Stranieri a Nuoro

Stranieri a Nuoro Stranieri a Nuoro La Sardegna comincia ad attirare un certo numero di stranieri: gente, fino ad oggi, di qualità. Agli inglesi apri la strada Lawrence, ma è difficile sapere se essi condividono il franco, sempre eccitato sensualismo dello scrittore; forse sono rassicurati da quel che egli scrisse dei sardi, che trattano le donne con una «semplicità sensibile e virile», subito precisando: «Uomini che possono essere tranquillamente amabili con una donna, senza cercar di brillare 0 di far impressione, questi sono uomini ». Il loro soggiorno preferito è Alghero, dove trovano quel gran sole, quella grande aria mediterranea che sempre li ha indotti a calme, segrete e metafìsiche ebbrezze. Sono ospiti discreti, guardano molto il mare e poco le persone, compiono gite misteriose, Èrse spinti da quel loro innato ismo che li fa contenti di un'onda, di una pietra e soprattutto della solitudine. Sono, le nostre, semplici supposizioni, perchè essi non manifestano i loro sentimenti ad estranei, affidandoli piuttosto a diari destinati a rimanere quasi sempre inediti. Negli alberghi dove si raccolgono quasi inavvertiti al calar della sera, preferiscono il grammofono privato alla radio, il libro alla danza, il silenzio alla conversazione. Ma con quell'aria di non meravigliarsi di nulla, si stupiscono poi degli eventi più consueti; capaci- di scrivere a casa lunghe lettere per parlare di un bambino dagli occhi nerissimi, a piedi nudi, incontrato per la strada (e tutti i bambini, nel sud, hanno gli occhi scuri, ardenti, e vanno scalzi); oppure del fattorino di un autobus che rimbrotta ad alta voce i passeggeri, di un esuberante che offre da bere a tutti all'osteria, di un tale che fischietta per sè solo alla finestra: tutte cose normalissime in Italia. (E Io stesso Lawrence non è sfuggito a queste ingenue scoperte da viaggiatore all'antica). Americani se ne vedono pochi, tedeschi non ancora. Sembra strano, invece, trovare parecchi francesi, sottrattisi, magari per il piacere di disobbedine alle imperative lusinghe pubblicitarie, al fascino dell'/fa de beante, che come tutti sanno è la Corsica. Ma ancora più strano, per noi, fu l'averne incontrati a Nuoro. Erano amici nostri, lo scrittore André Pieyre de Mandiargues e sua moglie Bona, nipote di Filippo de Pisis. Che amassero la Sardegna lo sapevamo (e di Mandiargues ricordiamo una bellissima prosa, sulla Nouvelle Revue Franfaise, ispiratagli dai «gigli di mare di Orosei »). Ma che avessero scelto proprio Nuoro per la loro villeggiatura, e vi tornassero da ormai tre anni, proprio non ce 10 saremmo aspettato. I nuoresi non si adontino, e specie i cortesissimi signori Guiso che, in un'ariosa e modernissima villa, ospitavano i nostri amici. Nuoro è ben degna di andarvi a passar l'estate, per la sua aria fine e frizzante, per le sue vallate boscose, per i gradevoli paesi che la circondano, oltre che per l'indole degli abitanti (citiamo ancora Lawrence: «E' straordinario fino a che 'punto questa gente è generosa e fondamentalmente bene educata»). Ma bisogna pur sempre superare certi pregiudizi, prima di decidersi a simile scelta; anzitutto il pregiudizio « panoramico », per 11 quale un luogo non pare bello se non offre vedute convenzionalmente sbalorditive: un golfo azzurro, le rocce a picco sul mare, possibilmente qualche faraglione, tante belle casette di pescatori, tante belle villette di signori, boschi, giardini, oleandri e ciclamini; tutto ciò, insomma, che fa esclamare: «Non c'è paese più bello al mondo... E che tramonti meravigliosi, unici! ». Mentre, ad essere imparziali, di golfi a quella maniera ve ne sono a dozzine nella sola Italia, e i tramonti, è il cielo, non k terra, che li mette insieme dove gli capita, e talvolta i più belli sopra una landa deserta o una pianura acquitrinosa Poi, c'è il pregiudizio del banditismo. Non ne è forse Nuoro il centro? Ma lo stesso Pieyre de Mandiargues ci dà la rispósta a questi dubbi; al primo con 1 suoi scritti, dai quali