I 180.000 tedeschi dell'Alto Adige

I 180.000 tedeschi dell'Alto Adige Di ironte a 48 milioni d'italiani I 180.000 tedeschi dell'Alto Adige Il 30 settembre scorso il Cancelliere austriaco Raab, nel rispondere ad una interpellanza, ha dichiarato che, di fronte all'Italia, « l'Austria rappresenterà gli interessi della popolazione alto-atesina di lingua tedesca ». Palazzo Chigi ha giustamente risposto che, se posta in questi termini, l'azione del Cancelliere costituirebbe una interferenza negli affari interni italiani. E' questo uno dei tanti colpi dì spillo che, involontariamente, inaspriscono una situazione nella quale giocano, in massima parte, continui malintesi da ambo le parti. Una situazione spiacevole per l'Italia e per gli alto-atesini, spiacevole, soprattutto, nei riguardi dei rapporti italo-austriaci, che sono ottimi e devono continuare, comunque, ad esserlo. Nella sintesi permessa da un articolo di giornale, il problema alto-atesino può essere così riassunto. Giorni or sono i principali quotidiani riportavano la notizia che uno studente universitario alto-atesino si era presentato alle autorità austriache chiedendo asilo politico e dichiarando di essère stato condannato da un Tribunale italiano a 16 mesi di reclusione per attività svolte a favore dell'Austria. Quali sono le cause del profondo dissenso, che, malauguratamente, esiste nella provincia di Bolzano? Il problema dell'Alto Adi ge fu « montato » durante la seconda guerra mondiale dagli abili ed attivissimi fuorusciti austriaci a Lon dra, che cercarono di predi sporre l'ambiente inglese a favore della costituenda Au stria democratica. Quella costituita; infatti, stava combattendo a fianco della Germania nazista e combattè fino all'ultimo giorno Quando, perciò, il problema dell'Alto Adige fu sollevato particolarmente dagli inglesi, alla Conferenza della pace, nessuno riuscì a capire chiaramente perchè l'Italia cobelligerante dovesse ced re un pezzo del proprio ter ritorio ad uno" Stato che aveva combattuto gli alleati sino al momento estremo del crollo nazista. Per contro, gli alto-atesini avevano piena ragione di non dimostrarsi soddisfatti della politica snazionalizzatrice condotta nei loro confronti dal fascismo, anche se avevano dimenticato di averla aiutata essi stessi con l'optare, nel 1939, per la cittadinanza germanica e per il trasferimento nel Reich hitleriano nell'enorme misura dell'80 per cento. Chiedere certe garanzie di libertà all'Italia democra tica poteva essere superfluo, sebbene scusabile per chi, scottato dall'acqua calda, resta pauroso di quella fredda. Tali garanzie i tedeschi di Bolzano le ebbero con gli accordi De Gasperi-Gruber del 5 settembre 1946, Gli accordi in questione stabiliscono: 1) che saran no presi « provvedimenti intesi a tutelare il carattere etnico e lo sviluppo cultu rale ed economico dell'eie mento di lingua tedesca » ; 2) che « alla popolazione della predetta zona verrà accordato un potere legislativo ed esecutivo regionale autonomo» da concretarsi mediante consultazione de gli esponenti locali; 3) che l'insegnamento elementare e secondario sarà fatto nel la lingua materna degli alunni; che la lingua tede sca sarà parificata a quella italiana negli atti pubblici, negli uffici e nelle denominazioni topografiche: che tedeschi locali avranno pa rità di accesso nei pubblici uffici, per raggiungere una più appropriata proporzione tra gli impiegati dei due gruppi etnici; 4) che l'Italia riconcederà la cittadinanza agli alto-atesini che avevano optato per quella germanica (salvo casi speciali); riconoscerà, con ulteriori accordi, certi titoli di studio e incrementerà il traffico di frontiera. Quali di queste promesse ha violato l'Italia e che cosa lamentano gli alto - atesini? Bisogna sgomberare il terreno da un primo problema. Se gli alto-atesini aspirano ad essere annessi dall'Austria, non si capisce perchè non vi restino, invece di farsi ridare