Nasser pensa seriamente alla redenzione dei fellah di Nicola Adelfi

Nasser pensa seriamente alla redenzione dei fellah POTRÀ' SALVARSI IL DITTATORE DAGLI UOMINI DI DESTRA? Nasser pensa seriamente alla redenzione dei fellah ■Ma s'egli non riuscisse a resistere alle pressioni degli avversari, latifondisti, fanatici, militari inquieti, la sua avventura potrebbe sfociare in una guerra • Un volo nel cielo d'Israele di Gamal Salem, ufficiale d'aviazione e vice-presidente del consiglio, esalta le fantasie - Difficile equilibrio • La maggioranza del popolo, analfabeta e misero, ignora persino la rivoluzione (Dal nostro inviato speciale) Il Cairo, 21 ottobre. So tutti in Egitto si mostrano sostenitori convinti, entusiasti di Nassei, in realtà molti sono gli oppositori occulti del dittatore, scarsi gli amici sinceri. Nella folla di coloro che domani, cessata bruscamente la carriera di Nasser, scenderebbero a manifestare nelle piazze del Cairo e di Alessandria la loro gioia, dobbiamo includere molta feccia levantino: contrabbandieri, spacciatori di stupefacenti, ufficiali inetti, funzionari corrotti, sensali di carne umana, malfattori e avventurieri d'ogni risma e colo¬ 11111111111 m 111111111111111111 s t 11111111 f 1111 [) n 1111 re, tutta gente che non trova più nelle autorità governative le compiacenze e le protezioni di una volta. E poi: 1 latifondisti spogliati di una parte delle loro terre, 1 vecchi politicanti del trono e del Wafd, soprattutto « i fratelli mussulmani », ossia i fanatici di una setta ultranazionalista che vorrebbe imporre agli egiziani, nella vita pubblica e privata, la rigorosa aderenza ai precetti del Corano. Nel novero di coloro che noti amano Nasser dobbiamo anche mettere quanti rimpiangono la moderazione, la tolleranza del precedente dittatore. Il cinquan- 111111111 ; 1111111 i 11111 ni 1111 m 111111111111111111111 1 e i l o o, tunenne Mohammed Naguib è malato di cuore, vive appartato in una clinica sul Nilo, non svolge alcuna attività palese. Nasser ne parla con affettuoso disprezzo: < E' un buon uomo, ma quanto ignorante, come incapace!*. Eppure, nei momenti in cui più si sente solo e malvisto, quando dubita che la dittatura possa mantenersi per la virtù delle armi e della paura, il suo cuore si volge verso Naguib. Pare che vi siano state anche trattative per far ritornare Naguib in primo piano, sia anche in una posizione puramente rappreiientritìva. Ma Naguib avrebbe risposto sempre di no; o meglio, perchè possa accettare la presidenza della Repubblica o qualche altra carica onorifica, mette tre condizioni: l'avvìo del Paese verso istituzioni democratiche, il ritorno degli ufficiali nelle caserme, la nomina di elementi non militari alle più alte cariche dello Stato, ministeri compresi. La figura di Naguib Non sono condizioni conciliabili con la dittatura. Anche se Nasser fosse disposto a piegarsi, il Consiglio della rivoluzione, ridottosi in due anni da W componenti a 9, non acconsentirebbe mai a rientrare nell'ombra delle caserme, a dipendere da civili. Sarebbe lo stesso che confessare il fallimento della rivoluzione. Così, Naguib resta appena un'ombra sullo sfondo politico dell'Egitto; nessuno ne parla, si cerca in tutti i modi di farne dimenticare persino l'esistenza. Ma tutte le volte che Nasser calca la mano sulle libertà e le licenze dei cittadini, ecco che quell'ombra si asside silenziosa, ma ben attiva, come una pietra di paragone, nel cuore degli egiziani. Nasser lo sa, e non è certo questo l'ultimo dei suoi crucci di dittatore. Naguib tuttavia non costituisce un pericolo diretto; 10 è invece, e preoccupante, 11 vice-presidente del Consiglio, Gamal Salem. Brillante ufficiale di aviazione, di lui si dice press'a poco quel che i fascisti dicevano di Balbo; che ha qualche ramo di pazzìa, ma è intelligente, generoso, leale, non ha paura di nessuno, è l'unico che batte i pugili sul tavolo del dittatore se qualche cosa non lo persuade. Appare insomma l'opposto di Nasser: non si cura gran che delle mene politiche, tira diritto per la sua strada, è spavaldo, ha i suoi quarti d'ora di popolarità. La sua, carriera politica è costellata di colpi sensazionali, dove quel che più conta non è l'utilità o la saggezza, ma la bellezza gratuita. E' dell'altro ieri un episodio che caratterizza questo focoso vice-presidente del Consiglio. Ve lo dò con le stesse parole usate dal quotidiano Le Progrès Egyptien: « Ritornando in volo da Damasco, il comandante Gamal Salem ha pilotato personalmente l'apparecchio che lo portava al Cairo. Dopo aver sorvolato la Giordania, il comandante ha girato in lungo e in largo per il cielo d'Israele. Egli ha do- è o a l IIIllIflllllIllllItllIlllllllllllllllllllItllllllllllllllIllll IllllllllllllllIIIIIIIIilllIIItllllllllllllllllllllllIllllB vuto volare a bassissima quota per sfuggire al tiro della contraerea israeliana. Aggiungiamo che gli israeliani, nell'accorgersi che il loro cielo era sorvolato da un apparecchio egiziano, sono rimasti non solo sorpresi ma col fiato mozzo... ». Sono gesti che esaltano la fantasia di quanti, specialmente nell'esercito, chiedono