si intende come proprio nel Nuorcse egli trovi quel che manca nei luoghi più celebrati: l'autenticità e la quiete nella forza. Quanto al banditismo, se è innegabile che esiste (e appunto negli scorsi giorni se ne sono avute tragiche prove), questo è un fenomeno sul quale non si può eternamente speculare in senso negativo, dimenticando cioè quel le virtù popolane che si affiancano, e perfino si alleano, al pur deprecabile prorompere delle pqcfdl'NdfirpnmqOmanssvdmcicnUstcplecntnmdvpcbpasslqgridrsnpdsnnrissgt l l i i passioni. Perchè il movente è quasi sempre privato e, in un certo senso, disinteressato. «Un fatto singolare —" ci diceva Mandiargues, — è la scarsità, quasi l'assenza dei furti a domicilio. Noi lasciavamo aperte, anche di notte, la porta di casa e le finestre, e mai entrò qualcuno a rubare. Qui non ci sono ladri ». Si aggiunga che in queste parti cosi fuori del mondo «balneario », un artista non trova mai modo di annoiarsi. Vi sono quei bèi paesi da vedere, come Oliena', come Orgosolo (un nome che suscita brividi; ma ci andammo anche noi, una domenica, che la popolazione se ne stava per la maggior parte nelle strade: uomini decentemente vestiti e col berretto in testa, donne con i sontuosi abiti della messa, frotte di ragazzi, tutti con quegli occhi nerissimi che incantano gli inglesi; e se non c'era un'aria da idillio, non si notava neppure nulla di sinistro. Uno di noi chiese a un maresciallo dei carabinieri come si trovasse lassù. Rispose ammiccando: «Eh, si sa, è gente un po' allegra...». L'eufemismo voleva metter l'accento sul sangue caldo, sulla fantasia irrequieta, non sulla perversità degli abitanti. I quali si fecero attorno a noi « stranieri », senza compiacimento ma senza livore; e quando fu chiaro a tutti che ci trovavamo ad Orgosolo non per riportarne truci impressioni o ricavarne racconti sensazionali, bensì per vedere un paese un po' fuori del normale, rimasto antico e fiero a malgrado dei suoi trascorsi, alcuni finirono col sorridere: con quel sorriso a labbra chiuse, breve, che è tutto quel che si può desiderare da gente fin troppo seria, pronta a rischiare anche la vita per vendicare un affronto). Altri luoghi che attirano il forestiero, non lontano da Nuoro, sono le « grotte del bue marino», internantesi dal mare per parecchi chilometri nel cuore della montagna e popolate da superstiti foche mediterranee; o boschi "delI'Ortobene, oppure, nella Barbagia, le balze del Gennargentu. Ma più che da queste ricchezze pittoriche e pittoresche, i nostri amici erano affascinati dalla pace corrusca e virginale, dai profondi silenzi notturni di una natura rimasta integra attraverso i millenni. Essi vivono a Parigi; e qual miglior diversivo che il venirsene a Nuoro? Coloro che non si adattano alle strettoie di un'esistenza troppo dimessa, hanno due sole risorse: o la grande città, dove tutto,è artifìcio e dove l'uomo, sovrano incontrastato dimentico perfino di Dio, ha la possibilità di creare giorno per giorno le proprie illusioni e la propria ardua, dolorosa o ironica poesia; o la natura selvatica e solitaria, che sovrasta ad ogni volontà umana, richiamando lo spirito alla poesia, ancora più ardua ma sempre alta, delle leggi consacrate. O Parigi, o Nuoro. Non occorre dirlo, sodue termini estremi tutt'altro che unici, e hanno qui l'ufficio di emblema o di formula che può assumere diversi valori pur mantenendo la stessa proporzione. Aggiungeremo soltanto che se Parigi, con cjuel suo modo rassegnato e bonario di accogliere un po' tutti, si presta alle più varie esperienze, Nuoro richiede in chi là sceglie un'aristocrazia spirituale a tutta prova; come quando i nobili signori, lasciata la corte, si ritiravano nei loro inaccessibili castelli, fra pastori e i soldati, quasi a ritemprarsi e corazzarsi contro le subdole grazie di future schermaglie mondane. G. B. Angioletti UIUUIIIUIIIUIIIIIIIIIIItllUlHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIUIiil

Persone citate: André, Filippo De Pisis, Guiso, Nouvelle