L'uomo che diede alle fiamme il cadavere di Adolfo Hitler

L'uomo che diede alle fiamme il cadavere di Adolfo Hitler LE MEMORIE DI HEINZ LINGE EX-CAMERIERE DEL FUEHRER L'uomo che diede alle fiamme il cadavere di Adolfo Hitler Precìso racconto della morte del dittatore - Di ritorno dalla prigionia in Russia, questo testimone narra la caduta e la fine di chi gettò il mondo allo sbaraglio - I segreti di una vita spaventosa - L'attentato del 20 luglio 1944 al Quartier Generale di Rastenburg Visita a Goering vestito da Maharaja col turbante in testa - Perchè l'Inghilterra non fu invasa - Dalla follia della potenza alla trappola del Bunker nella Cancelleria di Berlino - *' Ho sollevato con le mie braccia la salma del Fuehrer* Era troppo pesante,., Heinz Llnge era il cameriere personale di Hitler. Pochi giorni or sonò è rientrato in Germania con il gruppo di prigionieri tedeschi restituiti dalla Russia. Subito si sono concentrati su di lui l'interesse e la curiosità di tutto 11 mondo: perchè Linge è statò l'ultimo «a veder vivo Hitler », perchè Linge è l'uomo che ha dato alle fiamme il ca1davere di Hitler e quello di Eva Braun, La sua testimonianza è precisa e impressionante. « Hitler è veramente morto — ha dichiarato ai giornalisti che lo interrogavano —. Ho visto la eua salma torcersi come s'egli fosse ancor vivo, raddrizzarsi e sprofondare nel fuoco ». La leggenda che Hitler fosse riuscito a scappare e che viva ora in qualche luogo misterioso, è definitivamente distrutta dal racconto di Linge, ricco di minuti e foschi particolari. L'ex-cameriere del Fuehrer sta infatti scrivendo le sue memorie che « La Stampa » pubblicherà. Linge per la sua funzione viveva nell'intimità di Hitler: potè assistere alla fine del dittatore, ora per ora, minuto per minuto, fino al (Magico 30 aprile, quando Hitler si sparò ed Eva Braun si uccise col veleno. « Con le mie braccia — dice l'ex-cameriere — ho sollevato il corpo inerte del Fuehrer. Era troppo pesame... ». Vita segreta, morte che fu messa in dubbio e che ora apparo orrenda e fatale, Heinz Linge tutto narra di Hitler, e i personaggi ch'egli conobbe da Churchill a Mussolini, da Lloyd George a Chamberlain, e le ligure dei politici e dei militari che lo circondavano, e i suoi rapporti con Eva Braun, fatti e pettegolezzi, un mondo rievocato dalla memoria: l'intimità dell'uomo che ha gettato la Germania nel baratro e milioni di uomini nella strage. E' questa la prima delle puntate che verremo via via pubblicando nei prossimi giorni. Berlino, ottobre. Seggo accanto ad una finestra aperta che si affaccia sulla grande Kurfiirstendamm, la principale strada di negozi di Berlino. Guardo i berlinesi allegri e bontemponi passeggiare su e giù lungo i marciapiedi, e mi pare impossibile che soltanto una settimana fa 10 fossi ancora prigioniero dei russi. Per undici lunghi e dolorosi anni mi hanno tenuto rinchiuso in un campo di concentramento presso Sverdiowsk, negli Urali, perchè avevano scoperto che io ero stato il cameriere di Hitler e capo del personale della sua casa, col grado di maggiore della sua guardia del corpo privata. Avevano scoperto che ero stato io l'ultimo a vedere vivo il Fuehrer prima ch'egli si sparasse nel Bunker della Cancelleria del Reich, a meno di due miglia dal punto in cui ora seggo a scrivere, e ch'ero stato io 11 primo a vederlo morto. Avevano scoperto altresì che, in esecuzione delle sue ultime volontà, avevo avvolto in due coperte i cadaveri di Hitler e di Eva Braun, sua sposa di poche ore, ed avevo tentato invano di distruggerli incendiandoli. I russi mi hanno tenuto prigioniero dal momento in cui, poche settimane dopo la morte di Hitler, fui tradito da un exmembro della Gestapo, ch'era passato al nemico. Soltanto una settimana fa sono stato scortato fino alla Berlino Occidentale e restituito alla libertà. Mi trovavo da pochi