I comunisti cinesi liberano i ventinove internati americani

I comunisti cinesi liberano i ventinove internati americani I comunisti cinesi liberano i ventinove internati americani In cambio Washington concede agli studenti cinesi il visto di uscita - La soddisfazione di Eisenhower (Dal nostro corrispondente) Ginevra, 10 settembre. Un completo accordo è stato raggiunto, .dopo più di un mese di trattative, sullo scambio dei civili tra Pechino e Washington. A Ginevra, il capo della delegazione cinese, ambasciatore Wang Ping-nan, ha comunicato al suo collega statunitense, ambasciatore Alexis Johnson, la decisione del governo di Pechino di liberare i ventinove cittadini americani tuttora detenuti in carcere o trattenuti sotto qualsiasi altra forma. Al tempo stesso il delegato americano ha informato Wang che gli studenti cinesi negli Stati Uniti sono liberi, se lo desiderano, di ritornare in patria e che otterranno in qualsiasi momento il visto di uscita. Le Ambasciate di Gran Bretagna e dell'India assisteranno rispettivamente, per accordo intercorso fra le due delegazio¬ ni, gli americani e i cinesi che rimpatrieranno. Il comunicato dei due ambasciatori non aggiunge altri particolari sulla data del rilascio dei ventinove americani, ma da fonte autorevole si apprende che 1 primi dieci (due donne, cinque religiosi e tre civili verranno liberati «fra un giorno o due al massimo», altri sette «fra brevissimo tempo » e i restanti dodici « il più presto possibile ». Il punto più importante dell'accordo di Ginevra sembra consistere nell' autorizzazione, finalmente accordata dal governo di Pechino, che consente all'Ambasciatore di Gran Bretagna di controllare gli « eventuali ostacoli » posti dai cinesi alla partenza dei cittadini americani. I commentatori americani interpretano pure come un segno della buona volontà cinese l'autorizzazione all' immediata partenza dei primi dieci inter¬ nati, tutti condannati sotto accuse diverse; ed è notevole che fra questi figuri l'ex-capo pilota Lawrence Buoi della società C.A.T. (Chine Air Transworld), diretta dal generale Clair Chennault: l'ufficiale era stato arrestato dai comunisti nel 1949, mentre stava tentando di decollare da un aeroporto già occupato dalle truppe « rosse ». L'Ambasciata indiana di Washington e le autorità consolari indiane sorveglieranno invece a che tutti gli studenti cinesi, « bloccati » negli Stati Uniti dalla vittoria di Mao e desiderosi di tornare in patria, non soltanto ottengano il visto, ma vengano anche assistiti e finanziati per tutte le necessità materiali. La notizia dell'accordo di Ginevra^ha suscitato viva soddisfazione negli Stati Uniti. Certo il portavoce del Dipartimento di Stato li è affrettato a precisare che a Ginevra non è stato concluso un « accordo fra Stati», ma è stata conclusa soltanto una « dichiarazione congiunta» fra i due ambasciatori; ha assicurato che l'intesa sui prigionieri non equivale ad un riconoscimento diretto o indiretto del governo di Pechino; che l'atteggiamento di Washington non è mutato. Tuttavia queste precisazioni, necessarie in sede diplomatica, nulla tolgono alla profonda soddisfazione. Lo stesso Presidente Eisenhower l'ha espresso in una dichiarazione pubblica, dicendo: < Possiamo ringraziare Iddio del fatto che altri americani saranno liberati dalla Cina comunista»; ed il Dipartimento di Stato ha manifestato la convinzione che Pechino non verrà meno alle sue promesse, e che le conversazioni di Ginevra potranno utilmente continuare. £

Persone citate: Alexis Johnson, Clair Chennault, Eisenhower, Lawrence Buoi, Mao, Wang Ping-nan