II Partito liberali di Vittorio Gorresio

II Partito liberali II Partito liberali Roma, 1 novembre. Ih queste settimane' si sta compiendo la preparazione del congresso nazionale del partito liberale, convocato a Roma per i giórni dall'8 al 10 dicembre. E' noto in che cosa consista la regolare preparazione del congresso nazionale di un partito politico: assemblee provinciali degli iscritti eleggono localmente i propri delegati, e conferiscono loro il mandato di sostenere in sede nazionale un certo punto di vista, una tesi determinata, un particolare ordine del giorno. Le delegazioni confluiscono al centro dalle diverse province, le varie posizioni sono messe a confronto- in occasione di un dibattito generale, e finalmente il congresso dei delegati indica a maggioranza la linea politica da seguire e procede all'elezione degli uomini che debbono applicarla. E' una procedura abbastanza semplice, ineccepibilmente democratica, con la quale siamo ormai entrati in qualche famigliarità, avendola vista ripetuta da una decina di anni in occasione dei congressi dei diversi partiti. La novità che emerge dalla cronaca delle attività pre-congressuali del partito liberale e che ci tocca registrare non senza qualche perplessità, è che questa vigilia di liberi dibattiti sta trascorrendo in un'atmosfera di grave crisi. Non c'è riunione provinciale che non sia turbata da pronunciamenti di scissionisti: gli esponenti della cosiddetta sinistra del partito, e in qualche luogo gli stessi leaders della corrente di centro, si astengono dal partecipare alle votazioni per là nomina dei delegati, così implicando un giudizio, o una minaccia, di preventiva invalidazione dei lavori del congresso ancora da cominciare. I delegati che verranno a Roma risulteranno quindi eletti da una sola corrente: quella di destra che appare bensì la corrente di maggioranza, ma che comunque non può pretendere alla rappresentanza esclusiva della totalità degli iscritti. E', insomma, in atto una specie di Aventino di partito che naturalmente riduce le minoranze ad una condizione d'impotenza (gli assenti hanno sempre torto) ma che non può non danneggiare la maggioranza ed il partito stesso nel suo insieme. La situazione è tanto ingrata che i maggiori esponenti del partito si sentono paralizzati dall'imbarazzo : il ministro Martino lo eviterà assentandosi al momento buono da Roma e dall'Italia per recarsi in Estremo Oriente o nella Germania occidentale; del sottosegretario Badini Confalonieri si dice ch'egli ai primi di dicembre sarà impegnato in una missione diplomatica africana, dovendo rappresentare ad Addis Abeba il nostro governo in occasione dei festeggiamenti per il giubileo di regno di Ailè Sellassiè. Così le decisioni del congrèsso verranno prese in loro assenza, e non potranno comprometterli personalmente. Il ministro Cortese, anch'egli della corrente di centro, si potrà rifugiare nel tecnicismo delle leggi relative agli idrocarburi ; gli altri tre liberali componenti del governo — De Caro, Bozzi e Capua — sostanzialmente sono d'accordo con la corrente di destra che fa capo al segretario Malagodi. Con la loro adesione, mercè le astensioni diplomatiche di alcuni «centristi» e a dispetto delle proteste che la sinistra solleva nelle assemblee provinciali, la linea politica del partito sarà dunque dettata dalla destra, e tutta la questione della preventiva invalidazione del congresso sembra destinata a ridursi! alla sterilità di un espediente procedurale. Dice la destra, d'altra parte, che il partito liberale italiano s'identifica con le idee, con gl'interessi che Malagodi rappresenta. Si afferma da sinistra che invece egli ha usurpato un nome glorioso ed una grande tradizione. Dal contrasto ha preso vita una polemica — assai aspra — e sono in corso vivacissime esercitazioni dialettiche che dslPralslm dovrebbero definire il senso e la funzione del liberalismo nell'Italia del 1955. Per quanto è dato giudicare, la disputa non porterà alla conclusione che l'attuale partito liberale rappresenti di fatto il liberalismo, come non lo rappresentava Salandra una cinquantina di anni fa, come non potè pretendere di compendiarlo l'on. Lucifero nel breve periodo della sua segreteria. Se ne dovrà dedurre una constatazione abbastanza melanconica, e cioè che è impossibile trasfóndere un'idea, un principio, un criterio di azione come il liberale in una specifica formazione politica, soggetta alle regole che condizionano i partiti; il partito finisce per mostrarsi insofferente, sfugge di mano ai fondatori, non corrisponde agli ideali. Obbedisce piuttosto a coloro che hanno capacità di organizzazione, e conoscono le norme di condotta di una battaglia politica concreta. Il successo di Malagodi nei due anni della sua segreteria è di carattere affatto pratico ; egli ha sposato la causa di interessi precisi, li va difendendo del suo meglio, e per questa opera ottiene gli appoggi che sembra meritarsi. Non è questione di liberalismo puro o non puro, e non è possibile rilasciare o negare patenti in nome delle tradizioni storiche: al momento presente, secondo uno stato d'animo abbastanza diffuso, chi vota liberale intende votare conservatore. Non è la prima volta che una parola cambia significato con il passa re delle generazioni, e non sembra sia il caso di dar battaglia per il senso delle parole. Vittorio Gorresio «-♦-» *

Persone citate: Badini Confalonieri, Bozzi, De Caro, Malagodi, Salandra

Luoghi citati: Addis Abeba, Capua, Estremo Oriente, Germania, Italia, Roma