la citta¬ dnacalzmsenpstgtaNebgttsrIe-ir-T dinanza italiana e tornare nel nostro paese. Ma se aspirano a tornarvi per chiedere poi un plebiscito, al fine di far annettere all'Austria se stessi e un pezzo dell'Italia, sono, certamente, vittime di una illusione. Il loro caso potrebbe essere preso in considerazione, quando, riportando le popolazioni nelle naturali sediin cui erano nel 1945, tutte le questioni europee (Venezia Giulia e Zara, Briga e Tenda, Polonia Orientale, Germania al di qua e al di là della linea OderNeisse, Macedonia, Saar, ecc.) fossero risolte con plebisciti. Poiché una cosa del genere si presenta puramente utopistica, ner quanto, in teoria, auspicabilissima, gli alto-atesini hanno la sola scelta di essere o non essere buoni cittadini italiani. Infatti il sistema dei plebisciti non può venir usato soltanto a danno dell'Italia, dato che essa si è vista togliere altrove e senza plebiscito delle maggioranze e non delle minoranze etniche. Esaminando, uno per uno, i punti dell'accordo De Gasperi-Gruber si può osservare che non risultano importanti lagnanze bolzanesi circa le scuole tedesche e la parificazione, delle lingue. Ve ne sono — e non totalmente infondate — circa le ammissioni ai pubblici uffici, perchè molti alto-atesini non conoscono bene l'italiano e ne restano danneggiati. Esiste una autonomia legislativa ed esecutiva provinciale nell'ambito regionale; essa è sufficientemente larga e, se pienamente rispettata ai sensi della nostra Costituzione, può soddisfare alla formula, forse più ampia, prevista negli accordi. Delle -215.000 persone che avevano optato per la Germania nel 1939, centomila a un dipresso hanno domandato e riavuto la cittadinanza italiana (4000 sono state escluse, per cause contemplate negli accordi) ; di esse da 40 a 60 mila devono ancora tornare dall'estero, inià non trovano alloggi e Tworo. Da principale lagnanza alto-atesina, però, sta nella affermazione che l'Italia non rispetta l'art. 1 dell'accordo, in quanto non tutela il carattere etnico tedesco della zona, lasciando immigrare altri italiani, diremo così latini. In cifre, dal 1946 al 31 ottobre 1953, l'Alto Adige ha assorbito 8198 immigrati (quale bilancio tra arrivati e partiti) da altre Provincie della Repubblica e, nel '54, vi sono stati, per contro, 965 emigrati in più degli immigrati. Siccome i meridionali che vengono al Centro e al Nord sono calcolati in 70.000 all'anno, Bolzano è certamente una provincia che ne accoglie meno delle altre. Una ragione reale, dunque, che giustifichi i continui attriti in corso non dovrebbe esistere. Roma, forse, sbaglia* nel prendere un po' troppo sul serio discorsi o gesti che si verificano al di qua e al di là del confine, contrapponendo risposte ufficiali o ufficiose e dando, così, importanza a piccole questioni o, direi, a dispettucci locali non degni di rilievo. Bisognerebbe riflettere sul fatto che l'Italia ha poco più dell'1% di alloglotti e non ha, perciò, un vero problema di minoranze. Data la sicurezza derivante dall'essere, in. pratica, uno Stato uninazidnale, data la forza immensa della nostra cultura, noi dobbiamo favorire in tutti i modi la libera espansione linguistica di coloro che, cittadini italiani, non parlano la nostra lingua: favorire, aiutare, promuovere, incoraggiare, non dico permettere, ch'è quello soltanto che noi ora facciamo. Dobbiamo usare quella larghezza che servirà a dimostrare la superiorità serena di quasi 48 milioni di latini su 180.000 tedeschi. Bisogna dare ad essi ogni possibile facilitazione, quando, però, ricordino di avere cittadinanza italiana ed alcuni obblighi ad essa inerenti. Per unire, ad un grande paese, una tanto esigua minoranza etnica, basterà aiutarla ad essere sempre più quella che è: appuntu esigua minoranza, seppure liberissima e degna del migliore futuro demografico. Diego de Castro csEunsgfia

Persone citate: De Gasperi-gruber, Diego De Castro, Raab