Funamboli e sportivi contro la rete di protezione

Funamboli e sportivi contro la rete di protezione Funamboli e sportivi contro la rete di protezione Dopo la sciagura della giovane Jacqueline è stato chiesto il loro parere - Molti hanno dichiarato che il pubblico cerca il brivido e ch'essi sono pronti a procurarglielo (Nostro servizio particolare) Parigi, 21 ottobre. I trapezisti, i funamboli e gli altri equilibristi, devono esigere che una rete di protezione venga posta sotto di loro? Il problema è all'ordine del giorno dopo la recente morte della giovane Jacqueline Rainat, caduta più di un mese fi, da oltre 10 metri, durante una rappresentazione del Circo Togni a Roma. E la domanda è stata posta ad alcuni artisti di circo e ad altre persone che espongano la propria vita in esercizi pericolosi La risposta della maggioranza è stata negativa. La paracadutista Colette Duval ha dichiarato: « Quando un uomo decide di assumere certi rischi, li deve assumere completamente. Una rete di protezione toglie il valore all'esercizio effettuato. Noi, paracadutisti francesi, siamo contro l'uso di certi apparecchi che eliminano il pericolo in caso di malore o di movimenti errati. Con quegli apparecchi, chiunque può scendere col paracadute: con una rete di protezione chiunque può fare esercizi al trapezio...» II cavallerizzo D'Orgeix ritiene che i funamboli dovrebbero lavorare con la rete, ma aggiunge che il renderla obbli¬ gatoria sarebbe un attentato alla libertà individuale. Il campione motociclista Pierre Monneret giudica il brivido necessario alla bellezza dello spettacolo. Il pubblico segue le corse con un'ansietà di sensazioni che a volte rasenta il patologico, e lo spettacolo del circo può sembrare più intenso se la rete non c'è. « Anche noi, campioni motociclisti — egli ha aggiunto — abbiamo la nostra parte di rischio: siamo alla mercè dell'imponderabile, della gomma che scoppia, del guasto o dell'imprudenza altrui... ». Il parere dei trapezisti Airdoni è analogo, e piuttosto spinto e pessimistico, per non dire cinico: « Poiché la gente va al circo con la segreta speranza di vedere il leone divorare il domatore, o d' assistere alla nostra caduta, non bisogna toglierle questa speranza. Se la rete diventasse obbligatoria i direttori di circo non scritturerebbero più i trapezisti ». Effettivamente il pericolo di cadere o di altri incidenti non ha mai fatto indietreggiare gli artisti del circo e i campioni Tre giorni dopo la morte di Jacqueline Rainat, il dodicenne Armando Elleano, succedendo al padre paralizzato in seguito ad una caduta, traver¬ sò il Doubs a Besancon (200 metri) su una fune tesa a 15 metri d'altezza. Quasi contemporaneamente il ciclista José Maiffret tentava di battere, su una macchina speciale, raggiungendo i 180 chilometri all'ora, il proprio primato di ve locità, stabilito tre anni or sono e conclusosi con un inci dente nel quale per poco non lasciò la vita. • 1. m.

Persone citate: Armando Elleano, Besancon, Colette Duval, Jacqueline Rainat

Luoghi citati: Parigi, Roma