Incertezza monetarie

Incertezza monetarie Incertezza monetarie Nel rapporto del Fondo Monetario Internazionale presentato alla conferenza che si tiene a Istanbul fra il 12 ed il 19 di settembre, si può leggere testualmente : « Qua e là v'è ancora minaccia di inflazione; oggi, però, v'è una più chiara comprensione del valore degli strumenti monetari e fiscali che assicurano la stabilità. V'è anche una crescente propensione a servirsi di quésti strumenti con rapidità e flessibilità ». Giudizio esatto. Servono, del. resto, assai bene quale commento a codeste dichiarazioni proprio taluni avvenimenti occorsi negli ultimi giorni. In America la Banca della Riserva Federale di New York (e, in aggiunta, altre cinque sue consorelle) ha aumentato, ier l'altro, il tasso di sconto, per prestiti a banche commerciali, dal due al due e un quarto per cento, livello massimo degli ultimi venti anni. A Londra gli industriali hanno chiesto, per il tramite della loro associazione di categoria, che la Banca d'Inghilterra aumenti il suo tasso di sconto — oggi al 4,50 % — per fugare ogni sospetto di inflazione. E' bensì vero che una misura consimile non potrebb'essere. adottata prima del 23 di settembre; quando, cioè, il Cancelliere dello Scacchiere Butler sarà ritornato in Gran Bretagna. Ma ch'essa venga sollecitata' proprio da chi ne farebbe le spese, come acquirenti di credito; ed in aggiunta a propositi di minori profitti, per chi produce; oppure di richieste salariali più limitate, da parte dei sindacati operai, è significativo per un giudizio sulla evoluzione mentale sopravvenuta in questi ultimi anni proprio in tema di politica monetaria. Questa più vigile consapevolezza, però, circa i danni dell'inflazione, non concede di nascondere la realtà. Oggi negli Stati Uniti d'America, in Gran Bretagna, in Germania (come spesso, purtroppo, avviene nella fase terminale della cosiddetta « alta congiuntura») si debbono lamentare aumenti dei prezzi, più o meno pronunciati, e soprattutto nelle quotazioni al minuto ; rinnovati squilibri nelle bilance dei pagamenti (il Fondo lamenta che gli Stati Uniti debbano ancora oggi concedere annualmente troppi milioni di dollari ai Paesi amici, come aiuti finanziari!) ; e, infine nelle remunerazioni monetarie un'ascesa più rapida di quella che si verifica nel flusso dei beni reali, per effetto della corrente produzione. In queste circostanze conviene stare ad occhi aperti ed evitare innovazioni pericolose; quelle, per l'appunto, che renderebbero più difficili misure protettive. Di conseguenza l'assemblea annuale del Fondo e della Banda Internazionale ne risente. La convertibilità monetaria europea è sempre allo studio. Ma — essendo in posizione delicata la sterlina, nonostante i buoni propositi e la ripresa delle esportazioni in agosto — quella convertibilità non è più presentata, come tre mesi fa, quale provvedimento ufficiale ed imminente, ma bensì come una situazione di fatto, da raggiungere gradatamente, un passo dopo l'altro, abbattendo le misure restrittive agli scambi internazionali di monete e di merci. H quadro è del tutto mutato, come si può constatare. A noi, nel momento attuale, questa maggior pru denza sembra giudiziosa, anche considerando la realtà da un altro punto di vista. Vi è una politica monetaria, infatti, anche nell'ambito del blocco sovietico; e l'Occidente non può dirsi indifferente nei suoi riguardi. Ecco un caso particolarmente significativo. L'U.R.S.S. ha larghe riserve d'oro, si dice inferiori soltanto a quelle degli Stati Uniti, raggiungendo esse, secondo taluni esperti, i 9 milioni di once (ogni oncia di oro fino vale 35 dollari). Orbene l'Unione Sovietica ha preso la iniziativa, negli ultimi tempi, di prestiti, per l'appunto in oro, ai cosiddetti « Paesi amici ». Si registra un prestito alla Jugoslavia per 11 milioni di sterline; due prestiti alla Finlandia per 40 milioni di rubli, circa quattro milioni di sterline. Saranno ripetute consimili operazioni? E, per altro verso, non affluirà oro in Occidente, in dipendenza di maggiori acquisti di beni dtzsnsfpd di consumo, _per sollevare il tenore di vita delle popolazioni all'interno del blocco sovietico, come già capitò nel 1954? Se ciò avvenisse, sarebbe da temere un altro fattore inflazionistico, proprio per noi, non dissimile da quello che dovette subire la Spagna, e quindi tutta l'Europa, nel '500 e nel '600, scoperte le miniere aurifere del Nuovo Mondo. Un altro possibile guaio in vista, un nuovo delicato compito per le banche centrali, che dovranno servire da ammortizzatori, in queste delicate circostanze. Non sorprende, dunque, nel momento attuale, un giudizio apparso ultimamente sulla stampa economica inglese dalla riunione di Istanbul non si attendono grosse novità. Ferdinando dì Fenizìo 4-«*

Persone citate: Butler