minuti appena nella casa dei miei zii a Berlino Ovest, allorchè fui letteralmente assalito dagli inviati della stampa di tutto il mondo. Ero stordito, disorientato... e non del tutto sicuro di essere davvero tornato ad essere un uomo li bero! Da quel momento ho visto riportate sui giornali alcune mie pretese dichiarazioni sugli ultimi giorni di Hitler, che non riconosco per vere. Accolgo perciò con soddisfazione l'oc' Casione che mi si offre di narrare al mondo la storia completa non solo degli ultimi giorni di Hitler, ma dei giorni che precedettero la guerra e del primo periodo della guerra stessa, e cioè di quei giorni remoti in cui il Fuehrer proseguiva risolutamente sulla strada intrapresa, passando da una vittoria all'altra, fino al momento in cui, nella mia qualità di cameriere personale, mi resi conto ch'egli era ormai definitivamente persuaso che la grande partita per 'il predominio mondiale nella quale si era impegnato a fondo, era perduta per sempre. Io non sono un uomo politico e non mi sono mai troppo inte ressato di problemi tattici e strategici, ma credo di essere stato, nei lunghi anni in cui servii Hitler come cameriere e capo del personale della sua casa, più vicino a lui di qualsiasi altro uomo al mondo. L'ho visto quando era stanco ed affaticato. L'ho visto quando era inorgoglito dal successo e sicuro della vittoria. L'ho visto annientato dalla disfatta. Nel 1943 chiesi ad Hitler di essere esonerato dal mio servizio; ma ne ebbi un netto rifiuto. Il Fuehrer mi conferì invece il grado di maggiore, grado che tenni fino al giorno della sua morte. < Non posso lasciarvi andare, Linge — egli mi dieoe in quella o o e occasione — dovete restare qui e servirmi >. Oggi, mentre spingo il mio sguardo sbalordito oltre i tetti di quel che è rimasto della Berlino di una volta, i ricordi mi si affollano alla mente. Sfilano in rivista davanti a me le grandi figure del tempi che precedettero la seconda guerra mondiale: Lloyd George, Chamberlain, Churchill, Daladier, Mussolini (< l'unico Romano d'Italia > ebbe a definirlo Hitler negli ultimi tempi), Goering, Hess, Goebbels, Ribbentrop, a tante altre ancora. Io ho visto tutti questi personaggi attraverso 1 miei occhi di cameriere di Hitler, dell'uomo cioè al quale Hitler, nei momenti di espansione, confidava 1 suoi più riposti pensieri. < Quella strana figura con 1* ombrello > disse Hitler di Chamberlaln, quando si incontrarono per la prima volta. < Credo che ne abbia pieno il naso — osservò più tardi. — Non tornerà tanto presto >. In quello stesso palazzo vidi il grande Lloyd George, ritto in piedi con le lacrime agli occhi. Egli ed il Fuehrer si erano intrattenuti a parlare delle gravi perdite di uomini provocate dalla prima guerra mondiale e Lloyd George aveva rivolto un commosso appello ad Hitler perchè stornasse dalla sua mente ogni pensiero di guerre future. Non dimenticherò mai 11 20 luglio 1944, il giorno in cui, nel periodo più cruciale della guerra, si attentò alla vita del Fuehrer nel suo Quartier Generale di Rastenburg. Appena qualche minuto prima, avevo ricevuto l'ordine di prepararmi a ricevere Mussolini, che era atteso in visita; altrimenti mi sarei trovato vicino a Hitler nel momento in cui esplose la bomba collocata sotto 11 suo tavolo. Mi trovavo invece a cento metri di distanza, con un uffi ciale superiore, in attesa di ri cevere Mussolini. Pensammo in un primo momento che un cane sperduto, correndo attraverso il campo minato che circondava il Quartier Generale del Fuehrer, avesse fatto saltare una mina. Mi fu detto che il Fuehrer mi voleva. Accorsi nella sua stanza e vidi che era rimasto ferito in seguito all'esplosione: i suoi timpani erano rimasti offesi e scheggie di legno del tavolo frantumato gli erano penetrate nelle gambe. < Rompete tutti i pavimenti dei miei appartamenti privati, in modo da assicurarvi