La dittatura di Peron naufragata nel petrolio

La dittatura di Peron naufragata nel petrolio VN OCCULTO PROTAGONISTA BELLA RIVOLUZIONE ARGENTINA La dittatura di Peron naufragata nel petrolio Una delle cause principali della caduta del dittatore non fu il contrasto con la Chiesa ma un'assurda politica petrolifera - Straordinario contratto che cedeva ad un ente privato della California la pratica sovranità su di un territorio vasto come mezza Italia settentrionale • La reazione degli "interessi,, inglesi - Le due società, statunitense e britannica, che si impegnerebbero ora con Buenos Aires per il normale sfruttamento dei giacimenti del sud (Dal nostro inviato speciale) Buenos Aires, ottobre. La Rivoluzione argentina ha avuto vari protagonisti, palesi ed occulti, vincitori e vinti; alcuni hanno un nome ed un cognome, altri solo sigle, altri ancora nomi falsi; uno dei principali è stato un minerale: il petrolio. Di questo liquido l'Argentina è ricca in atto e più ancora in potenza; per sfruttarlo Perón fondò l'Y.P.N. (Yacimientos Petroliferos Nacionales), azienda di Stato costituita psr ricercare e coltivare i depositi di petrolio esistenti nel Paese. Era un'ottima idea, rimasta però scarsamente operante perchè i fondi stanziati per creare quell'impresa furono sempre insufficienti e vennero sperperati nei modi consueti, all'amministrazione peronistà: oggi l'Y.P.N. appare un organismo di dimena sioni limitate (estrae meno del quaranta per cento dell'intero fabbisogno nazionale); probabilmente i soldi spesi per acquistare le mal ridotte linee ferroviarie inglesi e i miliardi ingoiati per inesistenti impianti atomici potrebbero bastare a far sorgere in Argentina uno dei più grandi complessi petroliferi del mondo. Avendo fatto poco per estrarre il petrolio dal Paese, Perón ha trasmesso ai suoi successori un'eredità pesante. Petrolio e carbone acquistati all'estero costituiscono in valore la metà, delle importazioni argentine e Ut parte spettante al petrolio tende continuamente a crescere. La politica di Perón ha lasciato il Paese quasi privo di oro e valute estere indispensabili per l'acquisto del petrolio; in Argentina si medita oggi su una frase già <3 i 11 ■ 11 ■ ' ■ M ! I i 111 ! ( 11MI f 11L1 i IL1111 ! 111 r 11111L1111 i i 1111 usata dal Manzoni nei < Promessi Sposi >: se Perón avesse scavato più vicino invece di cercare tanto lontano quel problema sarebbe stato risolto. Il fatto più curioso si rileva da documenti trovati nascosti nei ministeri economici peronisti dai quali si i venuto a sapere che esistono in varie parti dell'Argentina pozzi di petrolio già trivellati e pronti allo sfruttamento, lasciati inoperanti per mancanza di oleodotti o semplicemente per incuria del governo, che si calcola potranno presto entrare in funzione, aumentando in misura considerevole la produzione nazionale: varie ditte, fra cui una italiana, sono già all'opera per collocare i tubi di quei preziosi oleodotti. Un diversivo Forse l'assurda politica petrolifera di Perón è stata un gran bene, almeno per quanti si auguravano la sua rovina. Apparentemente la causa principale della caduta di Perón è stato il contrasto con la Chiesa, in realtà il suo potere è annegato nel petrolio. Entro la fine di settembre U Parlamento peronistà doveva discutere (cioè approvare) l'accordo per il petrolio stipulato dal governo con la « California Co >. Come si sa, il regime peronistà era fondato in gran parte sullo sfruttamento del sentimento nazionalistico ispirato in ogm strato della popolazione; dopo anni di clamori anti-inglesi, antiamericani, anti-tutto, Perón stava per firmare un contratto francamente sconcertante. Parti contraenti erano il più importante governo del SudAmerica e una compagnia petrolifera statunitense, neppure fra le maggiori perchè M11111 : r [ 111111111111:1111111111111 ) [ 11 i 111111L1111111 j 11D la sigla ^California Co.» copriva il nome di una succursale delia Standard Oli. In virtù del lunghissimo contratto l'Argentina cedeva in pratica la sovranità di un territorio vasto come metà dell'Italia Settentrionale ad un ente economico privato, il cui capitale era in mano a stranieri. La California Co.