E' un feudatario medievale l'uomo più potente del Marocco di Francesco Rosso

E' un feudatario medievale l'uomo più potente del Marocco IL PASCIÀ' DI MARRAKESC VORREBBE FERMARE IL TEMPO E' un feudatario medievale l'uomo più potente del Marocco Una feroce concezione della vita, quale poteva essere molti secoli fa - El Glaui possiede un palazzo sontuoso, definito una delle più grandi meraviglie del mondo; nelle sue mani scorrono rivoli d'oro; sulla estrema miseria del popolo e sui proventi di una casa da gioco mantiene la sua opulenza - Sa sfruttare l'Occidente con malizia orientale; ed ha abbattuto un Sultano appellandosi ad alta moralità ed a pietà religiosa IIIIlflIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIUU (Dai nostro Inviato speciale) Marrakesc, ottobre. I/uomo più potente del Marocco non è il sultano, ma Si Hadj Thami El Glaui, il pascià di Marrakesc che elegge e rovescia i sultani. La fortuna di quest'uomo incominciò nel 191S, quando i francesi erano alla ricerca di un marocchino astuto che facesse da quinta colonna fra le tribù ribelli del Sud. El Glaui deve averli aiutati non poco per ottenere poi in compenso tanti e durevoli favori. Partito dal nulla, oggi è considerato fra i cinque uomini più ricchi del mondo e in Marocco non si verifica un avvenimento senza che la gente si domandi: « Che cosa farà il pascià di Marrakesc t ». El Glaui fa sempre e soltanto i suoi interessi che, sovente, collimano con quelli di una esigua schiera di altri feudatari arabi e di coloni francesi i quali, a lungo andare, hanno finito per credere anche essi al mito di inviti cibilo che egli ha saputo abilmente crearsi. Un'eterna giovinezza Benché abbia superato i 92 anni, u pascià di Marrakesc non dimostra alcuna intenzione di ritirarsi dalla politica attiva e si assoggetta a qualsiasi sforzo per crearsi anche il mito dell'eterna giovinezza. Gioca a golf, cavalca, tira al bersaglio con mira infallibile, riceve una quantità inverosimile di persone, corre da un punto all'altro del Marocco in automobile, compiendo lunghissimi tragitti, quando la sua presenza è necessaria in una questione importante. Alto, di carnagione scura, con le palpebre pesanti sempre abbassate sugli occhi da cui traspariscono due lame di sguardi freddi, sa essere uomo mondano all' occidentale e musulmano tradizionalista; veste all' europea, ma, sugli abiti tagliati da un sarto londinese, infila la candida gillaba confezionata appositamente per lui da esperti tessitori. Il suo palazzo di Marrakesc è considerato una delle meraviglie del mondo. Dall'esterno si giudicherebbe l'abitazione di un borghese, rioco, ma chi ha potuto superare quel portonoino vigilato notte e giorno da berberi armati fino ai denti, si è trovato di fronte alle più squisite mollezze dell' Oriento. Vasti e ombrosi giardini in cui esplodono con violenze cromatiche i fiori tropicali, o e avvolgono aeree prospettive di portici, padiglioni, palazzotti di Mie moresco con spesse grate alle finestre da cui sembra di sentir cadere il peso di sguardi curiosi che si celano. Il mistero arabo qui non è finzione anche se la fantasia ha ingigantito gli episodi selvaggi su cui El Glaui ha gettato le basi della sua potenza. Oggi, in quelle stanze, vivono segregate le quattro mogli e le numerose concubine che la legge coranica consente al pascià. Un tempo, e non molto ^indietro, in quelle stesse camere si svolsero cene che, alla maniera dei Borgia, si conclusero con lo sterminio . dei nemici invitati al banchetto della riconciliazione. C'è molta leggenda intorno alla vita di El Glaui, leggenda che egli stesso si è compiaciuto di accrescere. Oggi