Nuovi palazzi bianchi e vetrati al posto della vecchia Berlino floreale

Nuovi palazzi bianchi e vetrati al posto della vecchia Berlino floreale ASPETTI BB£LA BICOSTRtZIO^E EST «^JERJIAAIA Nuovi palazzi bianchi e vetrati al posto della vecchia Berlino floreale Settantacinque milioni di metri cubi di macerie - li tenace lavoro delle donne - La città per ora rinasce solo alla periferia - Dialogo con due adolescenti: nessuna simpatia per Hitler e per i suoi nemici (Dal nostro inviato speciale) Berlino, settembre. / lati spettacolari della ricostruzione tedesca possono celare qualche inganno. Non volendo si tende all' esagerazione, ci si accorge di parlare come se la Germania fosse un Paese completamente rifatto a nuovo, restaurato e fresco di vernici. Niente di più inesatto. Dalla fine della guerra la Germania d'Occidente ha fatto molto, ma quando si parte da aero ' ogni progresso sembra imponente. Prendiamo le città. Bono prodigiosamente rinate se pensiamo a come erano nel '45; ma, a guardare con occhio freddo, appaiono ancora dirute. Amburgo, per esempio. Il centro è riedificato e quasi non credete ai vostri occhi; ma provate a visitare i quartieri periferici. Immense piazze deserte si stendono dove un tempo sorgevano edifici di abitazione, e passeranno certo molti anni prima che gli edili vi mettano mano. Lo stesso discorso vale per Francoforte, Colonia, Monaco e perfino Dusseldorf. Provate a circolare per Norimberga; il centro è ancora devastato e sconvolto. Sette .colline di detriti La ricostruzione tedesca, in realtà, ha le sue zone scure: molto resta da fare. Prendiamo Berlino, ad esempio. Se Waldkraiburg; la cittadina ittita nel bosco in pochi anni, è il simbolo della impetuosa volontà di rinascere, Berlino sfiora l'immobilità. Ancora oggi, dieci anni dopo la guerra, l'aspetto dell'ex capitale tedesca può atterrire, chi non l'ha vista non sa cosa significhi una città distrutta. Si- cammina per ore lungo strade fiancheggiate da case in rovina; gli spazi vuoti, dove si intravedono le fondamenta di edifici spariti, seguono a ruderi sconnessi, a palazzi rabberciati, con le finestre che inquadrano il cielo. A pensar bene, Berlino è finita per sempre: e alludiamo alla vecchia Berlino guglielmina. E' talmente devastata che la ricostruzione ne farà una città nuova, per dir così inedita. Nelle strade centrali si scorgono palazzi geometrici, Manchi e vetrati, che contrastano fortemente accanto ai resti fumosi dei palazzi floreali. Nessuna città, più dell'ex capitale tedesca, ebbe un volto liberty, lo stile nuovo dilagò dopo la vittoria del Settanta, quando la Francia pagò ai tedeschi, a titolo di riparazione, la favolosa somma di cinque miliardi di franchi. I berlinesi perdettero la testa. Dalla sera alla mattina nacquero centinaia di imprese edili, lavoratori affluirono alla capitale da tutte le parti della Germania. Edifici salirono al cielo febbrilmente. Gli architetti si abbandonarono agli ornamenti pesanti, alla pasticceria decorativa, al gusto giapponese, ai fiori di stucco, e tirarono su la Berlino inghirlandata e gonfia che .settantamila tonnellate di bombe alleate hanno raso al suolo. Alla fine della guerra le macerie della capitale tedesca ammontavano a settantacinque milioni di metri cubi. Furono in gran parte le donne ad occuparsene, mani abituate alle pentole e alle scope ripulirono uno per uno dai calcinacci settecento milioni di mattoni, buoni per alzare nuovi muri. Chi oggi visita Berlino si accorge che la città, un tempo la più piatta del mondo, è sparsa di dolci colline verdeggianti. Nacquero nel '47 quando si trattò di scaricare in qualche luogo i detriti che non si potevano ^portare fuori dalla città chiusa entro la cortina di ferro. I\ ruderi vennero ammucchiati in sette punti di Berlino Ovest, ricoperti di terra, seminati di alberi e di fiori, diventarono sette ameni colli, con piccoli viali e panchine di legno. In questi ultimi mesi le collinette vanno lentamente sparendo. La città ha fame di materiale edilizio, bisogna adoperare ora il rottame sepolto nei '47. I palazzi nuovi del centro, bianchi come camici di chirurghi, e scintillanti di vetro e alluminio, sono fatti in gran parte con 1 mattoni delle vecchie case floreali. Passeggiando per la Kurfustendamm e le strade vicine, si può già avere una idea della Berlino di domani. Si respira vagamente aria del Duemila. Le facciate dei nuovi edifici appaiono stra- namente levigate e luccicanti. Poiché il marmo scarseggia (costa troppo a farlo venire dalla Germania Occidentale) gli architetti rivestono le facciate con piastrelle di vetro colorato, tendenti al crema. La città un tempo famosa per gli ornamenti, le cariatidi di stucco, i fiori di ferro battuto, i festoni e le cornucopie, sta diventando nuda e lucida come un gabinetto chimico. L'architettura