Elogio dei congressi di Lionello Venturi

Elogio dei congressi Elogio dei congressi Felice consuntivo del Convegno veneziano degli storici deWarle Vivo interesse di molte relazioni - Un esempio ai giovani Venezia, settembre. Nel mio articolo del 9 jettembre scorso annunciavo che il. XVIII Congresso internazionale di Storia dell'Arte stava per cominciare sotto buoni auspici. Domenica 18 !1 Congresso si è chiuso, e ora sembra che sia stato anche più importante di. quel che s'immaginasse. Il merito principale del successo si deve a Venezia, alla sua malìa, all'atmosfera di leggenda di cui è tutta impregnata, e. dove è cosi facile passare dalla notazione della realtà ai sogno d'arte. E non a caso fu proprio a Venezia che nacque quella particolare tradizione d'arte ch'è una sintesi di Oriente e di Occidente, e che dopo essersi formata a contatto con Bisanzio e col Gotico Internazionale, con Firenze e con Bruges, aprì le porte alla civiltà del colore nel Cinquecento dalla quale in gran parte tuttora dipendiamo. Francia e Germania, Belgio e Olanda, Spagna e Inghilterra, per non parlare dell'Italia, guardarono a Venezia per quattro secoli dal 1550 ad oggi come a una fonte inesauribile d'ispirazione. René Huyghe, l'illustre pro- iiiiiiii iiiiiiiimiiiiiiiiitiiimiiimiiiiiiiiiiii n a - fessore del Collège de France, ha raccontato come alla fine del Seicento quando i francesi si liberarono dalla tradizione classicheggiante in nome di Rubens osarono di compiere il gran passo perchè sapevano che dietro Rubens c'era Tiziano, come garanzia di misura e d'ideale. Cosi stando le cose, è naturale che un gruppo fra 1 maggiori studiosi d'ogni Paese chiamati a tracciare una sintesi di differenti periodi della storia dell'arte, abbiano trovato in Venezia un prezioso punto d'appoggio. La distinzione di ciò che è veneziano e di ciò che è bizantino nei mosaici medioevali è stato il compito di Andrea Grabar, che già aveva dimostrato le sue capacità sintetiche nel recente volume sulla pittura bizantina. Millard Meiss, il maestro della Harvard University, ha messo a punto i rapporti fra Jan Van Eyck e la pittura italiana del Quattrocento. Jan Lauts, di cui sono noti i prezi-3i studi su Antonello^ da Messina, ha tracciato il qUa'dro della conquista di tutta Europa fatta dalla pittura veneziana nel Cinquecento. L'americano W. G. Constable e il nostro Rodolfo Pallucchini hanno seguito i trionfi degli artisti veneziani del Settecento, il primo in Inghilterra, il secondo in Francia e in Germania, in Austria, in Polonia e in Russia. René Huyghe ha trattato dei riflessi della pittura veneziana nell'arte moderna spiegando come sia sorto a Venezia il senso della individualità dell'artista. E Infine Nikolaus Pevsner nel Teatro Olimpico di Vicenza ha parlato di Palladio, delle lotte prò e contro di lui, t di quell'equilibrio felice tra la misura geometrica e la fantasia cromatica che è alla base della gloria e della fortuna dell'artista. Aggiungete a queste trattazioni generali 95 comunicazioni su punti speciali, anche se vasti, come i tappeti musivi del IX secolo recentemente scoperti, la Scuola Veneziana degli Orefici e Vetrai nel secolo XIII, i rapporti fra Venezia e il manierismo, Lotto e le origini del manierismo a Roma, o nuove chiarificazioni su Glorgione. Bisogna rinviare ai due volumi1 degli Atti la possibilità di conoscere i contributi delle varie comunicazioni., * * Né bisogna credere che il profitto che si trae da un congresso consista soltanto nel risultati scientifici raggiunti. Anche il modo con cui ciascuno raggiunge quei risultati è assai interessante. Gli storici dell'arte italiani sono o ttIìosI 0 ragione della loro trt.-.2ione di ricercatori di documenti, di conoscitori e di critici estetici. Ma corrono qualche pericolo dì spregiare senza bene conoscerli l modi .degli altri, che possono avere difetti che noi non abbiamo, ma anche qualità di cui manchiamo. Per esempio l'inquadramento storico dell'ar- iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiii llllllllllllin tista è elaborato da coloro che sono connessi con la biblioteca Warburg di Londra, o con Ja scuola viennese del Dvorak, !n un modo migliore che in Italia. Udire dalla viva voce degli studiosi stranieri la loro interpretazione serve molto bene a rafforzare le nostre convinzioni e ad ampliare 1 nostri orizzonti. L'atteggiamento che parecchi italiani assumono di dispregiare i congressi come un perditempo in chiacchiere dimostra soltanto quel carattere antisociale che è uno dei nostri principali difetti. Non si migliora noi stessi se non ci contatto con tutti. La vita sociale delle scienze è a loro vantaggio, non a detrimento. Una certa diffidenza ha suscitato in Italia anche questo Congresso ora chiuso, ma poi il vento na cambiato direzione e anche gli italiani sono accorsi in massa, tra gli altri sessanta p settanta studenti, che ricorderanno lo stile di alcuni vegliardi, come noi ricordiamo i < grandi > del principio del secolo. E forse ricorderanno che il Congresso di Storia dell'Arte è stato uno dei primi a profittare della distensione culturale. Infatti delegazioni bene preparate sono giunte dalla Jugoslavia (assai numerosa), dalla Polonia e dalla Cecoslovacchia. Né si può comprendere i valori dell'arte senza quella simpatia umana che è il "sinonimo della vita lieta. Un concerto di Benedetti Michelangeli nella Sala del Maggior Consiglio a Palazzo Ducale è stato un evento indimenticabile per quelli che godono l'arte in tutte le sue forme. Da tempo Benedetti Michelangeli non dava concerti per le condizioni della sua salute: ma ha preferito di suonare per gli storici dell'arte. Una visita alle Ville Palladiane vicentine sotto un sole puro e freddo che annunciava l'autunno, è stata una visione di verde e di misure architettoniche che si fondono » si esaltano. Il Congresso è stato inaugurato dal ministro della Pubblica Istruzione Paolo Rossi che ha felicemente sottolineato la dipendenza dell'arte dalla libertà. Ed è stato conchiuso dal Presidente della Repubblica Italiana con un discorso cordiale, cioè è stato ufficialmente riconosciuto con evidente vantaggio di pubblico prestigio. Fra tre anni avrà luogo il nuovo ' Congresso, e Parigi è stata proclamata come sua sede. Coloro che per tepidezza spirituale o peggio non sono venuti a Venezia, preparino le valige per la Francia. Lionello Venturi