Cosa pensano di noi di Riccardo Aragno

Cosa pensano di noi ■VACANZE CON GLI INGLESI IN ITALIA — Cosa pensano di noi Le impressioni di un "affezionato,, - 11 piacere di sentirei borbottare - La scoperta del week-end ed il nuovo gusto della campagna - Anche i villaggi vanno trasformandosi (Nostro servizio particolare) Roma, settembre. U signor Appleby appartiene ad una minoranza. Ci sono centinaia di migliaia di inglesi che vengono in Italia perchè hanno scelto la nostra terra come paese delle vacanze e ce ne sono altre centinaia di migliaia (per un totale quest'anno, pare, di tre quarti di milione) che vengono a visitare la terra del bello e dellfarte. Ma il signor Appleby appartiene a una scelta minoranza di buongustai che vengono in Italia per amore. Ne godono il sole e il paesaggio, ne apprezzano l'arte e la letteratura ma in più ne conoscono anche la gente e ne studiano affezionatamente il costume. E' di quelli che hanno trascorso' qualche anno dell'adolescenza, con la mamma e le zie, a Firenze, qualche anno della gioventù a Roma e da allora sono tornati con regolarità appassionata, fino a raggiungere il raro piacere di sentirsi di casa. Conosce la lingua e capisce i nostri sottintesi fino a rendersi conto di quanto romantici"smo ci sia sotto il nostro cinismo verbale e quanto scetticismo ci sia sotto i nostri entusiasmi improvvisi. Il signor Appleby è soddisfattissimo di come vanno le cose in questo suo secondo paese di elezione. E io che lo seguo durante i suoi giorni londinesi so anche perchè. Gli inglesi viaggiatori si abi¬ tuano tutti a far propria u".i seconda patria straniera. C'è quello che si innamora dell'Italia e quello che ha scelto la Erancia, quello che si trova a proprio agio in Germania e quell'altro che sente venire a galla la propria natura più intima soltanto sulle strade e sulle colline arse della Spagna. Il signor Appleby sorseggia l'aperitivo in via Veneto con l'aria soddisfatta di colui ohe ha puntato sul cavallo che sta vincendo il Derby: da dieci anni in qua ha osservato un miglioramento costante ed è un piacere — mi dice — sentire come brontola questa gente. « L'essere soddisfatti.non si addice agli Italiani*. Quest'anno, aggiunge, ho osservato due novità importanti. Domenica sera,, sulla Aurelia, c'era una coda di macchine e di motorette per tornare a Roma quasi atroce come quella c\e si incontra, a quella stessa ora, per tornare a Londra. E non è soltanto il benessere rappresentato da questi mezzi meccanici che lo consola. XI signor Appleby, che vorrebbe veder sposato il modo 'di vivere all'inglese con la gioia di vivere italiana, allude alla scoperta del week-end e al fatto che una gran massa di italiani si va affezionando alla campagna. Riferisce con soddisfazione che almeno due dei suoi vecchi amici (che gli hanno fatto visita a Londra) cominciano a prendere piacere al giardinaggio. Qualcuno interviene per fargli osservare che indubbiamente si tratta di eccezioni, ma . il i signor Appleby scrolla le spalle e assicura che non importa affatto: è stata stabilita una testa di ponte. E poi dappertutto, sui Colli romani e sulla Costa Ligure, sulle Prealpi e nelle Dolomiti uanno sorgendo piccole comunità di villini di villeggiatura che non hanno più quel carattere di villa ricca riservata ad una classe minima. Si va scoprendo a poco a poco la possibilità di una casetta economica, circondata da qualche pino, da qualche ulivo, da qualche filare di viti. Si va creando la abitudine a muoversi di città e a gustare il silenzio e lo. Natura. Venti anni fa, con i più bei paesaggi del mondo a disposizione, l'Italia era uno dei Paesi più ferocemente e tenacemente urbanistici, anche la domenica. E — aggiunge — da venti secoli è un Paese agricolo senza vero amore per la campagna. Ma c'è di più. Un'altra importante rivoluzione nel costume italiano, che balza agli occhi di chi vive lontano e torna qui con il desiderio di vedere osservare e annotare quel che avviene, è il fatto che la struttura antica e tradizionale del paesello va cambiando. Per la prima volta da tempo immemorabile, in questo dopoguerra, si comincia ad uscire dalla stretta delle mura in cima alle colline e si cominciano a co-- struire le case e i cascinali nella piana, sparpagliati, vicino alla terra. Nell'Italia del Nord queste cose non