Un teste racconta come Egidi sarebbe stato indotto a confessare

Un teste racconta come Egidi sarebbe stato indotto a confessare II processo di appetto per la morte di Annarella Bracci Un teste racconta come Egidi sarebbe stato indotto a confessare E' il pregiudicato catanese che una volta accusava il "biondino» di Primavalle - Alcuni suoi amici confermano il racconto favorevole all'imputato (Nostro servizio particolare) .Roma 28 ottobre <Io sono stato solo rassJstente della scena cinemato- \grafica avvenuta in Questura il 10 marzo 1952, non il protagonista. Ad organizzarla fu invece il mio amico Orazio Auteri d'accordo con il dott. Angilella della Squadra Mobile. Fu lui che indusse con l'inganno Lionello Egidi a scrivere i biglietti conxpromcttenti alla moglie e a confessare il delitto. Questa è la pura verità. Tutto quello che ho detto in precedenza è falso ». Michelangiolo Fichera nel fare questa affermazione ai giudici, della Corte d'Assise d'appello ha aspettato l'urto dei suoi avversari, Noìi ha dovuto attendere molto, ma per due ore esatte, questa sera, Michelangiolo Fichera, un catanese di cinquant'anni, alto, magro, bruno, somigliante vagamente all'attore cinematografico Mischa Auer, ha resistito all'incalzare dell'accusa che sembrava essersi prefissa come obbiettivo l'annientamento della sua deposizione, l'ultima s'intende nettamente favorevole a Lionello Egidi. Ma egli non ha arretrato di un passo e nessuno è riuscito a coglierlo in fallo. Il primo ad assumere l'iniziativa è stato il Presidente per stabilire sino dove è slato sincero questo strano personaggio che dopo aver trascinato nel baratro Lionello Egidi contribuendo al crollo della sua resistenza morale in Questura all'ultimo momento gli ha offerte la mano per trarlo dall'abisso spiegando alla vigilia della sentenza del gennaio 1958 con una lettera ai giudici della Corte d'Assise che la « confessione » del « biondino » non era che il frutto di una macchinazione ordita da chi aveva assoluta necessità di trovare il colpevole della morte di Annarella Bracci. Egli ha detto che fu Auteri ad invitarlo a « rendere un favore^ al dott. Angilella della Mobile. € Appena arrivati in Questura — ha specificato il teste — Autori si sporcò il viso di sangue (un commissario dette un gran pugno sul naso ad un agente e lo ferì), poi si truccC in modo che sembrasse d'essere stato picchiato; infine entrambi fummo introdotti nella cella di Egidi. Cercammo di farlo parlare: ma fu inutile. Se ne stava sdraiato e silenzioso avvolto in una coperta... ». Presidente — Aveva ferito sul viso? TeBte — Non l'ho notato. Ad un certo momento entrò una signora che rivolta ad Auteri disse che era stato lui a rapinarla. Auteri si mise a piangere. Io allora capii che si trattava di una macchinazione ai danni di Egidi: non dovevamo solo indurlo a eo»i/es7 sare. Poi Auteri fu portato nella stanza accanto: si sentirono delle urla e dei colpi di iiiiiiiiiiiiiiiiiiihiiiii iiiiimmiiu ninn nerbo. Quando Auteri rientrò ncZto celia barcolluva come se [o avessero veramente picchiot0> sl sdraiò vicmo ad Eaidt 8 vrese a dirgli che valeva la pena confessare a quelle condizioni; che si correva il rischio di morire sotto i colpi; che di fuori erano pronte le bare per tutti se non avessimo confessato. Noi il nostro, lui il suo delitto. Egidi rispose che non poteva perchè non aveva fatto nulla. Si lasciò convincere però a scrivere dei biglietti alla moglie perchè gli procacciasse alcwii testimoni falsi che confermassero il suo alibi. Uno di questi biglietti lo portai fuori io che, secondo ali accordi presi, dovevo figurare come innocente nella rapina di cui, sempre secondo la finzione, sarebbe risultato colpevole solo Auteri. Quando uscii incontrai il questore dot:or Saverio Polito che si conqratulò con me ed esclamò: "Vittoria! Vittoria!". Io lo guardai meravigliato. Sapevo some stavano le cose e mi sembrava impossibile che proprio lui variasse di vittoria. Presidente — Ma precedentemente voi avete assicurato che Egidi aveva confessato T Teste — Quello che ho detto prima è falso. E se debbo andare in carcere per quello che ho affermato allora ci vado volentieri. Ma ora dico la verità, ed avrei detto tutto al processo se Auteri non mi avesse proibito di parlare prospettandomi la possibilità della rappresaglia da parte della polizia. Il Fichera è stato interrogato nel pomeriggio. Nella mattinata si era discusso un solo argomento: quello relativo a quanto avvenne in Questura il 10 marzo 195Z. Inanzi tutto: tre avvocati, Giorgio Anserini, Luigi Majro e Salvatore Olliani. Hanno spiegato come alla vigilia della sentenza Orazio Auteri e Michelangelo Fiche ra scrissero la lettera al presidente della Corte d'Assise con la completa ritrattazione delle loro accuse non volendo presentarsi a Palazzo di Giustizia per timore di rappresaglie della polizia o di essere arrestati per falsa testimonianza. Poi sono stati esaminati due amici di Orazio Auteri e Michelangiolo Fichera: Alfio La Rosa e Giuseppe Fleres, entrambi catanesi. Hanno anticipato ai giudici quello che poi con maggiori particolari ha detto, nel pomeriggio Fichera. Hanno spiegato che i due loro compagni lasciarono un biglietto in albergo dicendo che erano « chiusi » in Questura per fare un piacere al dott. Angilella; che i due rientrarono soltanto la notte tardi e Auteri gridò: « Vittoria., vittoria! Solo Orazio sa fare certe cose ». E un maresciallo si P. S. che accompagnava i due commentò battendogli una mano sulla spalla: « Orazio sei stato veramente grande ». Qualche giorno -dopo Fleres e La Rosa seppero dai ili iiiiiniiiiiiiiimiiiiii mmiimmiii loro compagni che cosa era realmente accaduto. Il processo è stato poi rinviato all'udienza del S novembre. Sarà interrogato Orazio Auteri, che diventa, dopo quello che di lui s'è appreso oggi, il personaggio più importante di tutta la vicenda. g- 8- Un funzionario corrotto

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