Un laureando in medicina di 31 anno è l'assassino del custode di Genova

Un laureando in medicina di 31 anno è l'assassino del custode di Genova Suo padre è ingegnere, sua sorella professoressa di matematica Un laureando in medicina di 31 anno è l'assassino del custode di Genova Tornato in casa della vittima per cancellare le tracce del crimine, viene sorpreso davanti all'ascio dalla polizia - Una bizzarra domanda lo ha indotto a confessare - Il delitto è maturato in un ambiente di vizio: l'uccisore avrebbe avuto un complice (Dal nostro corrispondente) Genova, 28 settembre. < Lei è quasi dottore, deve essere istruito: sa dirmi chi ha sconfitto i musulmani a Poitierst ». E' stata- la prima domanda che stanotte il vicecommissario Salvatore Dotto ha rivolto ad un individuo fermato come sospetto autore dell' assassinio del custode Trento Guidetti, di 65 anni, trovato morto nella sua casa di corso Magenta 29. Il funzionario, seguace dei più moderni ed arditi metodi di indagine poliziesca, .aveva voluto esordire con questa bizzarra domanda psicologica per assaggiare la persona che gli stava di fronte. Felice Marconi, di SI anno, iscritto all'ultimo anno di medicina, dall'aspetto molto distinto, mostrandosi seccato di essere stato tradotto in questura, sorrise indifferente e rispose: < Certo che lo so: Cariò'Martello, re di Francia ». Erano le 8, la maggior parte della stanza rimaneva nella penombra perchè la lampada s-ulla scrivania illuminava appena i volti del vice-commissario e del giovane. Alle aiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii e hi a a eo o e e i, a orio a sli oiaore a, e: rrlaa mle parole del Marconi seguì un lungo silenzio, durante II quale il poliziotto non tolse un attimo lo sguardo dagli occhi dell'indiziato. La notte di ieri, molto probabilmente a quella stessa ora, l'anziano custode era stato assassinato a martellate. La domanda aveva quindi nelle intenzioni del vice-commissario un significato che il Marconi non era riuscito ad intendere. Lo capì- tardi e lo dimostrò trasalendo impercettibilmente. Immobile, il dott. Dotto continuò a fissarlo e lo vide scolorirsi in viso. Al colmo detta tensione, Felice Marconi crollò di schianto. < Martello », ripetè più volte ad alta voce come se parlasse a se stesso, e soggiunse: « Si, l'ho ucciso io». Con una tattica che molto probabilmente è una innovazione sensazionale per la nostra polizia e che introduce nelle questure quei sistemi di indagine psicologica limitali fino ad oggi ad una fase teorica e sperimentale, è- stato assicurato alla giustizia il responsabile di un feroce delitto. Per tutta la notte, il Marconi ha raccontato la tragica iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiu avventura di cui era stato protagonista, e la lunga confessione è stata incisa sul nastro magnetico. Egli aveva parecchie probabilità di non essere scoperto in quanto sapeva di poter contare su alcuni elementi assai importanti ctìe avrebbero contribuito ad allontanare da lui le indagini. Nessuno, infatti, l'aveva visto entrare o uscire dallo 'squallido sottoscala; il suo passato, inoltre, risultava ineccepibile. Studente, di ottima famiglia, domici/iato a Piacenza, dove suo padre è ingegnere e una sorella professoressa di matematica, a meno di un caso fortunato, ben diffìcile sarebbe stato trovare il legame -lie collegava il giovane di bella presenza e di belle speranze all'ometto di 65 anni, curvo e baffuto, guardiano di macchine, soppresso nel sottoscala. Invece Felice Marconi si è messo in trappola da sé, tornando, con un'audacia che sconfina nell'incoscienza, sul luogo del delitto. Felice Marconi arrivò a Genova, l'altra sera, in macchina con un amico che egli chiama « Buggerino » e del quale per il momento