Churchill rimpiange che gli americani abbiano ritardalo l'attacco su Berlino

Churchill rimpiange che gli americani abbiano ritardalo l'attacco su Berlino Una dichiarazione polemica sulle ultime fasi del conflitto Churchill rimpiange che gli americani abbiano ritardalo l'attacco su Berlino "Se nel '43 avessero accolto il mio consiglio di precedere i russi (dice l'ex-Primo Ministro) ci saremmo trovati in una posizione migliore^ (Nostro servizio particolare) Londra, 7 settembre Bir Winston Churchill, che dal giorno delle sue dimissioni in aprile non aveva più fatto udire la sua voce, oggi ha posto flng a questo lungo silenzio con- una scottante dichiarazione, che inevitabilmente riaccenderà la vecchia polemica anglo-americana sulla strategia alleata nella fase finale della guerra. Egli ha infatti asserito che, se gli americani avessero ascoltato i suoi consigli, le truppe alleate avrebbero occupato Berlino prima di quelle sovietiche, assicurando in tal modo agli anglo-americani per le successive trattative con i russi una posizione migliore di quella, in cui si trovarono nel 1945. Queste parole le ha pronunciate al termine della colazione offerta in suo onore ad Hastings (un piccolo porto sulle coste meridionali) dai rappresentanti della < Confederazione dei cinque porti >. Questa società fu creata verso il liOO tra i cinque porti di Hastings, Romney, Bythe, Dover e Sandwich (tutti lungo la Manica) allo scopo di ottenere speciali privilegi in campo marittimo e di <coordinare > in caso di guerra i toro rifornimenti di navi e uomini al re d'Inghilterra: autorità suprema della Confederazione era il < Lord guardiano >, con residenza a Dover. Da vari secoli ormai questa < associazione portuale > non è più che una curiosità storica, una tradizione, e la carica di "Lord guardiano > i soltanto un titolo onorifico a vita. Questo titolo è portato ora da sir Winston Churchill, e l'odierno banchetto a Hastings ha appunto avuto lo scopo di celebrare l'offerta all'ex-Premier di un quadro donatogli dalla Confederazione, in cui, sullo sfondo delle < bianche scogliere > di Dover, egli è ritratto in alta uniforme. Churchill si è dlchia rato soddisfattissimo della tela, l'ha esaminata più volte con visibile compiacimento e durante il pranzo se l'è fatta porre proprio di fronte per ammirarla a suo agio. Accanto a Churchill sedeva il Maresciallo Montgomery, il quale, al termine del pasto, ha invitato i commensali a brindare in onore del <grande condottiero dell'ultima guerra » Churchill s'è aitato, commosso, e ha dato inizio al suo discorso: « Noi fummo molto fortunati, durante la guerra, ad avere due generali come Lord Montgomery e Lord Alexander. Nessuno meglio di Montgomery avrebbe potuto sgombrare l'Africa Settentrionale dalle trup «■iiiifiiiiiiiiitiiisiiiiiiiiiiiiiiiiiniiisiifiitiiiitii pe nemiche e preparare in tal modo la strada per il balzo sul continente europeo, compiuto In gran parte dai nostri amici americani ». Churchill è cosi giunto alla frase esplosiva: « Io ritengo però di non errare, affermando che, se i nostri amici americani avessero ascoltato le richieste che io e altri facemmo, e si fossero sforzati di dae il massimo appoggio all'ala sinistro della grande armata da loro condotta entro il cuore della Germania, noi avremmo forse occupato Berlino e ci saremmo assicurate ottime posizioni nell'intero territorio conquistato. I vantaggi che ciò avrebbe portato al nostro Paese non erano palesi allora a tutti, ma non vi è alcun dubbio che se si fosse permesso a Lord Montgomery di procedere come egli voleva e come io invocavo, ci saremmo trovati in una posizione — mi spiego con delicatezza — che ci avrebbe permesso di trattare con i nostri amici provenienti dall'altra parte meglio di come ci è stato invece possibile fare ». Dopo questo polemico preludio, il discorso si è portato su placide acque non politiche e non. storiche e in questo tono è terminato. Non resta ora che nspettare le risposte che indubbiamente vorranno d'erre a Churchill le autorità politiche e militari americane direttamente toccate dalle odierne considerazioni _ m. c.