere queste opere, e non in forma sporadica e discontinua, allora saprà anche aspettare. Ma è difficile aspettare quando si scorgono lentezze negli organismi e soprattutto scarsa fede negli uomini preposti alla cosa pubblica. Sarebbe demagogia indegna di noi affermare che t problemi della Sicilia possono avere rapida soluzione. Al molto che è stato fatto dalla Regione e dai municipi con il largo contributo dello Stato — e, ripèto, che per rispetto alla verità deve dirsi molto — molto va aggiunto. Naturalmente non si può attendere da me quello che non ricade nei limiti costituzionali, ma posso assicurarvi che, entro questi limiti, agirò per stimolare gli organi pubblici e soprattutto il Governo nazionale. Se volersi sintetizzare il mio stato d'animo dopo questa Disita, direi; avete conquistato un avvocato ». Ad una lodevole iniziativa aveva assistito Gronchi stamane prima di recarsi in visita al duomo di Monreale. Una iniziativa, questa, il cui merito va al cardinale Rufflni che ha creato a Passo di Ri« gamo (dove pocjil anni fa avvenne la strage di Bellolampo) un «villaggio dell'ospitai lità ». Dieci casette, ottanta alloggi, la chiesa, la mensa, l'ambulatorio a disposizione di ottanta vecchi e vecchie che, altrimenti, avrebbero fatto, ne» gli angiporti della città, la fi« ue dei « barboni ». In quel piccolo e pulito centro c'è anche un < sindaco » di 88 anni, Angelino Martorano, al quale la comunità deve obbedienza. Una vecchia ex-maestra, ospite del villaggio, ha letto un saluto a Gronchi. Il Presidente ascoltava e si compiaceva di tutto, ma pur apprezzando quest'opera, volge» va il suo pensiero al problema generale. Lo si è capito a! municipio, quando ha replica* to, come abbiamo detto prima, al saluto del sindaco. Gronchi aveva appena lasciato il fiabe-i sco parco di villa d'Orléans dove aveva assistito ad una gaia festa folcloristica con ragazze e bambini in costume, eppure il suo pensiero era turbato per altre più crude cose: « Passando oggi — ha detto —. attraverso i rioni popolari di Palermo non sapevo quasi sorridere più. Al di là delle manifestazioni di entusiasmo e di qualche esasperazione del temperamento regionale ("Presidente, vogliamo vivere!"), ho visto negli occhi di mamme e bambini una espressione di sofferenza che bisogna sollevare. La Sicilia è forse oggi alla vigilia di un profondo rivolgimento, soprattutto per la scoperta delle sue nuove risorse naturali. Se queste saranno saggiamente utilizzate e regolate, se si armonizzerà l'iniziativa privata con la necessaria inflessibile vigilanza dei poteri pubblici, esse saranno ad effettivo vantaggio della comunità. Date dunque esempio costante di concreta e ardita operosità ed insieme di moderazione e di senso di responsabilità. Si deve credere e lavorare affinchè il popolo abbia in un avvenire non lontano tranquillità e pace ». Delio Mariotti