Le terribili consugenze di una cura radioterapica
Le terribili consugenze di una cura radioterapica Le terribili consugenze di una cura radioterapica Per far sparire peli superflui una signora padovana ha perso tutti i denti e la salute - Citata l'Università di Firenze (Nostro servizio particolare) Firenze, 10 settembre. (c. c.) Su un'intricata vicenda ha emesso il proprio giudizio la Prima Sezione Civile della nostra Corte di Appello. La vertenza riguardava una questione sorta fra la signora Valeria P., di Padova, che oggi conta 42 anni, e la nostra Università degli Studi, circa una causa promossa dalla signora in questione, la quale esigeva un risarcimento in seguito a danni fisici subiti per una cura che la predetta signora aveva effettuata presso l'Istituto Universitario Fotoradioterapico, diretto dal prof. Mario Scopesi. La vicenda ebbe inizio il 23 luglio, del 1953 allorchè, tramite gli avvocati, Cisotti, di Milano, e Pilaeci, di Firenze, la signora Valeria P. ricorse al nostro Tribunale esponendo quanto segue: fin da giovanissima ella aveva sul mento e sul .labbro superiore una antiestetica peluria; per ovviare a questo inconveniente si rivolse al direttore della Clinica Dermosifilopatica dell'Università di Padova, chiedendogli se esisteva una cura appropriata al suo caso. Il medico le consigliò di ricorrere all'Istituto di Fotoradioterapia dell'Università di Firenze, diretto a quell'epoca dal prof. Jader Cappelli, che avrebbe potuto sottoporla a delle applicazioni di radium, cosa che la signora Valeria P- fece. Uno degli specialisti dell'Istituto, il prof. Mario Scopesi, prese in cura la signora padovana sottoponendola a dieci applicazioni, l'ultima delle quali venne eseguita nel giugno del 1937. La cura riuscì e la peluria scomparve dal volto della signora la quale però, diverso tempo ' dopo, si aceprse dell'apparire sulla faccia di piccole macchie alle quali fecero seguito forti dolori ai denti e alle gengive. Nonostante le cure compiute,* i dolori divennero talmente acuti da costringere la signora a consigliarsi con un dentista il quale, nel 1947, procedette alla estrazione di quattro denti. Ma, purtroppo, il sollievo sperato non venne neppure dopo l'estrazione: i dolori s'intensificarono ancora di più e un.anno più tardi, dopo un accurato esame radiologico, un dentista procedette alla estrazione di altri otto denti. La diagnosi emessa fu che la malattia èra dovuta alle irradiazioni subite dalla signora Valeria P. nell'occasione della cura alla quale si era sottoposta precedentemente per la depilazione. Passò del tempo ancora e le condizioni della povera signora, anziché migliorare, si aggravarono dando luogo a fe¬ nomeni allarmanti: la coloritura della jielle nella parte inferiore della faccia si alterò. Ad uno ad uno le caddero quasi tutti i denti, sì da compromettere la funzione della masticazione per la retrazione e l'atrofia delle ossa mascellari. Valeria P. domandava perciò al Tribunale che l'Università di Firenze e il prof. Scopesi le risarcissero in solido il danno subito, ritenendo che la cura cui si era sottoposta fosse stata praticata senza i dovuti accorgimenti. L'Università di Firenze, in persona del Rettore Magnifico prof. Lamanna, patrocinata dall' avvocato distrettuale di Stato e il prof. Scopesi, con l'assistenza dell'aw. Bisori, si opposero alle richieste con argomentazioni di diversa natura. Fra l'altro veniva sostenuto che l'azione giudiziaria promossa dalla signora Valeria P. doveva considerarsi, secondo quanto stabilisce la legge, caduta in prescrizione, in quanto iniziata, con ritardo e oltre 1 termini tassativamente star biliti. Infine, la domanda di risarcimento fatta da Valeria P. non aveva ragion d'essere in quanto il trattamento radioterapico era stato effettuato secondo le regole dell'arte medica e quindi le dannose conseguenze risentite non potevano essere addebitate al sanitario che aveva compiuta la cura. Una prima sentenza parziale venne emessa in data 21 settembre 1954. I giudici stabilirono che l'azione promossa dalla signora Valeria P. era legittima poche rientrava nel termine stabilito dei cinque anni, poiché le gravi conseguenze dovute al trattamento radioterapico subito si erano verificate nel 1949 e soprattutto perchè Valeria P. non era in grado di poter intentare la causa prima di venire a conoscenza di ciò che la cura le aveva provocato. Il Tribunale dispose anche per una consulenza tecnica allo scopo di controllare se effettivamente durante la cura cui Valeria P. venne sottoposta furono osservate le necessarie norme di prudenza, che anche una pubblica amministrazione deve seguire. Contro queste decisioni del Tribunale sia l'Università che il prof. Scopesi interposero ap pello. E ora la Corte ha modificato il giudizio del Tribunale, affermando che la legge preclude alla signora Valeria P., proprio per la prescrizione, ogni possibilità di ottenere oggi il risarcimento richiesto per i danni estetici, anatomici e funzionali che si sono verificati prima del luglio del 1948, poiché avrebbe dovuto richiederli nel termine utile di cin¬ que anni. Di conseguenza la signora Valeria P., vittima del radium, potrà ottenere solo l'indennizzo per i danni riportati dopo tale epoca. E, - naturalmente, sarà necessario un nuovo ricorso alla giustizia. Il tragico errore di un ragazzo
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