Come l'uomo va difeso dalle malattie del lavoro di Francesco Argenta
Come l'uomo va difeso dalle malattie del lavoro Come l'uomo va difeso dalle malattie del lavoro In tutti i paesi il sistema legislativo è largamente in arretrato rispetto ai suggerimenti della scienza-Il riconoscimento del diritto all'indennizzo • Le polveri dell'atmosfera nei tessuti polmonari ■ Chiuso il Congresso di medicina legale (Dal nostro inviato speciale) Genova, 17 ottobre. Le ultime due giornate del Congresso internazionale di medicina legale e di medicina sociale sono state dedicate ai problemi della sicurezza sociale ed all'indagine clinico-legale intorno agli aspetti e le conseguenze di talune fra le più diffuse malattie professionali o malattie del lavoro. A Rapallo, dove 1 congressisti si sono oggi trasferiti per conchiudere le loro riunioni, il prof. Petrilli, presidente del1T.NA..M., ha tracciato, in un quadro ampio, pervaso e soffuso di un caldo senso di umanità, i problemi della sicurezza sociale, sottolineando l'impegno col quale, nel nostro Paese, gli organismi assistenziali cercano di adempiere al loro dovere. Ieri, nel « salone delle compere », a palazzo San Giorgio, i congressisti han discusso, per l'intera giornata, intorno alle malattie del lavoro, la loro patogenesi, le conseguenze individuali e sociali che offrono, la valutazione medico-legale che di queste conseguenze si dovrebbe fare con criteri omogenei ed uniformi, per non ledere 1 diritti del lavoratore, per proteggere, ad un tempo, la persona umana, e gli interessi stessi della produzione. Potrà sembrare lnspiegabile ed assurdo — e, tuttavia, quanti altri paradossali e lacrime¬ vtnaazcltanppptllllllllllllllllllllllllllllllltllllllllllllllllllllllllllll voli assurdi . nella sorda staticità della legge, nella sua tenace ribellione ad evolversi ed aggiornarsi in rapporto alle acquisizioni delle altre scienze, al cammino stesso 'della civiltà! — ma tutto il sistema legislativo in tema di malattie del lavoro è largamente in arretrato rispetto ai dati ed ai suggerimenti che la scienza non rista quotidianamente dal porgere. E non solo nel nostro paese, ma nella più parte dei paesi; dove il cosiddetto assenteismo nelle fabbriche — una delle cause primigenie del moltiplicarsi pauroso degli infortuni e delle malattie del lavoro — trova nella legge, prima e ancor più che negli organi preposti a far osservare la legge, una tolleranza eccessiva e quasi colpevole. Un rimedio alla piaga dell'assenteismo sarebbero in grado di porgerlo gli istituti assistenziali e previdenziali, ove la loro organizzazione riposasse su basi veramente scientifiche. Ed è quello che si va cercando di fare in Italia, secondo ha annunciato il prof. Italo Grasso-Biondi, direttore sanitario dell'1-N.A.I.L., Il quale ha illustrato le iniziative prese dall'Istituto assicurazione infortuni per adempiere con efficacia alle proprie funzioni: creazione, in tutta Italia, di centri di ricerca per lo studio della patogenesi delle malattie del lavoro, nonché della loro lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll anatomia patologica e della loro terapia. Senonchè l'attività del centri di ricerca e dovrebbe andare congiunta ad una generalizzazione delle < visite preventive », il che può costituire il mezzo più Idoneo per combattere l'assenteismo e far luogo ad una vera profilassi dell'invalidità. Ora, è proprio sul concetto di invalidità, sui limiti medicolegali in cui l'invalidità del lavoratore può essere individuata e riconosciuta, che il diritto, ma più che il diritto, la legge, sovente, troppo sovente, diverge, ponendosi in antitesi colla scienza. La scienza cammina; il legislatore è, per natura, cautelato e tardivo: la scienza bada all'uomo, cerca amorevolmente di soccorrerlo, di assisterlo e di difenderlo nei diritti della sua personalità, nella obiettività dei suoi beni e dei suoi interessi; il legislatore è più cautelato e gelido, bada all'uomo, ma anche alla società, agli interessi, spesso mediati e tenebrosi, che la società accampa e cerca di far prevalere su quelli pur legittimi e sacrosanti dell'uomo. Dinanzi ad un pubblico consapevole ed attento, i proff. Vigllani e Cattabeni, direttori, rispettivamente, della Clinica del lavoro e dell'Istituto di medicina legale di Milano, hanno trattato un tema che per i medici-legali è di tormentosa attualità: la valutazione della incapacità al lavoro da pneumoconiosi. Si tratta di una delle malattie del lavoro più diffuse e che, in rapporto alla legislazione in atto, dà luogo — nella valutazione medico-legale — a crudeli discrasie fra le acquisizioni della scienza e le statuizioni della legge. Un adeguamento della legge è stato invocato dai relatori: come esiste per gli infortuni1 sul lavoro una tabella di percentuali di invalidità, anche per le malattia professionali — e la pneumoconiosi in particolare — si addivenga senza indugio alla determinazione di direttive di massima e, soprattutto, si addivenga all'abolizione del limite massimo di esposizione al rischio per li riconoscimento al lavoratore del diritto all'indennizzo, il che è quanto dire prendersi legislativamente cura del lavoratore prima che sia troppo tardi ed il processo morboso abbia uno scioglimento, drammatico e fatale. La discussione intorno a questi problemi, che i lavoratori avvertono e di cui attendono ansiosi la soluzione, si è protratta per molte ore, con la partecipazione di studiosi e clinici di ogni paese. Ad arricchire il quadro clinico della eziologia delle affezioni respiratorie, il prof. Firket, dell'Università di Liegi, è intervenuto infine con una perspicua relazione sugli effetti perniciosi che hanno sui tessuti polmonari le polveri dell'atmosfera: un problema che interessa i lavoratori in modo specifico, quelli, soprattutto, delle zone minerarie ed industriali, ma che interessa un po' tutti. Gli attentati che, vengono alla salute pubblica dalle polveri inerti stagnanti nell'atmosfera dal gas di scarico degli automezzi sono di .portata inimmaginabile. Francesco Argenta
Persone citate: Cattabeni, Italo Grasso-biondi, Petrilli
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