L'autore della beffa alla contessa non ha violato il Codice penale?

L'autore della beffa alla contessa non ha violato il Codice penale? L'autore della beffa alla contessa non ha violato il Codice penale? Secondo i giuristi, egli non avrebbe commesso alcun reato verso la nobildonna; forse una truffa nei confronti dell'impresa di pompe funebri - Bene avviate le indagini per identificarlo (Dal nostro inviato speciale) Ivrea, 13 settembre. La chiave del macabro scherzo di cui è stata oggetto la contessa Renata De Sistelo Solavo di Moìxasterolo potrebbe forse essere la signora Caterina Boggio in Bertalotto, di S2 anni, titolare del posto telefonico pubblico di Caluso. Da questo ufficio infatti è partita sabato scorso la telefonata diretta a Torino all'impresa di pompe funebri Genta. Appunto per identificare l'autore della ' telefonata, i titolari della ditta Genta hanno presentato un esposto ai carabinieri di Caluso. A tale scopo stamane il comandante della stazione dei carabinieri ha interrogato la signora Bertalotto. Pare che ella non ricordi con esattezza le caratteristiche fisiche di colui che fece la telefonata apocrifa, e che pertanto non abbia fornito partico lari tali da condurre alla sua identificazione. Dopo di che la titolare, spaventatissima, chi sa perchè, si è eclissata. Abbiamo tuttavia potuto apprendere qualcosa da un signore che sabato scorso tra le e le 16,45 si trovava al centralino telefonico quando lo sconosciuto chiese la comunicazione con la ditta Genta di Torino. Era un uomo alto, bruno, vestito senza ricercatezza. La persona che ci ha fornito questi dati ha dichiarato d'essere rimasta colpita dal tono di voce autorevole con cui fece la richiesta. « Un uomo — ci ha detto — abituato a vivere i?i un certo ambiente ». Dalla porta non perfettamente chiusa della cabina egli sentì dire, con lo stesso tono autorevole: € Sono il rag. Lusso », ma non seguì il resto della comunicazione, che per lui non aveva tuttavia alcun interesse. Il nostro cortese informatore ricorda anche che l'altro si trattenne a lungo all'apparecchio, e noi sappiamo che parlò per tre unità, cioè per nove minuti. Dopo di che pagò e usci. Non sa se lo sconosciuto si allontanò in macchina, ma è da supporre di sì. E quanto a supposizioni, c'è da fare quest'altra: che probabilmente egli non sia che un complice. L'autore della beffa si sarebbe sertiito d'un amico per fare la telefonata, per non correre il rischio di essere riconosciuto. Precauzione che potrebbe risultare inutile. Se dai dati forniti dalla titolare del centralino — i soZi ufficiali — sarà possibile giungere al riconoscimento di colui che esegui la telefonata, non sarebbe difficile, per suo mezzo, arrivare al mandante, cioè al vero autore della beffa. Questi, nell'ipotesi che appartenga al mondo frequentato dalla contessa, pur dimostrando di possedere un gusto volgare nell'immaginare lo «scherzo», ha rivelato una certa furberia nell'attuario, alterando volutamente i nomi del marito e del figlio della nobildonna e omettendo, tra i parenti il nome del fratello di lei. Se invece è estraneo a quel mondo, gli errori e le omissioni soìw spiegabili, e allora potrebbero condurre più facilmente alla sua scoperta. Occorre precisare che nessuna indagine è in corso da parte delle autorità per identificare l'ignoto autore della beffa, nessuna denunzia essendo stata finora presentata nè dalla contessa De Sistelo, a Ivrea o altrove, nè dai titolari della ditta Genta..Essi soli, in realtà, si sono dichiarati danneggiati, e a tale riguardo hanno presentato, come si è detto, un esposto ai carabinieri di Caluso e al commissariato Moncenisio di Torino, inteso a ottenere l'identità di chi fece la telefonata in vista d'una possibile denunzia per truffa. La ditta infatti lamenta un danno di 35 mila lire, arrecatole dal pagamento dei necrologi ai due giornali che li pubblicarono, e dall'inutile viaggio del furgone funebre a Ivrea. Essi sperano che l'ignoto mistificatore li rimborsi del danno, sia pure in una forma anonima. Non rcddlnlcadifacendolo, potranno procedere contro di lui per truffa. Per quanto riguarda la con-fessa, come si è detto, ella non ha presentato alcuna denunzia nè ha fornito indicazioni per identificare l'autore della macabra beffa. Nell'episodio di cui è stata vittima non sembra iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiii ravvisabile un reato, sia pure contravvenzionale (art. 656 Co dice penale), di turbamento dell'ordine pubblico mediante la pubblicazione o la diffusione d'una notizia falsa (necro logio): Nè quello (art. 660) di chi, in luogo pubblico o aperto al pubblico, riceva molestia o disturbo da qualcuno, per petulanza o per altro biasimevo le motivo. E nemmeno sareb be configurabile, a suo danno, il reato d'ingiuria, perchè la pubblicazione del suo falso necrologio e l'aver ricevuto una bara, non avrebbe leso la sua reputazione. Potrebbe ugualmente querelare il mistificatore, ma questi, come si è d'etto; si è dimostrato astuto, sapeva quel che faceva. Scrive infatti il noto penaUsta Manzini in un suo com mento Giuridico su un episo. dio analogo: < Se un tizio molesta qualcuno mandandogli a casa oggetti lugubri, ingombranti, o rappresentanti ordinazioni immaginarie, il reato non sussiste (ed è male), ancorché il pubblico abbia avuto notizia del fatto, come nel caso dell'invio d'un feretro a una famiglia dove tutti sono vivi >. Sembra proprio il caso della contessa De Sistelo. E bisogna concludere — anche se difficilmente l'autore del macabro scherzo verrà scoperto — con il rammarico del Manzini, dove, pur tra parentesi, afferma che è male che il reato non sussista. Giuseppe Farad (111111E11 11 111 i 1111 '■• ! ! 1:111111111111111E111111S11111111 Caterina Eertalotto, titolare del centralino di Caluso aiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii