Aiuto per Trieste

Aiuto per Trieste UN INVITO A TUTTI Aiuto per Trieste (Dai nostro inviato speciale) Trieste, ottobre. Nel novembre 1953 si ebbero a Trieste quei luttuosi avvenimenti nei quali sei persone lasciarono la vita. Come rappresentante dell'Italia, ricevetti allora decine di lettere, da ogni regione della nostra Penisola, nelle quali, non di raro, si leggeva l'offerta di versare il proprio sangue per cacciare gli inglesi dalla città. Un parlamentare monarchico inviò un cartello a Winterton, sfidandolo a battersi con lui in mezzo a Piazza Unità. Arrivavano, giornalmente, sul posto senatori e deputati di ogni colore politico, per constatare da vicino la grave situazione. I nostri quotidiani non parlavano che di Trieste, di questa martire figlia di Roma, che tanto soffriva e tanta gratitudine meritava per il suo immenso attaccamento alla Patria. ' Credo, che i triestini si domandino se coloro che offrivano il loro sangue allora, siano diventati oggi soltanto dei semplici, seppur molto utili, turisti e si chiedano perchè i deputati e i senatori, cui stava, in quel tempo, tanto a cuore il problema giuliano, non pensino ora a discutere in Parlamento le direttive della nostra politica per quella Zona che, senza giungere all'abusata e retorica definizione di « martire », può essere cèrtamente riconosciuta come molto provata. . La politica che ora si conduce nei riguardi di Trieste continua ad essere basata sul concetto di spendere abbastanza largamente e generosamente; purtroppo, però, le spese sono accompagnate da errori psicologici tali da rendere politicamente inutili le somme che si stanziano. I triestini non incolpano di questi errori nè 10 zelante commissario del governo, nè, forse, il governo stesso, quanto quelle fa tali lungaggini, quelle burocratiche pesantezze, quei tentennamenti e quei ripen samenti, quelle deficienze di comprensione, quella man' canza di chiarezza, di intuì zione psicologica e di concezione storica, che hanno portato gli abitanti della città giuliana a considerare 11 loro futuro come peggio re di quello che forse potrà essere. Penso che questa politica sia frutto di errori involontari. Se, da singole persone, essa fosse fatta volontariamente e mirasse à stancare i triestini per farli emigrare in Australia — come a migliaia emigrano — od a disperderli nel resto dell'Italia, essa sarebbe moralmente inqualificabile, storica mente stupida, economica' mente nociva. E ciò, in primo luogo, perchè nessun paese deve indebolirsi lin guisticamente e cultural mente ai confini, in secondò luogo perchè emigrano le persone qualificate e resta no a Trieste gli operai gene' rici, perpetui disoccupati del futuro. Con questo non sostengo affatto che tutta la politica italiana a Trieste sia negativa. Affermo soltanto essere i lati negativi tali da guastarne la parte positiva e da far sì che i meriti sostanziali ch'essa ha siano cancellati dai difetti formali ; di modo che s'impone un serio esame degli errori psicologici che si stanno commettendo, al fine di evitarli, Errori del genere se li possono permettere solo i regimi totalitari, che pagano, alle volte, le loro colpe in un sabato molto lontano, A Trieste, invece, c'è il sabato assai vicino delle eie zioni amministrative, nella primavera dell'anno prosai mo. Mi auguro che ci si renda conto di quanto significherebbe l'avvento al Comune di una maggioranza non composta da partiti demo' oratici. Induce a serie rifles sioni lo schieramento poli tico odierno, che è caratte rizzato da una lievissima de flessione dei comunisti — dovuta a cause obiettive più che a reali defezioni — da tentativi di affermazione del movimento di Cucchi e Ma' gnani e di un'Unione socia lista, retta da rispettabili persone, ma che servirà solo per disperdere voti. Per contro, si nota il previsto indeboliménto dei partiti democratici, che sono rimasti — come dicevano gli awersari — « quattro partiti senza slogan », perchè, se errori psicologici vengono commessi e si imputano ai governanti, sono, owiamen te, i partiti di governo a scontarli, anche se essi, localmente, non ne commettono. Ma il più grave sintomo è la fluidità dell'elettorato triestino, in cui enorme la massa delle persone scontente, che oggi non saprebbero per chi votare e domani potrebbero votare male: si tratta degli ex-indipehdenti. sti, di persone appartenenti alla minoranza allogena, dei missini che pare si stiano disgregando: si tratta, soprattutto, degli ex -dipen denti dal G.M.A., — polizia guardia di finanza, impiegati — che bisognerebbe ricuperare e non esasperare, E' innegabile che queste ultime persone abbiano ragione. Ad esse, per legge, fu promesso che sarebbero state assorbite negli impieghi statali italiani. Ora si è posto loro l'aut aut: andarsene con sei mesi di stipendio o pestare. Ma mentre chiaro e un corno del dilemma — andarsene — non chiaro è l'altro : restare. Con quale grado? Con quale stipendio? A Trieste o in Caabria? Non si dovrebbero porre scelte, senza spiegare in ogni dettaglio i termini delle stesse o, tanto peegio, facendo capire i sentimenti che si nutrono verso queste persone: la ex-polizia civile è, praticamente, chiusa in caserma; nella guardia, di finanza gli ispettori fanno i brigadieri e si racconta che un alto ufficiale ha lassato in rivista i nuovi venuti, retrocedendo quando si trovò all'inizio dello schieramento degli ex-dipendenti dagli alleati; agli impiegati si cerca di togliere ogni antica funzione che rivesta importanza; gravemente irritati sono pure gli insegnanti, Tutti questi potenziali elettori scontentati e scontenti, con le loro famiglie, contano per una somma di vo ti che va almeno da 30 a 40 mila, quanti cioè possono capovolgere completamente una situazione, co nniiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiMiiiiiii stituendo da un quarto a un terzo dell'elettorato intero. E se spazio mi restasse per parlare degli errori commessi nei riguardi della conferenza del porto; per dire che, nei primi sette mesi del 1955, il traffico di Fiume (che ha una minima potenzialità portuale rispetto a Trieste) ha superato quello triestino ; per aggiungere che gli inglesi hanno dato 150 mila sterline (250 milioni di lire, circa) in attrezzature per l'incremento del porto, ormai slavo, di Capodistria — poche ma significative sterline —; se spazio mi restasse, ripeto, credo che potrei concludere con il pregare quelli che offrivano il loro sangue, i deputati, i senatori, il Governo di vedere se non sia il caso di riesaminare la questione. Occorre ricordare che non del solo bilancio autonomo vivono i triestini — a parte il fatto che esso sarà abolito alla fine di giugno — ma anche di atteggiamenti psicologici che non li esasperino, con il pericolo di allontanare moralmente dalla patria gente che, in ben tristi evenienze, aveva mostrato la propria fedeltà. Diego de Castro iiiiTinii iriiniiiiiiniiriTiniiriiHiiiiiiiiiMii

Persone citate: Diego De Castro, Winterton