Critiche alle gestioni delle società telefoniche di Delio Mariotti

Critiche alle gestioni delle società telefoniche Seduta alla Camera e al Senato Critiche alle gestioni delle società telefoniche Vivace intervento dell'on. Chi ararne Ilo • Il 31 dicembre scadono i contratti di concessione: tutti chiedono il riscatto da parte dello Stato -1 Comuni potranno contrarre mutui garantiti dal governo Roma, 21 ottobre. Uno dei Ministeri che non deve combattere con i deficit di esercizio è quello delle Poste e delle Telecomunicazioni di cui si è svolta oggi alla Camera la discussione sul bilancio annuale: ci dice infatti la relazione dell'on. Pintus, democristiano, che l'entrata della azienda autonoma delle Poste e dei Telegrafi è prevista in 97 miliardi e 570 milioni e la relativa spesa in 97 miliardi e 570 milioni di lire. Bilancio esatto, che non fa una grinza, ma non perfetto perchè ha due grossi problemi da affrontare: la scadenza delle concessioni telefoniche alla mezzanotte del 31 dicembre prossimo e la riforma dell'amministrazione. Era inevitabile che buona parte degli oratori dedicassero la loro attenzione alla prima questione che è di preminente interesse pubblico. Il relatore affaccia quattro soluzioni: status quo; statizzazione; gestione X.R.I.; rinnovo delle concessioni alle società con modifiche, cautele e precisi impegni. Intanto, da parte dello Stato, il preavviso di scadenza delle concessioni è stato Inviato alle aziende che, suddivise per zone regionali? rispondono al nomi sociali di Stipel, Telve, Timo, Teti, Set. Esiste una sesta zona, costituita dalla grande reto interurbana a lunga distanza, e questa è affidata alla gestione statale, L'on. Chiaramello, socialdemocratico, ha ricordato che l'I.R.I. possiede il cinquanta per cento delle azioni della Stct la quale ha il controllo tecnico-finanziario della Stipel, della Telve e della Timo, col 98,5 per cento delle azioni nella prima società e col cento per cento nelle altre due. Complessivamente, insomma, le cinque società concessionarie rappresentano un valore di circa 350 miliardi di lire a cui lo Stato è compartecipe di un trenta per cento sul valore complessivo degli Impianti. Secondo Chiaramello la migliore soluzione di querto problema che il Parlamento dovrà affrontare entro l'anno ".(ma di quante cose urgenti dovrà occuparsi 11 Parlamento!) è la statizzazione del servizi telefonici. Lo scoglio però è costituito dalla grossa somma necessaria per il riscatto. «Si potrebbe — dice il deputato piemontese — riscattare le concessioni con una ratelzzazione oppure con prestiti a mezzo di obbligazioni IRI. E* comunque da respingere la tesi del mantenimento dello status quo. Il servizio telefonico è insufficiente in Italia. La nostra rete è una delle più basse del mondo: in Svezia su cento abitanti vi sono 27 apparecchi, in Svizzera 21, in Inghilterra 12, in Francia 6, in Italia 4. Eppure per ottenere la concessione di un nuovo impianto l'aspirante-utente deve attendere mesi ed anche anni! ». Dello stesso parere è stato il democristiano Scalia: «Non si parli neppure di rinnovo di concessioni. Le società telefoniche non hanno saputo assicurare una gestione di servizi adeguata alle esigenze di una nazione moderna. E' vero, non sono da nascondere le difficoltà di una gestione unica dei servizi, ma essa rappresenterebbe pur sempre la soluzione più economica e funzionale a vantaggio esclusivamente degli utenti ». Ancor più severo è stato il socialista Mancini: «Come organizzazione di rete telefonica, l'Italia precede soltanto la Spagna. Noi non abbiamo alcun spirito di vendetta contro l'«0perazione Ciano del 1925 », ma non si può indugiare nel dare assetto al problema. Ha affermato Mancini che alla « Irizzazione » (brutto neologismo che più volte ricorre nella relazione) delle società telefoniche si può pensare come rimedio di carattere transitorio, avendo come fine la statizzazione dei servizi mediante riscatto. «Si agita lo spauracchio delle centinaia di miliardi che dovrebbe sborsare lo Stato, ma se si tlen conto delle partecipazioni statali e delle quote di ammortamento, la