non invita più i nemici, a cene funebri, il suo palazzo, anzi, è sempre aperto ai personaggi celebri della finanza, della politica, dell'arte, attratti dalla mitezza del clima invernale raddolcito dal caldo vento del deserto. Un anno venne anche Winston Churchill a bere il tè ed a mangiare i pasticcini al ì.iiele in queste stanze rapetate, coi pavimenti coperti di preziosi tappeti. Per sdebitarsi, sir Winston fece avere al pascià l'invito ufficiale per assistere all'incoronazione della regina Elisabetta. Quell'invito fu un grosso avvenimento nella vita del pascià, aumentò ancora il suo prestigio. Se ne ■ valse pochi mesi dopo quando, nell'agosto del 1953, rovesciò Ben Yussef. Benché non lo dicesse apertamente, lasciava intendere che anche l'Inghilterra, oltre la Francia, era d'accordo sulla deposizione del sultano progressista. L'amico più sicuro di El Glaui fu sempre il maresciallo Juin il quale, quando era reggente generale, faceva lunghe soste a Marrakesc, ospite del pascià. Quando Juin fu nominato membro dell'Accademia francese, El Glaui andò a Parigi e in segno di amicizia, dopo aver applaudito il discorso, regalò alla moglie del maresciallo un bastone, ma per il rossetto, in 'platino con sei diamanti purissimi incastonati. Era stata un'amicizia che al pascià aveva reso molto e non soltanto in prestigio. Aveva ottenuto a prezzi ridicoli estensioni enormi di terreno ch'egli affittava a prezzi altissimi ai coloni arabi e francesi. Inoltre, per le sue benemerenze, nessuno osava ficcare il naso nella esazione di tributi e tasse ch'egli impone ai tre milioni di bèrberi posti sotto la sua giurisdizione. Sempre per quelle benemerenze, a Marrakesc è concessa l'apertura di una casa da gioco, la sola del Marocco, dove i turisti splenetici di mezzo mondo lasciano ogni sera somme enormi che finiscono nelle casse del pascià. El Glaui è un uomo moderno, possiede pacchetti azionari delle miniere di fosfati, manganese e ferro, di società aeree e di navigazione, ma non disdegna i frutti del tappeto verde e gode al rivolo d'oro che sfocia ogni giorno nel suo sontuoso palazzo moresco. Già vecchio, lo guarda scorrere con occhi ancora cupidi, sensualmente velati dalle spesse, pesanti palpebre. Mai stanco, mai sazio, Et Glaui vorrebbe ohe il tempo st fermasse ed il Marocco rimanesse immobile nel medio evo a cui egli, finora, è riuscito a costringerlo. Per lui, e per i pochi altri pancia, caids, coloni che come lui vivono di rendita sul lavoro di milioni di miserabili fellah, ogni innovazione in campo sociale è un sacrilegio, un attentato ai principi sanciti dalla volontà del Profeta. Mohammed Ben Yussef, il sultano deposto, aveva creduto di leggere nel Corano il desiderio del Profeta di riscattare i suoi fedeli dalla secolare miseria e si era assunto l'impegno di svegliare i marocchini dall'inerzia a cui sembravano condannati per sempre. Era un sultano . moderno che parlava di eguaglianza fra gli uomini, di emancipazione delle donne. Erano parole esplosive, che infiammavano i giovani e li incitavano alla ribellione. IIpascià di Marrakesc non poteva tollerarle e sbalzò di trono il rivoluzionario Ben Yussef. Non lo attaccò con la violenza, e nemmeno sul piano sociale e delle riforme, cosa che avrebbe potuto renderlo impopolare, ma sul piano religioso, criticandolo come imam, cioè capo dell'Islam, e -lo ■fece ■ deporre accusandolo di empietà e di ateismo perchè mandava le sue graziose figliole senza velo, permetteva loro di cavalcare come amazzoni in abiti europei, di guidare automobili, frequentare le spiagge pubbliche e farsi fotografare in costume da bagno. In realtà