> non solo aveva chiesto un diritto .totale e assoluto di ricerca e di estrazione dei gas liquidi esistenti nel sottosuolo della zona ottenuta in concessione, ma vi aveva preteso il controllo su porti, aeroporti, linee telegrafiche e telefoniche, con la possibilità di installarne di nuove, di creare strade e linee ferroviarie, di assumere e licenziare il personale che credeva, di portarvi tecnici, costruire impianti di ogni genere, di comperare e vendere ciò che le occorreva con la valuta che le sembrava più conveniente, praticamente anche di organizzare una propria polizia armata, secondo gli esempi di altri Paesi centro-americani più che sud-americani, operando al di fuori e al di sopra delle autorità argentine preposte all'amministrazione della zona stessa: nessun governo europeo avrebbe potuto prendere in considerazione proposte di questo genere. Per giungere a questo .accordo la diplomazia di Perón aveva dovuto penare per lunghi mesi. I continui carteggi fra l'ambasciata a Washington e Buenos Aires erano desolanti: nessuna compagnia statunitense voleva assumersi l'onere di ricercare e sfruttare i petroli argentini, perchè, dicevano, era più conveniente per i nord-americani vendere qui il loro petrolio che ricercarne sul posto. Infine la Standard Oli della California accettò di impegnarsi a fondo in Argentina più per buon cuore, disse, che per altro, perchè a conti fatti la spesa non le sembrava valere l'impresa. La disperazione costrinse Perón ad accettare un contratto che somigliava ai trattati imposti dalle potenze vincitrici ai Paesi vinti: in questo caso Perón non si era neppure presa la soddisfazione di perdere una guerra. La < California Co. >, dopo lunghissimi patteggiamenti, durante i quali si mostrava tanto più esigente quanto più il governo argentino appariva arrendevole, gli aveva fatto capire che le condizioni pretese erano il minimo indispensabile per i rischi connessi all'affare. Esisteva nella Costituzione argentina un articolo 40 voluto proprio da Perón, secondo cui il governo si riservava, in qualsiasi momento, la facoltà di nazionalizzare le imprese economiche nazionali od estere esistenti ìlei Paese: naturalmente alla < California » questo articolo non piaceva affatto e a maggio il governo peronistà annunciò una serie di revisioni costituzionali per venire incontro alla volontà della compagnia. Perón in nessun modo poteva proporre quell'umiliante mutamento della Costituzione e pensò di mascherarlo in qualche modo. < Inventò » cosi il contrasto fra Stato e Chiesa, contrasto che culminò con l'espulsione di ecclesiastici e con l'oltraggio a diversi templi; Perón proclamò allora che intendeva proporre in un referendum costituzionale la separazione fra le due autorità, eccitando gli animi di opposte tendenze all'approvazione clamorosa o alla ferma ripulsa di quel provvedimento, in realtà non era quello l'obiettivo vero dt Perón. Egli intendeva, sì, infliggere qualche mortificazione al clero cattolico e alle organizzazioni sitidacali cristiane ispirate da questo, ma U suo sco¬ po fondamentale era un altro. Perón voleva modificare l'articolo 40 della Costituzione, costrettovi dalla pressione della < California Co. >, ma non intendeva ridursi a questa umiliazione senza cercare almeno di nasconderla. Pensò cosi di cambiare non mia, ma varie disposizioni costituzionali, e volle fare apparire fondamentali le norme riguardanti