cifra scende a 118 miliardi. Questa somma può essere dimezzata, considerando che allo Stato basterà la proprietà del 50 per cento del capitale azionario. Avanti, dunque, si proceda con coraggio politico! ». « Con coraggio politico — ha incalzato poco dopo il comunista Cerreti — perchè il problema è assai più politico che non giuridico-amministrativo. Non è vero che il riscatto costerà allo Stato cifre iperboliche non più di una quindicina di miliardi, ossia assai "meno di quanto le fosche previsioni degli amici delle società concessionarie vorrebbero far credere ». L'oratore, con rotonda parlata toscana, ha rivolto una serie di accuse al governo affermando che «fino ad oggi esso ha lavorato per il re di Prussia » ed ha agito, insomma, co me se le concessioni dovessero essere prorogate senza dubbio alcuno, Il dibattito, naturalmente, ha preso spunto anche da altre questioni, in particolare quelle relative . alla riforma della amministrazione e allo snellimento dei servizi: dalla filate lia ai conti correnti postali, dai servizi radiofonici alle previdenze e provvidenze per il personale. Non sono mancati tuttavia, anche da parte avversa; onesti riconoscimenti dell'opera svolta dal ministero nell'ultimo anno. Il ministro Bra sehi replicherà martedì e, a quanto ci è dato sapere, esporrà il punto di vista del governo sulle società telefoniche che consiste nel trovare una via di mezzo tra partecipazione statale e capitale privato. Giustificate . le critiche alle società private ma non si dimentichi che la gestione dei telefoni di Stato è ben peggiore. Ogni telefonata interurbana è un'avventura che terrorizza gli utenti. Sarebbero opportuni anche su questo punto un'ampia discussione e chiarimenti da parte del Ministro. Questa sera l'Assemblea di Montecitorio ha iniziato l'esame del bilancio del trasporti, che proseguirà domani. La giornata di Palazzo Madama, dedicata all'esame del bilancio della Pubblica Istruzione, è stata ricca di interventi oratori sui motivi che già ascoltammo alla Camera due settimane fa. Una acuta attenzione è stata rivolta dai senatori al ministro delle Finanze Andreotti allorché ha presentato alla Presidenza due disegni di legge: ma la pronta lettura del tìtolo ha dissipato ogni preoccupazione: il primo riguarda la concessione delle rafferme e dei relativi premi al sottufficiali e militari di truppa della Guardia di Finanza; il secondo delega il governo ad emanare testi unici di legge su alcune imposte di fabbricazione: ma questi testi non modificheranno le aliquote delle imposte da essi regolate. Una notizia riguardante i Comuni è stata data all'As¬ Cìiiifiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiii semblea dal sottosegretario alle Finanze on. Piota allorché ha dichiarato che non avendo la Commissione per il riassetto delle finanze locali ancora completato gli studi di cui è stata investita, il governo continuerà a concedere ai Comuni la facoltà di contrarre mutui garantiti dallo Stato per il pareggio dei loro bilanci. Un autorevole monito si è levato oggi nell'austerità dell'aula senatoriale da parte del presidente della Commissione Finanze e Tesoro on. Bertone: «Debbo rilevare — ha detto — che una parte degli stanziamenti destinati alle pensioni è stata stornata dall'altro ramo del Parlamento per altri finanziamenti. Poiché l'art. 81 della Costituzione non consente nuove spese senza corrispondenti entrate, raccomando che non si ricorra= ancora a storni del genere ». * Il ministro Bossi gli ha dato ragione ed ha assicurato che se dovrà chiedere nuovi fondi per il suo bilancio, seguirà la via prescritta dalla Costituzione, Questo episodio ha confermato la immutabilità dei bilanci che il Parlamento discute e la ragione di una doverosa riforma che ne sveltisca la procedura, senza impegnare, come In questi giorni accade, le assemblee in uno estenuante lavoro che, in definitiva, lascia i capitoli di spesa inalterati fino all'ultimo centesimo Delio Mariotti iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiitiiiiiiifiiiiii

Persone citate: Andreotti, Bossi, Chiaramello, Ciano, Mancini, Pintus, Scalia