a El Glaui non importava molto che quelle ragazze andassero a rompicollo sulle loro possenti automobili, ma c'era da salvare il principio della religione tradizionale e, con esso, i suoi interessi di grande feudatario. Egli trova che l'automobile, la radio, il telefono, i transatlantici sono cose bellissime che anche un musulmano può usare, ma soltantp gli< eletti come El Glaui e pochi altri pascià e sceriffi, non la folla anonima c stracciona di tutti i marocchini. II confidente del Profeta Quando parla, El Glaui assume i toni da confidente del Profeta, la sua voce diviene profonda, il suo volto ieratico. Parla in nome dell'Islam e del Marocco con i quali egli identifica se stesso. Concedere riforme, scuole, libertà sinda- Clll!IIIll1MI[lllllllliilli:illllllEllll!lillll]llltlllrll cale, aumento delle paghe sarebbe un attentato alla struttura sociale del Marocco, ridurrebbe, sia pure di poco, il rivolo d'oro che ogni giorno sfocia negli sfarzosi palazzi dei pascià morbidamente, sensualmente adagiati nell'opulenza. Il pascià di Marrakesc non vuole questo e si serve della sua conclamata potenza per rallentare il più possibile il cammino del progresso. Che la folla anonima e stracciona urli, si dimeni, corra in cerca di lavoro per levarsi un poco dell'antica fame, non lo commuove. Quando esce dal suo palazzo e sulla lussuosa macchina sfiora la Diemaa el Fna, la piazza dei supplizi dove oggi, invece delle teste dei giùstiziati, si ammirano i bancherottoli variopinti dei mercanti, le danzatrici di Guarnirne, gli incantatori di serpenti, i mangiatori di fuoco e di spade, egli ritrova il mondo llflllllIlllllIliriFIIMliMIMiMlllltlill!lfl»lll ll che vorrebbe immutabile, la folla di miserabili pronta ad applaudirlo, a baciare la polvere su cui passano le ruote della sua automobile. Ancor oggi, come allora, potrebbe addobbare la piazza con le teste dei giustiziatila non osa più farlo, sente che il tempo passa, anche per la sua potenza di gran capo dei berberi. L'ultima volta che dimostrò di essere ancora il feudatario assoluto fu il 5 marzo 1954 quando seduta stante, senza processo e senza prove, freddò con due rivoltellate un giovane marocchino accusato di aver lanciato una bomba contro Ben Arafa mentre pregava nella moschea di Marrakesc. Fu il suo ultimo esploit di scelto tiratore. Oggi preferisce il machiavellismo politico, in cui è maestro. Negoziò per oltre un mese con la Francia per impedire la deposizione di Ben Arafa che egli stesso ave.va messo sul .trono desìi sceriffi. Alla fine, quando sembrava ormai rassegnato alla sconfitta, diede la zampata. Prima di partire per l'esilio, Ben Arafa ha nominato un suo sconosciuto cugino dal nome interminabile, Mulay Abdallah Ben Mulay Abdel Hafid, « custode del trono >. Con questa trovata, tipica della sua mente bizantina, El Glaui ha messo la Francia in un grosso impiccio. Il « custode del trono > impedisce, per il momento almeno, la nomina del consiglio di reggenza che dovrebbe costituire il governo rappresentativo e preparare le elezioni dell'assemblea costituente. I nazionalisti, esasperati da quello che considerano un tradimento, hanno ripreso a sparare contro le truppe francesi, con tanto piacere di El Glaui e dei suoi amici pascià, i quali constatano che fin quando francesi e marocchini nazionalisti si combattono, non c'è tempo per le riforme sociali. In una drammatico dichiarazione, l'ex-Residente Gilbert Grandval disse un giorno: « In Marocco il tempo è sangue y. El Glaui ed i suoi amici ne convengono; ma è sangue che vale oro. Francesco Rosso II ricchisio pascià El Glaui II ricchissimo pascià El Glaui l t dll h a