armi, armi e ancora armi per saldare subito, oggi stesso, i conti con gli ebrei, e mal tollerano gli indugi, i rinvìi, le trattative di Gamal Nasser. Perciò, da qualunque angolo si guardi, la conclusione è sempre la stessa: Nasser, tutto sommato, è un elemento di moderazione, alla sua sinistra noti troviamo niente, alla sua destra molte e consistenti forze d'opposizione: la classe dirigente spodestata dalla rivoluzione, i ricchi, <i fratelli mussulmani*, gli ufficiali ansiosi di tornare sui campi di battaglia. Questa opposizione di destra si compone di un'esigua minoranza, è vero; ma è quella che conta nell'esistenza di un Paese come l'Egitto. Su una popolazione di SS milioni di persone, ci sono 15 milioni di contadini o fellah. Se accanto al proletariato rurale mettete quello delle città, e tenete presente che in Egitto il povero vive appartato dalla società, chiuso nella sua sconfinata ignoranza e miseria, arrivate alla conclusione che solo poche centinaia di migliaia fra gli egiziani sono al corrente che c'è stata una rivoluzione e che esiste un dittatore chiamato Gamal Ncutser. Il padre gesuita Henry Ayrout, eh'è nato in Egitto e lia trascorso gran parte dei suoi anni fra i fellah, ritiene che nel vasto mondo sia difficile trovare un popolo più arretrato,.più ijisidiato dalle malattie e dall'indigenza, più povero d'intelligenza di quello che vive nella Valle del Nilo. Tanto per cominciare, là non saimo neppure di essere egiziani. < Quando si domanda a un fellah qual è la sua-nazionalità, risponde: "Sono del villaggio di Manfalut o di Abu-Korlcas ". Qualche volta arriva anche a dire: "Sono della provincia di Menufia o d'Assiut", ma non dice mai: "Sono egiziano". Il fellah non ha la coscienza di appartenere a una nazione. E' per questo che in tutti i movimenti nazionalisti che hanno agitato l'Egitto negli ultimi anni, il mondo fellah non si è mosso. La patria, la libertà, la politica, sono parole che non conosce nemmeno per sentito dire ». Cifre dolorose Ecco alcune cifre fra le tante raccolte da padre Ayrout: quasi la metà dei neonati non raggiunge il primo anno di età, gli analfabeti sono l'Sn per cento; V80 per cento Sei giovagli che si presentano davanti ai Consigli di leva sono riformati, fra quelli dichiarati abili al servizio militare il 35 per cento diserta, ogni famiglia ha in media otto figli, in alcune province la densità della popolazione e di 7-J7 abitanti per chilometro quadra^ to, una famiglia di fellah guadagna in media 5300 lire «taliane il mese. Nell'Egitto la metà della terra coltivabile appartiene a 1S mila persone; la maggior parte del denaro è nelle mani di 10 mila capitalisti; il 58 per cento della proprietà immobiliare urbana appartiene a 18 mila individui. € Nella maggior parte dei casi sono sempre gli stessi nomi che troviamo nelle diverse rubriche di una ricchezza nazionale molto mal distribuita ». Lasciamo ancora la parola al padre gesuita. Le malattie parassitarie e l'alimentazione povera stanno gradualmente svigorendo il pòpolo dei fellah: <E' risultato da un'inchiesta che se il fellah trenVanni fa poteva trasportare in un giorno sei metri cubici di terra, oggi quattro metri rappresentano un massimo ». Il fellah non conosce i suoi diritti; subisce qualsiasi sopruso, si rassegna subito alla legge del più forte. « A forza di subire, la sua intelligenza si è atrofizzata, è diventata passiva. Tenuto sotto tutela come un bambino, il fellah si rifiuta di uscire da una sonnolenza che almeno gli consente di non soffrire troppo ». Il fellah diffida di tutti, anche nell'ambito familiare; diffida soprattutto dello Stato quando mostra di interessarsi a lui, di volerlo sollevare dalla sua condizione primitiva. < Questa diffidenza, questa paura giustificata da un lungo sistema di sopraffazioni e di delazioni, rendono il fellah individualista, lo chiudono in un guscio inviolabile ». Servilismo e avvilimento Pia che la povertà, è stata la durezza dei .padroni a rendere 15 milioni di fellah rassegnati fino al servilismo e all'avvilimento. < Il fellah agisce come un bruto o come un bambino perchè lo trattano come un bruto o un bambino, cresciuto sotto la sferza dei colpi, delle multe, degli insulti e di una illimitata volgarità, egli non capisce un'autorità che si umanizzi e faccia appello ai buoni sentimenti». L'elevazione economica e morale dei fellah figura al primo piano nel programma della rivoluzione e nelle intenzioni sincere di Nasser. E' un'impresa colossale; molti fra gli egiziani più disinteressati pensano che solo un regime dittatoriale potrà compierla e sono persuasi che fra gli uomini emersi dalla rivoluzione Nasser sia il migliore. Ma, non avendo alle spalle, a sinistra, uno schieramento dove appoggiarsi, saprà egli resistere alle pressioni della forte destra? Se la risposta, che solo il futuro potrà darci, sarà negativa, Nasser, per salvarsi, non avrà al¬ tra scelta che la via della guerra. Gli ultimi avvenimenti dell'Egitto suggeriscono che egli non ancora ha fatto la scelta definitiva, ma ha già dovuto concedere qualche cosa ai suoi avversari. Nicola Adelfi