La politica francese minacciata di paralisi

La politica francese minacciata di paralisi La politica francese minacciata di paralisi II governo ha deciso di sciogliere la Camera ma l'Assemblea è discorde sulla legge elettorale (Dal nostro corrispondente) Parigi, 31 ottobre. La discussione per la riforma della legge elettorale, che era incominciata domenica all'Assemblea Nazionale, è proseguita oggi per tutta la glor.nata in un'atmosfera così confusa da far pensare che Bla im-. possibile venire a capo di unal decisione positiva; Numerosi ' sistemi di scrutinio sono stati proposti, discussi e respinti uno dopo l'altro, senza che si sia ancora delineata una possibilità di scelta. Le ragioni di questo atteggiamento sono meno misteriose di quanto potrebbe sembrare a prima vista: nessuno osa difendere apertamente la vecchia legge, con la quale si svolsero le elezioni del 1951; però molti deputati sanno che, se quella legge verrà cambiata, non faranno più ritorno in Parlamento. E' naturale perciò che essi votino contro ogni progetto di nuova legge. La vecchia legge viene cosi sostenuta indirettamente, attraverso una specie di ostruzionismo che si manifesta con i voti negativi, perchè la sua ingiustizia è troppo palese per poterla difendere In modo diretto. Tra le infinite assurdità prodotte da quella legge nelle elezioni del 1951, basta ricordare il caso dell'ex-ministro socialista Paul Ramadier, che non fu eletto benché avesse avuto 34.083 voti, mentre nella sua stessa circoscrizione venne eletto con soli 28.474 voti un candidato democristiano che si era apparentato con le destre. In un altra circoscrizione un candidato comunista, che aveva avuto 108.358 voti, fu battuto da un candidato di destra che ne aveva avuti appena 39.857. Anche Edgar Faure, pur non avendo preso posizione per nessuno dei sistemi elettorali proposti, ha dichiarato oggi che il Governo è contrario agli apparentamenti; tuttavia, di fronte alla piega che stanno prendendo gli avvenimenti, sembra che un certo imbarazzo si stia manifestando negli ambienti ministeriali. Proponendo cosi bruscamente lo scioglimento della Legislatura, il presidente del Consiglio aveva evidentemente ceduto alla pressione delle destre, che avevano cercato di impedire con quel mezzo la riorganizzazione dell'opinione pubblica francese iniziata da Pierre Mendès-France attraverso il partito radicale. Ma ora che la manovra può considerarsi fallita, molti si domandano se non si tratta di un boomerang che finirà per colpire chi lo aveva lanciato. Nei discorsi pronunciati Ieri •e oggi dalla tribuna dell'Assentiiblea Nazionale, è infatti evi dente il disagio in cui si troiano i gruppi parlamentari che iavevano preso l'iniziativa di anticipare le elezioni. Così, per esempio, mentre il leader comunista Jacques Duclos ha potuto avere buon gioco quando ha affermato che « non si potrà rinnovare l'operazione del 1951 >, .il deputato di destra Edmond Barrachin non ha trovato altri argomenti che questo per opporsi al collegio uninominale): «Volete che 300 comunisti e neutralisti paralizzino l'Asseanblea? >. In questo disorientamento generale, qualcuno si domanda se è stata opportuna la proposta- di Edgar Faure per abbreviare la Legislatura prima che sia stata scelta una nuova legge elettorale. E' un dubbio di cui si fa interprete anche Le Monde, che scrive stasera: < Se le elezioni anticipate sono certamente conformi all'interesse generale, elezioni precipitate lo sarebbero molto meno. Il primo effetto del progetto Faure è di avere relegato in secondo piano problemi essenziali e urgenti: a Ginevra, nella Sarre, a Rabat, ad Algeri, a Saigon ci sono decisioni da prendere che non possono esserlo in un'atmosfera da campagna elettorale e non possono attendere in febbraio, epoca in cui potrebbe appena cominciare a lavorare la nuova Assemblea Nazionale se il piano governativo venisse adottaito >. 8. V.

Persone citate: Edgar Faure, Edmond Barrachin, Jacques Duclos, Paul Ramadier

Luoghi citati: Algeri, Ginevra, Parigi, Rabat, Saigon, Sarre