L'Assemblea francese respinge la mozione favorevole al governo di Sandro Volta

L'Assemblea francese respinge la mozione favorevole al governo IL MINISTERO DI EDGAR VAVRE IX GRAVE PERÌCOLO L'Assemblea francese respinge la mozione favorevole al governo // presidente del Consiglio si dimetterà senza chiedere nn voto di fiducia? - Inutilmente aveva fatto appello alle destre - Riservisti e studenti dimostrano contro i richiami alle armi (Dal nostro corrispondente) Parigi, 13 ottobre. Una serie di cinque ordini del giorno, che i vari gruppi parlamentari avevano presentato all'Assemblea Nazionale a conclusione del dibattito sull'Algeria, sono stati' respinti uno dopo l'altro stanotte, compreso quelo del gruppo radicale, che era l'unico ad approvare la politica del Governo. Ma. poiché Edgar Faure non aveva posto la questione di fiducia, nessuna di queste successive votazioni implicava una crisi ministeriale. Dopo questi risultati negativi, un altro ordine del giorno è stato presentato a titolo personale dal deputato Jacques Chevalier, sindaco di Algeri, per cercare una via di uscita dall'imbarazzante situazione. Essa è la conseguenza del discorso pronunciato stasera dal Presidente del Consiglio, in seguito al quale sono ritornati all'opposizione i socialisti e i comunisti, che domenica scorsa votarono a favore del progetto governativo per il Marocco. Edgar Faure ha fatto dichiarazioni che sotto certi aspetti potevano prestarsi a qualsiasi interpretazione, ma nel complesso è sembrato che si preoccupasse soprattutto di riconquistare V appoggio d\ quei gruppi di destra, che domenica scorsa votarono contro di lui. Ha detto infatti che l'asse del problema algerino è la nazionalità, e cioè che la religione musulmana non è affatto incompatibile con la nazionalità francese. Questa è proprio la tesi che viene respinta dai nazionalisti algerini, i quali sostengono che m realtà le popolazioni sono trattate con sistemi coloniali. Il Presidente del Consiglio ha poi affermato che non ci saranno rappresaglie collettive e non verrà seguito l'< abominevole sistema degli ostaggi>, ma ha dichiarato che d indispensabile ristabilire l'ordine, per impedire nuovi massacri. Ha detto che la politica francese in Algeria deve escludere tanto la secessione quanto l'assimilazione, e si è dichiarato contrario all'idea federalista, che finirebbe per distaccare il Paese dalla Francia, della quale è ormai parte integrante. Il discorso di Edgar Faure ha definito insomma una politica che, sia pure in termini più elastici, coincide in sostanza con le tesi delle destre. Esso ha perciò se non altro i' merito di ristabilire una situazione che, dopo il voto di domenica scorsa, si era fatta paradossale. Prima del suo intervento, la discussione, nella quale il discorso pronunciato ieri dal ministro dell'Interno, BourgèsMaunoury, non aveva portato nessun chiarimento concreto, era proseguita oggi per tutta la giornata in un'atmosfera cupa e pesante. Innumerevoli parlamentari si erano succeduti alla tribuna dell'Assemblea Nazionale per discettare sui concetti di « integrazione » e di « federazione », ma gli unici interventi che presentassero un interesse reale erano stati quelli dei deputati dell'Algeria, che avevano riportato la questione nei suoi veri termini. I rappresentanti eletti dai residenti francesi, avevano messo infatti in jvìdenza la gravità dei disordini e reclamato una politica di forza; quelli eletti dalla popolazione musulmana, avevano parlato invece delle spietate repressioni ed invocato condizioni di esistenza meno disumane per gli indigeni. Ma un senso di disagio pesava oggi sui gruppi parlamentari non meno che su! Governo. Si aveva infatti la impressione che non fosse in causa soltanto il problema dell'Algeria, T,.a tutta la politica della Legislatura che volge ormai rapidamente alla fine. /•' voto di domenica scorsa sul problema del Marocco, nonostante la forte maggioranza a favore del Governo, ha rappresentato infatti la definitiva condanna di quella politica. All'alba di domenica, il governo Edgar Faure fu abbandonato da una parte considerevole della propria maggioranza parlamentare e salvato coi voti dell'opposizione socialista e comunista. Se si considera che, proprio sui problemi dell'Africa Settentrionale, il precedente governo MendèsFrance era stato rovesciato per sostituirgli quello nettamente orientato a destra presieduto da Edgar Faure, che avrebbe dovuto dare soddisfazione agli avversari d'una politica progressista, è facile rendersi conto di eia che significa la disgregazione e il fallimento della coalizione di centro-destra. Per uscire dall'immobilismo che, dalle elezioni del ISSI in poi, paralizza tutta la politica francese, Edgar Faure non ha potuto fare a meno domenica scorsa di valersi dei voti socialisti e comunisti: ecco un avvenimento che, a pochi mesi di distanza dalle elezioni generali politiche, non può essere considerato privo di conseguenze. In questo senso, bisogna interpretare il discorso pronunciato stasera da Edgar Faure. Abbandonato dagli occasionali sostenitori socialisti e comunisti, i quali gli avevano dato i loro voti unicamente per risparmiare al Marocco le minacciate reazioni dei colonialisti, il presidente del Consiglio ha cercato stasera di riportare le destre nella sua compagine ministeriale. Mancano ora soltanto sei o sette mesi alle elezioni politiche e ormai i gruppi parlamentari non possono più fare a meno di tener conto della opinione pubblica. E' appunto all'opinione, pubblica che si IIIIHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII rivolge oggi Pierre MendèsFrance nell'editoriale del primo numero dell'Express, il settimanale trasformatosi i* quotidiano: «Se l'opinione pubblica avesse esercitato il suo controllo — scrive l'ex presidente — il dramma dell'Indocina non sarebbe durato otto anni e tanti errori nefasti non si sarebbero accumulati in Tunisia, nel Marocco e in Algeria ». Sintomi chiari dell'opinione pubblica, ma appunto per questo inquietanti, si registrano stasera altre due manifestazioni contro i richiami alle armi. Nel « Quartiere latino », studenti parigini che dimostravano contro /'invio di rinforzi in Africa, sono venuti alle mani con la polizia: quaranta arresti. A Hyeres, un reparto di riservisti che doveva imbarcarsi a Tolone, ha protestato contro la partenza al canto dell'i Internazionale ». Sandro Volta IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIII

Persone citate: Edgar Faure, Jacques Chevalier