Il Brasile elegge il nuovo presidente

Il Brasile elegge il nuovo presidente Raccoglierà la «Ufficile eredità di detulio Vargas Il Brasile elegge il nuovo presidente Quasi dieci milioni di cittadini sono andati alle urne ; i risultati saranno noti questa sera - Difficili i pronostici L'ombra di Oetulio Vargas gravava sulle elezioni che ieri sono avvenute in Brasile per la scelta del -| nuovo Presidente e del nuovo vice-Presidente della Repubblica. L'attuale titolare della suprema magistratura, Café Filho, a norma della Costituzione non poteva presentarsi candidato; ed anche per questo motivo la sua amministrazione ha avuto il carattere di semplice ponte di passaggio dal regime Vargas a quello che sta per uscire dalle urne. Ieri era in palio, insomma, l'eredità, gravosa del Presidente suicida rimasta praticamente intatta dopo la tragedia del 24 agosto '54. In questo immenso e giovane Paese i partiti polìtici e le relative posizioni ideologiche contano ben poco; moltissimo invece, anzi in maniera decisiva, le personalità dei leaders e i1 sentimenti, le. passioni, le- speranze che essi sanno suscitare. Il c piccolo Getulio > fu proprio il tipo di capo che meglio poteva trovare risponden a tra le masse popolari, nella fase di gigantismo disordinato che caratterizza il passaggio del Brasile dall'era agricola a quella industriale. Il Brasile sarebbe progredito egualmente, anche senza Vargas; ma non si può negare che la sua opera, tumultuosa e disorganica quanto si Voglia, abbia esercitato un notevole impulso propulsore. Specie sul plano sociale, dove egli riuscì ad incarnare le speranze di milioni di -diseredati, gli innumerevoli brasiliani anonimi che pagano di persona il grandioso sviluppo del loro Paese. Per realizzare in qualche modo tali speranze, Vargas però, non fece che affidarsi alle rozze arti del populismo demagogico. I risultati negativi di questo sistema parlano ancor oggi col freddo linguaggio delle statistiche economiche e finanziarie; bilancio statale in deficit permanente; circolazione monetaria in costante espansione, con l'ovvia conseguenza di una crescente inflazione; e quindi di aumento del costo della vita e relative richieste di miglioramenti salariali. Anche la bilancia del commercio estero è passiva,' mentre i sacchi di caffè (principale esportazione brasiliana) si accumulano invenduti nei magazzini dei porti. La crisi di crescenza del Brasile, comunque, è iscritta nella realtà, di fatto, non è opera di questo o quell'uomo. Perciò, chiunque raccolga la eredità di Vargas non potrà accettarla col beneficio d'inventario, ma dovrà accollarsi insieme e l'attivo e il passivo. Ad affrontare l'impresa t' sono presentati quattro candiditi, uno dei quali si può senz'altro considerare tagliato fuori da ogni speranza di successo: Plinio Salgado, colui che nel '33 aveva fondato il partito fascista delle « camicie verdi >, soppresso nel '37 da Vargas dopo un breve periodo di benevolenza. La lotta si è così ristretta a tre candidati, Adhemar de Barros, Juscelino Kubitschek e il gen. Juarez Tàvora. Il primo ha molto del demagogo alla Vargas, trasferito però sul piano del tecnicismo moderno; non a caso il suo slogan elettorale era: « Il Brasile ha bisogno di un manager ». Come e riuscito dirigendo delle imprese private, cosi egli ritiene di poter, fare, in grande, per il Brasile. Egli ha contato, per vincere, non tanto sulle forze del suo partito (il socialprogressista, che nonostante il nome è un partito di centro-destra), quanto sul proprio febbrile ottimismo e sulla base popolare nello Stato di cui fu governatore, San Paolo. Il vero erede presuntivo del < getulismo > è però Kubitschek, o, per essere esatti, il duo Kubitschek-Goulart, quest'ultimo candidato alla vicepresidenza. Essi rappresentano l'alleanza dei due partiti al potere con Vargas: Kubitschek, '''il socialdemocratico, che è in realtà un partito di centro, esponente degli interessi di una parte della borghesia possidente; Goulart, il trabalhista (laburista), il partilo proprio di Vargas. Kubitschek, figlio dì immigranti cèchi, provato amministratore, uomo seducente e dinamico, ha fatto anch'egli un certo qual sfoggio di demagogia; quasi non bastasse, si è unito a Goulart: l'uomo che, ministro del Lavoro con Vargas, aveva raddoppiato di colpo i minimi salari e stava organizzando sindacati unici, sul modello peronista. Goulart era veramente troppo ■ avanzato per gli ambienti conservatori e per 1 militari, che a suo tempo avevano costretto Vargas a estrometterlo dal Ministero. Per correre ai ripari hanno avanzato la candidatura di Tàvora, sperando di riuscire con l'arma legale del voto prima di dover fare ricorso a quella del colpo di Stato. I fautori del generale ne vantano, testualmente, la mascella mussoliniana e, insieme, l'umiltà cristiana: è candidato infatti anche del piccolo partito democristiano, oltre che della maggiore formazione della destra moderata, l'Unione democratica nazionale. Tàvora, secondo le previsioni, ha minori nrobabllità di vittoria di Kubitschek. Non è escluso, tuttavia, che il rovescio subito ultimamente dal' peronismo in Argentina possa rinercuotersi, in maniera sensibile, sull'affine < getulismo ». f. v.

Luoghi citati: Brasile, San Paolo