Inquieta atmosfera nella Sarre a pochi giorni dal plebiscito

Inquieta atmosfera nella Sarre a pochi giorni dal plebiscito MN PERICOImO M RAPPORTI TRA PARIGI MS BONN Inquieta atmosfera nella Sarre a pochi giorni dal plebiscito Domenica la ricchissima zona'mineraria decide se accettare o no lo «statuto europeo» che la renderebbe autonoma - Violenta opposizione dei partiti filotedeschi che sognano l'unione con la Germania (Dal nostro inviato speciale) Saarbrucken, 20 ottobre.* Fra tre giorni la popolazione della Sarre dovrà accettare o respingere, per mezzo di un plebiscito, lo < statuto europeo > concordato da MendèsFrance e da Adenauer. Accettandolo, otterrà una limitata commissario internazionale, e manterrà l'unione doganale e monetaria con la Francia. E se lo respingerai Nessuno sa con esattezza cosa potrebbe accadere. Il Governo francese ha annunciato stamani che in tal caso rimarrebbe in carica il Governo presieduto da Johannes Hoffmann, <uomo di Parigi ». I Partiti filotedeschi hanno risposto dicendo che, se Hoffmann non se ne dovesse andare, essi proclamerebbero lo sciopero generale e darebbero l'assalto agli edifici del Governo. Questa la situazione; e non potrebbe essere più confusa. I rappresentanti dei cinque Paesi — Italia, Inghilterra, Belgio, Olanda e Lussemburgo — incaricati di sorvegliare il plebiscito non dispongono di forze di polizia, non sanno se domenica i loro poteri scadranno o no, non sanno se una decisione presa col SI o il 52 per cento dei voti dovrà essere giudicata sufficientemente indicativa della volontà popolare e accettata: sanno soltanto che domenica manderanno 1005 scrutinatori (dei quali 1B0 italiani) nei seggi elettorali; e sperano che dalle urne scaturisca una maggioranza di <sì», \in modo da non dover affron¬ e o tare le masse infuriate. Già qualche pietra lanciata contro le loro automobili li ha messi in stato di allarme. <Le masse ci sfuggiranno di mano e scenderanno in piazza se non verrà rispettata la decisione del popolo » abbiamo sentito dire stasera durante un comizio dei Partiti filotedeschi che si battono contro lo < statuto europeo ». Non è una minaccia da prendere troppo sul serio: la polizia è fedele ai francesi e francesi sono i soldati che s'incontrano nelle strade. Ma impressiona l'accento d'odio con cui vengono pronunciate le parole di minaccia; e si comprende che autonomia, vigilata da uni ' domenica non sarà in balio soltanto il destino della Sarre. Lo comprendiamo ancora meglio dopo la fine del comizio. Minatori e operai metallùrgici intonano il Deutschland Ueber Alles con volti solenni e si fanno allucinati quando una orchestrina attacca una musica triviale e spavalda. Deutsch ist die Saar, dice la canzone; • Deutsch ist die Saar, <La Sarre è tedesca », ripetono i manifesti nelle strade. Sono gli stessi manifesti del gennaio 1935, quando i granatieri italiani vennero a garantire la libertà del plebiscito che segnò, con una maggioranza del 91 per cento dei voti, il ritorno della Sarre alla Germania. i E sono gli stessi volti, quasi ' allucinati, dei tedeschi che gremivano le piazze quando parlava Hitler o Goebbels. L'oratore di stasera si chiama Heinrich Schneider: ora è il capo dei Partiti filotedeschi, vent'annì fa era il fiduciario di Hitler e di Goebbels per la Sarre. « Starno venuti per assistere ad un funerale e ad un triste battesimo », mi dice dopo il comizio un giornalista svedese. Il funerale sarebbe quello dell'idea europeistica; il battesimo quello del nazionalismo germanico. Se domenica i « 110 > saranno piii numerosi dei < sì >, cadrà una delle ultime speranze di superare in Europa le barriere nazionalistiche; e il latente sciovinismo tedesco riceverà una spinta non meno forte di quella datagli dalla vittoria nel plebiscito del 1935. E adesso, essendo la Germania spezzatain due tronconi, i germi del nazionalismo troverebbero terreno ancora più favorevole. Ecco dunque l'importanza per l'Europa del voto dei cittadini — sono appena più numerosi degli abitanti di Torino — di questo staterello con una superficie inferiore alla provincia di Vercelli. E' uno staterello ricchissimo: produce quasi tanto acciaio quanto l'Italia e tutto il carbone di cui noi abbiamo bisogno in un anno. Durante le ultime tre guerre fra Germania e Francia ha cambiato cinque volte di sovrano: è stato francese, tedesco, internazionalizzato, di nuovo tedesco. Ora fa quasi parte integrale della Francia; ma il tedesco è la lingua di 99 persone su 100, in lingua tedesca sono compilati i giornali, i cartelli stradali, gli atti ufficiali e finanche le schedine