Prospettive favorevoli di Ferdinando Di Fenizio

Prospettive favorevoli L'ANDAMENTO PEPLI AFFARI Prospettive favorevoli Qualche settimana fa si tentò un giudizio congiunturale sul fondamento dei dati, piuttosto incerti, riguardanti gli scambi con l-estero. Oggi dinanzi a noi s'apre la strada maestra per queste ricerche. Si possono, infatti, commentare le cifre riguardanti i principali raccolti agricoli nonché la produzione industriale italiana per i primi sette mesi dell'anno: dunque, per tutto il periodo di tempo antecadente alla grande pausa estiva. I risultati dell'analisi sono incoraggianti, lo premettiamo. Meglio però lo si vedrà badando ai numeri. Ad esempio, il principale dei raccolti agricoli, vale a dire il frumento, si valuta quest'anno ad almeno 83 milioni di quintali. Potrebbe raggiungere, però, gli 86 milioni di quintale sicché l'incremento produttivo, rispetto all'anno precedente, non sarebbe inferiore al 20 per cento. Un bel salto: superato tuttavia da quello che registra il granoturco, per il quale si spera una produzione (40 milioni di quintali) inusitata. E che dire del risone, il quale soffre d'una crisi di abbondanza? Continuiamo pure l'elenco. In aumento è la produzione di barbabietole; buono il raccolto dell'uva (80 milioni di quintali) : passabile il raccolto foraggero, nonostante guai meteorologici, sparsi un poco ovunque. Sicché il tono delle richieste agricole è venuto mutando. Non discendono le preoccupazioni tanto dalla quantità prodotta, quanto dai prezzi in ribasso, dominati come sono da una domanda tradizionalmente rigida. Però, per la nostra agricoltura, i prezzi sorvegliati non sono pochi. Ed è verosimile che le somme incassate in complesso dai no stri agricoltori, per la cor rente campagna, supererai no di 150-200 miliardi di lire il totale dello scorso anno. II sistema economico ita liano non sarà indifferente, fra qualche mese, a tal variazione nel potere d'acquisto dei ceti agricoli; ed è da crédere ne risentiranno due rami d'industria che sono, purtroppo, in crisi: vogliamo dire l'industria tessile e, poi. l'industria del cuoio, dei pellami e delle calzature, le cui ombre, tuttavia, si vanno diradando. Trascurate, però, queste particolarità (non indifferenti, ma neppure essenziali) s'aggiunge che l'indice della produzio ne industriale, calcolato dall'Istituto Centrale di Statistica, palesa nei primi sette mesi del 1955 un andamento confortante. Nel luglio scorso ha raggiunto quota 206 (base 1938) contro 193 nel luglio '54: e segna, dunque, un incremento di quasi il 7 % nel giro di dodici mesi. Ma approfondiamo le in-, dagini. L'incremento più robusto si nota (piuttosto strano!) nell'ambito delle industrie estrattive, che per anni furono in stasi. Un inattéso salto in su del 17 per cento. Lo si deve all'incremento avutosi nell'estrazione di petrolio greggio dal nostro sottosuolo. I pozzi siciliani (sembra) cominciano a farsi valere. L'indice di produzione per il nostro greggio, pari a 526 nel luglio '54, sale a 1.600 nel luglio '55; e, quando sarà varata la nuova legge per gli idrocarburi, salirà ancor più velocemente. Elettricità e gas sono in progresso più moderato; ed anzi il maggior gettito di metano determina una certa contrazione nella richiesta di gas da fossile. Ma le industrie manifatturiere (che poi, agli effetti congiunturali, sono quelle più significative) mostrano un aumento produttivo dell'8,7 per cento nel luglio '55, risnetto all'indice medio dei primi sette mesi del '54, permettendo di attestare: la prosperità continua. Continua? Si direbbe che essa si vada consolidando. Invero, se come fu scritto, sono in crisi i tessili ed in misurato sviluppo eli alimentari, è da dire che i progrèssi più rapidi e veloci si notano nell'ambito dell'industria produttrice di beni strumentali. La produzione di cemento si accresce da quota 245 nel luglio '54 a quota 305, dodici mesi dopo, a indicare che l'attività ricostruttrice nazionale persiste. Le industrie metallurgiche subiscono un incremento, quanto a indice, del 24,6 %, nel luglio rispetto alla media dei primi sette mesi del '54; la meccanica (che una volta, in queste esposizioni, si soleva definire: la grande malata) manifesta un aumento del 12,2 per cento; le industrie chimiche ed affini (vale a dire, ctcnpri«sTdeqcglsslsca5Dcnplmtptqdualzd compresi i derivati del petrolio e del carbone) un incremento del 14%. Non sono certo mutamenti che si possano avere in un apparato produttivo ohe non sia in rapida espansione! Attorno alle cosi dette «attività terziarie » per ora si possiedono pochi dati. Tuttavia, poiché lo sviluppo del turismo nazionale ed estero è stato molto ampio quest'anno, è da sperare che, da questo lato, non giungano incognite. Ed allora, quando fra non motto si tireranno le somme per stimare il reddito nazionale lordo italiano durante il '55, si concluderà forse che l'incremento in questo grande aggregato non è inferiore al 5% in moneta costante. Dunque, regge il paragone con quello avutosi negli anni migliori del dopoguerra. Sussiste l'incognita, dei prezzi all'interno, sulla quale, giorni fa, è stata richiamata opportunamente, l'attenzione. C'è, tuttavia, una prima considerazione. I dati a tutto agosto sono alquanto più confortanti. L'indice dei prezzi all'in tosso, un poco diminuito rispetto al luglio, aumenta solo dello 0,3 % rispetto all'agosto del '54; e l'indice del costo della vita, temporaneamente almeno, sembra stabilizzato a quota 60,09 con un aumento del 2,5 % negli ultimi dodici mesi. Poi, seconda considerazione: quando l'offerta è abbondante (e, tutto sommato, la bilancia dei pagamenti in ragionevole equilibrio), il governo gioca sul velluto ner controllare il potere d'acquisto della moneta. Basta, infatti, che non indulga a spericolati aumenti salariali; a inopportune stabilizzazioni di prezzi (fissati « corsi mi nimi ») ; a nuovi protezionismi. Ma cosi s'è iniziato un discorso lungo. Se mai lo riprenderemo. In margine ad una diagnosi congiuntu rale, esso non potrebbe'ot tenere l'ampiezza che me rita. Ferdinando di Fenizio iiHiiHiiimiMiiHiiiiiMiitiiimiiiiHiHmiiiiirim