non si hanno dati più precisi perchè è ricercato. Motivo del viaggio: un incontro a tre col Guidetti. Pare che lo studente avesse premeditato l'omicidio perchè avrebbe portato, nascosto in tasca, il martello. Il Marconi voleva assolutamente chiarire e. con la massima urgenza una éitvuàtone che da tèmpo lo turbava. I personaggi di questa storia si muovevp.no in un particolare ambiente del vizio; il movente del crimine va ricercato nel buio più fondo del pozzo. Per definirlo con una parola occorrerebbe cercarla non nel dizionario della gente normale, ma in quello degli psichiatri. Una specie di gelosia, cupa e morbosa, divideva i tre Lo studente soffriva perchè < Buggerino » lo aveva sostituito come amico prediletto del Guidetti. Partì da Piacenza con < Buggerino », quindi, per avere un confronto diretto. I giovani arrivarono in corso Magenta poco dopo che il Guidetti era rincasato. Parlarono a lungo, poi il colloquio divenne aspro, finché il Marconi impugnò il martello. La scena non è diversa da quella di innumerevoli altri delitti. ■ Un martello, una cinghia stretta attorno al collo della vittima. < Buggerino », che aveva assistito impassibile, uscì per primo e attese il complice in strada. Questa è almeno la versione del Marconi. Lo stu- dcsPgcf■IIIIMIIIIIlUItlllllllllllllllllllllllIllllllllIlllIlllll dente -lo raggiunse presto e con calma elaborò il piano per dissipare gli eventuali sospetti, Pensò cioè di comperare un grosso mazzo di crisantemi con cui si sarebbe presentato ai funerali. Acquistò i fiori e attese di leggere sul giornale la notizia della scoperta del crimine, preparandosi a recitare la parte dell'amico addolorato. Nel pomeriggio di ieri cominciò ad essere assalito tuttavia dal dubbio di avere lasciato qualche impronta. Mancava un bottone alla giacca e non ricordava dove l'aveva perduto. Forse nel sottoscala durante la breve colluttazione t Non si sa cosa l'abbia spinto sul posto del delitto, se il timore di avervi lasciato un indizio o la misteriosa attrazione, che fa tornare il delinquente sui propri passi. Ieri sera* verso le SS,S0, il Marconi, sempre accompagnato da < Buggerilo », risali in corso Magenta. I/amico non ebbe il coraggio di entrare nel portone e l'altro proseguì da solo. Trovò la porta chiusa con sigilli apposti dalla polizia, ma non esitò a toglierli. Accese una candela e rovistò da per tutto, fra gli stracci, i pezzi di carta e gli indumenti abbondo nati sul pavimento, non si sa bene in cerca di che. Forse sperava di rintracciare H bottone, qualche altra cosa compromettente, o denaro} Un rumore di passi lo costrinse ad allontanarsi precipitosamente e nella fretta dimenticò aperta la porta. Nel frattempo < Buggerino » si era allontanato e di lui si sono perse, per ora, le tracce I passi erano di un tranviere, Aldo Fasce, che rientrava dal servizio. Passando davanti all'uscio del sottoscala, il tran viere notò che i sigilli erano spezzati. Bicevuta la telefonata del Fasce, il dott. Dotto e un brigadiere accorsero con una camionetta. < Mi è parso — disse un passante al funzionario — che un tale si sia introdotto poco fa in quel portone », e indicò il n. 31 Salendo i gradini a quattro a quattro, il dott. Dotto arrivò all'ultimo piano: un giovane era sul pianerottolo con l'aria di chi non sa che contegno tenere. Non aveva via di scampo se non quella di mentire: disse che attendeva gli aprissero Una signora si affacciò impaurita e subito lo smentì. < Forse ha sbagliato indirizzo — disse il dott. Dotto —, venga con me, lo troveremo insieme ». Poi, strada facendo, gli venne in mente la domanda su Carlo Martello e i musulmani. a. m. llllllllttlfUllllllIIIIllllIllllllllllllIlIlllllllllIIIIlll

Luoghi citati: Francia, Genova, Martello, Piacenza