Conti onesti di Ferdinando Di Fenizio

Conti onesti IL BILANCIO PREVENTIVO DELLO STATO Conti onesti Gli uffici dell'Amministrazione finanziaria si dispongono in questi giorni a stendere l'intelaiatura essenziale di uno dei più importanti documenti finanziari dell'annata. Vale a dire, del bilan corisisilosptuciò preventivo dello Stato dper l'esercizio 1956-57, che sarà presentato al Parlamento, a quanto pare, prima del consueto mese di gennaio. Si dice pure che il nuovo preventivo differirà alquanto dai precedenti e per due aspetti, segnatamente. Per certe « questioni generali » relative alla impostazione del bilancio stesso; nonché per a1 ' ri « particolari » riguardanti singole partite, registrate in entrata od in uscita. Ecco un argomento che merita di essere approfondito. La politica economica nostra si riflette appieno nei conti dello Stato. E lo studio dei bilanci è ottimo mezzo per intendere le intenzioni del potére legislativo 'e di quello esecutivo, in questo campo. Innanzitutto, le questioni generali. Negli ultimi mesi furono rivolte all'Esecutivo ed al Legislativo da valenti studiosi"di questioni finanziarie (citiamo il senatore Paratore, oppure il professor Répaci dell'Università di Torino) critiche aperte sulle modalità, seguite in passato, nell'applicare l'articolo 81 della Costituzione in base al ~ quale per ogni nuova spesa si debbono in-? dicare le corrispondenti fonti di entrata. Non si esitò a dire che l'articolo era stato eluso, nei suoi intendimenti, e con vari espedienti. In primo luogo, asserendo che per talune spese perentorie, l'articolo stesso non sarebbe valido. (In questa categoria ricadrebbero integrazioni di stipendi, vincite al lotto, rimborsi di tributi ecc.). Poi, sarebbe pure eluso l'articolo 81 allorché, per le nuove spese, s'indicano fonti di entrate insuflìcienti. (Esempio: le uscite sono poliennali è le entrate per contro riguardano un solo anno finanziario). Od anche allorché si destina a nuove spese il maggior gettito di entrate correnti, invece di rivolgerlo a ridurre il deficit di bilancio. Ma che dire, noi, dei giri contabili, per effetto dei qua. li certe uscite son trasferite dall'uno all'altro esercizio, al fine occulto di avvantaggiare il disavanzo della annata in corso, che sta sotto gli occhi di ognuno? Fatto sta, il potere esecutivo non poteva rimanere indifferente a queste osservazioni. Se ne ebbe anche un dibattito che occupò la stampa specializzata. Ed ora (si dice) il preventivo statale per l'esercizio 19561957 verrà modellato in modo da non prestare il fianco a codeste critiche. La seconda esigenza che dovrebbe modificare il preventivo statale in corso (riguardando questioni « particolari ») si. esprime così: più spinta politica produttivistica.- L*on. Segni si riferì ripetutamente a queste nuove direttive. Ne parlò anche l'on. Tambroni discutendosi a Montecitorio il bilancio degli interni. Nel frattempo s'apprendeva che il governo s'era proposto di sottoporre ad attenta indagine i capitoli di spesa, nel preventivo '56-57.. Sicché sarebbero stati trasferiti, dall'uno all'altro capitolo, gli stanziamenti in tutto od in parte inutilizzati: con preferenza per quelli che generano maggiori investimenti e pertanto una più elevata occupazione operaia. Veri questi due nuovi indirizzi, per la redazione del preventivo statale, non si può che lodarli. Però, sin d'ora si vuole aggiungere che la strada, tanto opportunamente disegnata, non è, nell'attuale fase monetaria e finanziaria, agevole da percorrere. Una più severa applicazione dell'articolo 81 imporrà (a disavanzo immutato) il reperimento di nuove entrate. E che non sia facile trovarle mostra la stessa esperienza più re r.ente. I provvedimenti tributari di nuovo conio sono bensì abbastanza numerosi, in questi ultimi mesi; ma il loro gettito fiscale è limitato. Ed in più taluni di essi, come ad esempio i maggiori Tributi che ricadono sui trasporti, sembra costitriscano un ostacolo, più che un nuovo stimolo ad una elevata attività economica. Quanto al trasferimento di gomme dall'uno all'altro capitolo di spesa, auguriamo ci.che avvenga. Ma il bilan «io dello Stato italiano è per sua natura parecchio rigido. Le spese fisse ed in¬ efftuciaqumsurea zicirirerindSvqnncoge esbdprdnsgsqqninsPmmsgnmz■LcqsnPzlvimpncGverugdlsfgvpfddmzmbrcNasidmiìnsndpr1faapd comprimibili (cioè gli oneri del personale, gli interessi dei debiti pubblici, le pensioni di guerra, la finanza locale e regionale, ecc.) le spese fisse, dicevamo, costituiscono, nel '54-55, più della metà di tutte le spese effettive; e questa percentuale sale al 58% nel bilancio che ora è in corso di applicazione. Non vi è dunque un ampio terreno, per manovre interne. Poi, se si superasse la considerevole resistenza degli interessati a decurtazione negli stanziamenti, (il che non è facile, come mostrano le varie « commissioni della scure ») una tal direttiva si ripercuoterebbe sulla gestione residui, con effetti immediati sulla Tesoreria dello Stato. Ciò che non può davvero lasciar indifferenti, in questo momento monetario, né Parlamento, né Governo, né pubblica opinione. Per confermare: la direzione è giusta, ma la strada ardua e spinosa Disponiamoci allora ad esaminare, con attenzione, il bilancio per il '56-57, quando fra qualche tempo sarà pubblicato. Ma non si spe rino svolte, dove è piuttosto da attendersi una evoluzio ne lenta e misurata. A nostro parere, sarebbe già gran conquista se la dimestichezza — acquistata in questi mesi — con le eloquenti, ma dure cifre della nostra gestione finanziaria, inducesse tutti a riflettere sulle forze reali del nostro Paese. Di conseguenza, a modellare la politica economica futura, sulla consistenza di queste forze. Le scappataggini, si pagano severamente, nelle economie moderne; anche se mosse dalle migliori intenzioni. Ferdinando di Fenizio ■lllllllllltllllllIllltllI(llllllllll>llllIllltlIIllltllll

Persone citate: Paratore, Tambroni