la Chiesa, confidando di suscitare emozioni tanto forti da coprire l'altra modifica costituzionale. Questi divisamenti di Perón furono avversati da ogni settore dell'opinione pubblica consapevole (quella non consapevole lo era veramente, perchè tenuta all'oscuro di tutta la vicenda), dagli ufficiali integri dell'Esercito e della Marina a tutti i partiti politici di opposizione: anche i peronisti apparivano affranti e turbati per quella capitolazione. Nulla più del contratto petrolifero faceva apparire evidente la disfatta e la vergogna del regime: i militari si sollevarono il 16 giugno con scarsa fortuna e con ancora più scarsa saggezza; infine Lonardi preparò H grande colpo che in settembre rovesciò il dittatore; subito dopo, nel suo discorso dal balcone della Casa Rosada Lonardi annunciò che il contratto petrolifero con la < California Co. » era da relegare fra le cose morte prima di nascere. Equo accordo Gli eventi successivi al contratto fra Perón e la < Caiifornia Co.> avevano avuto forti ripercussioni internazionali. Gl'inglesi non l'avevano mai approvato: con lo stabilimento di basi americane nel sud dell'Argentina quelle britanniche alle Isole Falkland perdevano quasi tutto il loro valore,in più un grande affare veniva concluso senza di loro ed evidentemente a loro danno. In Argentina, come in varie altre parti del mondo, non sempre gl'interessi inglesi e americani coincidono, talvolta i rapporti fra le due Potenze debbono tenere conto della concorrenza fra i grandi trusts e le ditte private dei due Paesi. L'Inghilterra aspira a recuperare parte delle influenze godute un tempo in Sud-America in generale e in Argentina in li Mulinili Munii, ninnili iiiiiiii particolare: trattati come quello fra < California » e Perón erano per lei esiziali. Qui corrono molte voci riguardanti aiuti inglesi alla causa rivoluzionaria; certo, dal 16 settembre, quando si sollevò Cordoba, la grande Rolls Royce nera dell'ambasciatore inglese apparve ornata con un piccolo Union Jack sull'asta del parafango: mai quell'orgogliosa bandiera v'era stata innalzata prima. Sicuramente le simpatie inglesi andavano tutte ai rivoluzionari: una nazione civile aveva mille motivi per provare quei sentimenti, ai quali tuttavia gl'inglesi aggiungevano una precisa speranza. Da qualche giorno infatti si parla in Argentina di una nuova sistemazione generale di tutto l'affare dei petroli. L'Y.P.N. non è in condizioni di sfruttare subito i giacimenti meridionali anche se verrà immediatamente potenziata. Per i giacimenti del sud sembra si profili un accordo fra il governo Lonardi e due compagnie (non più una sola), le quali rinuncerebbero ad ogni clausola odiosa e umiliante per l'Argentina e s'impegnerebbero ad estrarre, coltivare e cedere al governo di Lonardi il petrolio in pesos, operando come un qualsiasi altro ente privato nazionale o straniero, soggetto alle stesse leggi che regolano qualsiasi altro affare nel Paese. Dopo dieci anni giacimenti, impianti, oleodotti, attrezzature d'ogni genere passerebbero gratis in proprietà al governo argentino: l'accordo, equo sotto qualsiasi punto di vista, permetterebbe al nuovo governo e a quelli che seguiranno di risolvere rapidamente i problemi di commercio estero che furono una delle maggiori cause della rovina di Perón, alleggerendo di colpo gli esborsi argentini in valuta straniera. Le due società che, alla pari, n'impegnerebbero con il governo di Buenos Aires hanno stavolta i loro nomi reali e non sono coperte da alcuna sigla: l'una si chiama Standard OH, massimo trust petrolifero del Nord-America, l'altra Shell, simbolo della potenza petrolifera dell'Impero Britannico. Paolo Pavolini iiiiiiiiiiiiiiiini iiiiiiiii munii hi

Persone citate: Cordoba, Lonardi, Manzoni, Paolo Pavolini, Peron, Rosada