che non vi siano bombe nascoste sotto >, mi disse Hitler. Io eseguii 11 suo ordine, ma non trovai nessuna bomba. In quel momento egli non aveva nessuna Idea del come la bomba a lui destinata fosse stata portata e collocata là dove era esplosa. Ma narrerò per esteso questo episodio, e quello che successe dopo, nel corso delle mie memorie. Non dimenticherò mal un particolare. Guardandomi fisso negli occhi, pochi istanti dopo l'attentato alla sua vita, il Fuehrer mi disse: < Linge, quando mi sono reso conto che vi era stata una esplosione e che io erov rimasto ferito, ho guardato in faccia tutti gli ufficiali che mi erano vicini per osservare come reagissero all'incidente >. Narrerò anche la vera storia — e nella mia qualità di carne riere personale di Hitler la co nosco molto bene — del perchè l'Inghilterra non fu mai invasa e delle gelosie tra Goering e la Luftwaffe e le altre forze armate della Germania, controversie che portarono in un primo tempo a differire, ed in seguito ad abbandonare de finitivamente, quello che nel 1940 era stato il più ambito ed accarezzato sogno di Hitler: la occupazione della Gran Bretagna. Sono pure in grado di rivelare l'esistenza di un documento segreto conservato da Hitler nella cassaforte del suo Quartier Generale, di cui egli solo aveva la chiave. Fu proprio la lettura di quel documento, ne sono certo, che indusse Hess a compiere il suo lungo e disperato volo in Inghilterra nel 1941. In quel documento, come io rivelerò, Hitler esponeva le condizioni alle quali egli si augurava che la Gran Bretagna rinunciasse alla lotta. Hess vide quel documento e dovette credere in cuor suo di esaudire i desideri inespressi di Hitler, allorchè fuggì nel Regno Unito. Ma quale fu la reazione del Fuehrer? Penso che giudicherete molto interessante questa parte delle mie memorie, perchè essa getta nuova luce su molte questioni rimaste per così lungo tempo insolute. Per molti anni prima della guerra, Hess e Goering ebbero un posto assai alto nella considerazione di Hitler, ma questo non impedì al Fuehrer di divertirsi in talune occasioni alle spalle di Goering. Ricordo, per esempio, il giorno in cui egli disegnò con l'aiuto del suo fotografo Hoffman una medaglia di cartone che doveva essere mandata con 1 suol complimenti all'obeso capo della Luftwaffe. E ricordo anche una visita improvvisa del Fuehrer al Quartier generale di Goering. Non mi è accaduto molte volte di vedere Hitler perdere la parola; ma quando Goering apparve avvolto nelle seriche vesti di un maharaja e col ca¬ po sormontato da un vistoso turbante, egli ammutolì per la sorpresa. Mentre guardo la pacifica Berlino dei nostri giorni, il mio pensiero corre a quel lontano giorno del 1939 in cui fu dichiarata la guerra. In quella occasione accompagnai Hitler alla linea Sigfrido. < Bene, siamo in guerra, Linge — egli osservò. — Ora vedremo quale delle due razze, la britannica o la germanica, razze dello stesso ceppo, ha il diritto di esercitare 11 suo predominio sul mondo! ». Torno col pensiero a quel tempi, io che fui testimone di ogni minimo episodio dell'ascesa e della caduta di Hitler, e durante le prossime settimane sfoglierò a ritroso per 1 miei lettori le pagine della storia e rivelerò tutti i particolari che conosco, fino a quel fatale istante, alle ore 3,50 del 30 aprile 1945, in cui la lucè si spense per sempre per Hitler ed Eva Braun, l'amante che egli aveva appena sposata. Comincerò col narrare la vera storia degli ultimi drammatici istanti del Fuehrer, 11 congedo da Goebbels e da me, gli estremi addii, il colpo di pistola, il suicidio di Eva Bmun e l'esecuzione da parte mia delle ultime volontà di Hitler. Heinz Linge Copyright dell'Uniteti Press e de La Stampa iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiMiiimiiiiiiiiiiii Heinz Llnge, l'ex-cameriere personale di Hitler, (Telefoto)