moderna non rapisce i berlinesi. Chiamano schernevolmente garagemusik il nuovissimo auditorio dei concerti che spicca nella Hardenbergstrasse, tutto vetro e alluminio, e con un tetto a capannone simile a quello delle ■ autorimesse. E chiamano < forchetta della fame» il monumento più moderno della città, eretto davanti all'aeroporto di Tempelhof per ricordare il ponte aereo del '48, che salvò Berlino dall'assedio. E' un mezzo arco di pietra che sale al cielo fino all'altezza di circa venti metri incurvandosi, e termina somigliando ad un tridente. Abbiamo già accennato al carattere nostalgico dei berlinesi d'Occidente. La propensione a rifugiarsi nel passato borghese e guglielmino non li fa amare il futuro che annunciano i nuovi palazzi geometrici. L'animo della città volge naturalmente al liberty, che è anche il simbolo dell'epoca in cui la Germania non aveva conosciuto il sapore amaro delle grandi sconfitte. Non è casuale che Berlino, più ancora della Repubblica Federale, prediliga i film in costume, dell'epoca del Kaiser. Nei caffè e nei locali notturni si odono vecchie canzoni, ed i valzer trascinano più delle sambe. Città a forma di ciambella Berlino sarà la città più nuova e moderna d'Europa; ma bisogna dire che la riedificazione è ancora lontana. I capitali privati non investono volentieri, anche perchè i ceti medi ed alti non sarebbero in grado di pagare le nuovi pigioni. I ceti . più elevati, dal canto loro, non si sognano di restaurare le sontuose ville di Zelendorf, di Dahlen, di Forhnau e, se non sono andate distrutte, tendono a liberarsene per evitare il peso insostenibile delle tasse. Così, la ricostruzione di Berlino avviene in modo strano. La città rinasca dalla periferia, dove, col contributo del governo, si fabbricano case di abitazione per i piccoli e medi ceti. La maggior parte dei sessantacinquemila appartamenti nuovi costruiti fino ad oggi si trovano nei quartieri popolari. Tra circa quattro anni Berlino Ovest somiglierà ad una ciambella. La periferia apparirà rifatta, il centro quasi vuoto ad eccezione dei poohi palazzi nuovi che ospitano uffici ed appartengono alle grandi industrie, alle banche, agli istituti di assicurazione. I palazzi signorili, i quartieri alti, non risorgeranno fino alla riunificazione della Germania. Per un tempo imprevedibile, ma che potrebbe misurarsi a decenni, Berlino avrà il singolare aspetto di città < col buco »; il centro, finché la Germania resterà tagliata in dite, conserverà le immense rovine, interrotte di quando in quando dagli sparsi palazzi nuovi: campioni del domani. / berlinesi, d'altro parte, non sembrano aver fretta di rifare la oittà, quasi ne temessero il nuovo volto vetroso, e li diresti persino attaccati alle macerie floreali. Diresti che » più giovani. venuti su dopo la guerra, vivano in mezzo ai ruderi naturalmente, senza disagio. Ho parlato con due adolescenti, chiamate Belga e Ute, che avevano sette anni nel '45, e non ricordano nulla delle bombe e dei combattimenti. Crebbero alla ragione in mezzo alle macerie, e si meravigliarono molto la prima volta che, nella Germania d'Occidente, visitarono Bonn, città intera con le case in piedi. Un monumento nascosto Delle vicende della guerra sanno quel tanto che hanno appreso a scuola, dove hanno parlato loro anche di Hitler. Ghiado: «Vi hanno detto che è stato dannoso alla Germania t ». Rispondono dì sì senza esitazione e mi informano che, sempre a scuola, hanno parlato loro anche di Von Stauffenberg e dell'attentato del SO luglio. Quando chiedo se abbiano simpatia per Von Stauffenberg, sorridono vaghe ma non dicono nulla. Allora domando se abbiano più simpatia per Von iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin iniiiniiiimiiniii Stauffenberg o per Hitler. Questa volta la risposta è spontanea e rapida: per nessuno dei due. Helga e Ute assicurano che si tratta di un modo di 'sentire abbastanza diffuso tra i giovani della loro età. Ci colpisce una ostili' tà che accomuna i personaggi opposti della tragedia tedesca. In realtà si tratta di uno stato d'animo più diffuso di quel ohe non si pensi, anche tra gli adulti. I nostalgici di Hitler, nella forma diretta, sono una minoranza come i sostenitori del coraggioso attentatore del SO luglio. Non stupisce che nella Berlino Occidentale, il monumento a Von Stauffenberg sia quasi nascosto allo sguardo dei cittadini. Si tratta di una statua di bronzo, raffigurante un uomo dai polsi incatenati, eretto in mezzo al tetro cortile del Quartier Generale della Wehrmacht, accanto al luogo dove furono fucilati gli attentatori. Il monumento sembra fatto apposta per sfuggire all'attenzione, impossibile incontrarlo per caso, visitando la città. Alfredo Todisco iiiiiiimniiiiiniiiiiiiiiiiiniMii!i 11 iiiiii

Persone citate: Alfredo Todisco, Hitler, Kaiser, Von Stauffenberg