per il plebiscito. Immaginate, per una visione più chiara, che la popolazione dell'Istria potesse vota- re su un compromesso tra Ro- d e a h ; a ma e Belgrado che la legasse per sempre alla Jugoslavia pur concedendole una parvenza di autonomia; e immaginate, in Italia e fuori d'Italia, le conseguenze di un <no » al compromesso. La Sarre è l'Istria delta Germania, ma con la Germania non ha più nessun legame se non sportivo ai suoi calciatori 4 consentito partecipare al campionato tedesco. Anche il gioco del pallone può servire alla politica. Nel dopoguerra i tedeschi, che hanno imparato la prudenza, si soìio lasciati trascinare ad una sola espressione di aperto nazionalismo: quella, frenetica, che accolse il luglio- scorso i trionfatori dei campionati mondiali di calcio. Soltanto a Monaco di Baviera seiceniomiìà persone, guidate dal borgomastro, scesero nelle piazze ad osannarli; e Adenauer definì < sconfitta politica » la vittoria sportiva. Un'altra ondata di nazionalismo s'è mossa questi giorni in seguito al ritorno dei reduci dalla Russia. Cosa avverrà lunedì in Germania se la Sarre si proclamerà tedesca? Che cosa avverrà nella Sarre dove già ora il venticello d'oriente porta il polline del nazionalismo da Bonn dove i deputati liberali e socialdemocratici hanno chiesto al Parlamento di prendere le misure necessarie per il ritorno della Sarre alla madre'patria? Lo stesso Adenauer, rifiutando a Faure di sottoscrivere un appello in favore dello <statuto europeo», ha mostrato di subire la pressione delle correnti nazionalistiche. *Not saremo i primi a proclamare al mondo che tutte le terre tedesche devono tornare sotto la stessa bandiera» ha detto stasera al comizio l'antico fiduciario di Goebbels che subì quand'era al ginnasio, circa trent'anni fa, il primo processo per attività antifrancese. Il suo giornale, Die deutsche Saar, usa il linguaggio e gli argomenti cari ai nazisti. Speckfranzosen, < francesi lardellati», sono chiamati gli amministratori delle miniere e delle fonderie; Der Dicke muss weg, « il grassone se ne deve andare », è il motto per invitare alle dimissioni Hoffmann, capo del Governo francese, che somiglia molto Churchill e Spaak col suo viso da vecchio < bulldog » soddisfatto e con i grandi occhiali a stanghetta sul naso a pallottola. Vincerà Hoffmann o Schneiamiimimiiiiimiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii dert I Partiti filotedeschi si dicono sicuri di trovare più palle nere che bianche nelle urne: le loro previsioni di vittoria vanno dal SS al 70 per cento di maggioranza. I Partiti filofrancesi fanno conto sul voto delle donne — ma anche i democristiani sono per il «no» e hanno sparso la voce che non potrà avere l'assoluzione chi voterà « ci » —» dei pensionati, dei commercianti, degli agricoltori, dei proprietari terrieri. Gli osservatori neutrali infine pronosticano diplomaticamente un < arrivo in fotografia », con maggioranza lievissima di c/a» o di <nein». Per togliere il vento dalle vele dei filotedeschi, Hoffmann si serve di striscioni nero-rosso-oro (i colori della Germania) e fa suonare nei comizi vecchie marce militari e nostalgiche: la Radetzky-March, la < Gloria di Prussia » con il ritornello: « Rivogliamo il nostro imperatore ». Ma non osa pubblicare le fotografie di Schneider in uniforme nazista al fianco di Hitler, forse perchè ten.e di far aumentare la popolarità del suo avversario. Finora, a parte qualche cazzottatura e qualche manganellata dei poliziotti sulle spalle dei manifestanti, la situazione si mantiene calma. I giornali sì lanciano accuse di corruzione, rivelano scandali, denunciano falsi. I titoli di oggi dicono: < Milioni guadagnati troppo facilmente», « Brutalità della polizia », < Perchè ha concesso Schneider la spilla d'oro a due ministri di Bonn t», « Miliardi francesi per la propaganda di Hoffmann >. Continuerà la calma anche dopo il plebiscito t Sicuramente, se i < si » saranno in maggioranza; probabilmente nel caso contrario. Ci sarà una fiaccolata; forse i vetri di qualche finestra andranno in frantumi. Ma almeno per adesso non va preso sul serio Schneider che, per il caso che Hoffmann non si dimetta dopo una maggioranza di <no», minaccia di far scendere in piazza le masse. Enrico Altavilla iiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiii -«■Pi Tifi1 'i;Ì!;i; «IP m ili!!! i il' Waderii c_ IP Ili ItlINGEN s.vendeD; > pfMeillerk I NEUNKIRCHEN ii Sarreloijji Bous FriedrìchstallA Sulzbach xh0mb0uaq Oudweiler Volkmgen; mgei 'È iiiSsi H/.i %lngbert SAARBRUCKEK Brebach ili i! i ìli!* . .lilliiÌY fforbach 1 1 v 1 1 l'i