si avvertono tanto chiaramente quanto nel Lazio, negli Abruzzi o anche più a sud. E' un movimento ch'è 'stato stimolato enormemente dai grandi piani governativi, come l'Ente della Maremma e la Cassa del Mezzogiorno. Ma già nello spazio di pochi anni questo- è filtrato all'iniziativa privata e va dilagando rapidamente. « E' un segno della libertà che prende piede ». Forse perchè ha cominciato a piovere, il signor Appleby è passato insensibilmente a parlarci del villaggio inglese. Sta spiegando la differenza del rapporto fra la chiesa e le altre case nei villaggi di Gran Bretagna. La chiesa — antica autentica o falsa normanna — ha sempre le proporzioni di una grossa cappella con il tetto non più alto delle altre case o dei grandi fienili. Soltanto il campanile — o la torre quadrata nella quale è sistemata la campana — va di qualche metro al di sopra del livello medio generale. Ma nell'armonia generale c'è un senso di eguaglianza di proporzioni, di dimensioni limitate alla popolazione locale, n'è quasi una misteriosa proporzione economica fra la comunità e la sua chiesa. E il villaggio sfuma a poco a poco, con case sempre più lontane e distanziate l'una dall'altra, nella campagna. Questa configurazione urbanistica dà la sensazione che fuori dal villaggio non c'è nulla da temere: non ci'SOno nemici che potrebbero improvvisamente chiuderci di assedio, grassatori che potrebbero assaltare i casolari, polizia o, persecutori poHtici che potrebbero far brutti scherzi per rappresaglia. L'antico villaggio italiano invece, appollaiato in cima al monte nel luogo più pittoresco e più scosceso — o scomodo — del paesaggio, chiuso da mura e dominato dall'enorme chiesa, santuario o cattedrale dà una impressione molto diversa. E' chiaro che è stato fatto in quel modo affinchè la sera ciascun abitante, col fiato grosso e il fardello sulla spalla, preceduto dal mulo o dal somaro io seguito dal porcellino al guinzaglio, potesse trovar rifugiò dentro le mura le cui porte si chiudevano al tramonto. La libertà e la liberazione dalla paura — due cose da noi così nuove e pur così concrete — si vanno esprimendo itiiiiiitiiiiiiirtiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiii architettonicamente con rapidità che nessuno avrebbe osato prevedere. Qualcuno nomina i ladri, ma il signor Appleby, per nulla scomposto anche se leggermente risentito, mormora: «Una cosa alla volta »., . ■ - Intorno alle grandi città, dice poi, sta sorgendo un qualche cosa di molto nuovo, nel costume italiano. Cose che hanno trasformato la Gran Bretagna e l'America: la suburbia. In questa Italia dove fino a ieri era obbligo assoluto di vivere nel perfetto centro della città, col balcone che dà sul passeggio, vanno sorgendo a ritmo sempre più veloce dei nuclei di comunità periferiche che non sono più « periferia ». La Cassia, la Nomentana e via Cristoforo Colombo sono ormai costruite o almeno progettate per cinque dieci quindici chilometri fuori Roma. Ieri a colazione si discuteva se avendo una casa a Fregene sia assolutamente necessario avere anche un appartamento a Roma. E' un dubbio nuovo, che nasce dalla motorizzazione popolare e che i trasporti pubblici non aiutano ancora a risolvere. Clement Attlee e Aneurin Bevan, che debbono recarsi in Parlamento ogni giorno, non hanno più di questi dubbi nella comunità anglo-sassone perchè in quelle isole un'ora di distanza dall'ufficio viene normalmente accettata come il giusto prezzo per la quiete in mezzo agli alberi, il piacere della piccola fattoria e il silenzio impagabile della notte. Il discorso del signor Appleby ha alquanto allarmato due amici romani, inveterati habltuéB dei tavolini di questa splendida strada, i qìiali subito esprimono il timore e la paura che tutto questo possa mutare il costume nostro, anglicizzarlo, americanizzarlo. Il signor Appleby si guarda intorno. L'una di notte è. già passata da un pezzo, ma poiché la pioggerella si è subito asciugata e la notte calda di Roma non induce al sonno non c'è un,solo tavolo Ubero in questa doppia imponente sfilata di caffè, non c'è un buco per parcheggiare una macchina, non c'è una bocca che taccia e non c'è occhio che non sia indaffaratissimo a guardarsi intorno. <Il pericolo — dice ii signor Appleby sorseggiando l'espresso — non è immediato ». Riccardo Aragno