Inasprite le condanne alla madre e alla sorella

Inasprite le condanne alla madre e alla sorella Processo d'appello per l'incatenata dì Confienza Inasprite le condanne alla madre e alla sorella Tre anni di carcere per le sevizie inferte alla demente Milano, 6 settembre. Il processo di secondo grado che i congiunti di Maria Glè — la povera minorata di mente costretta dai famigliari a vivere in un porcile con una catena fissata alla gamba destra, all'estremità della quale era attaccato un peso di circa 11 chili — si è svolto oggi davanti ai giudici della Corte d'Assise d'Appello presieduta dal consigliere De Ruggero. Nel giugno scorso gli Imputati: Maria Coppa, Giovanni ed Angela Glè — rispettivamente madre, fratello e sorella della poveretta — venivano riconosciuti colpevoli del reato di sequestro di persona e condannati a due anni di reclusione. ,11 ricorso presentato dagli avvocati Dall'Ara, Cantù e Provana ha avuto un esito non solo negativo per i tre imputati che dovevano rispondere anche del reato di maltrattamenti, ma aggravato per la madre e la sorella della vittima. La Corte d'Appello di Milano, dopo una severa requisitoria del P. M. dr. Ciccarelli, ha pronunziato la seguente sentenza: Maria Coppa ed Angela Giè colpevoli di reati di sequestro e di maltrattamenti nei confronti della congiunta Maria Glè, di 40 anni, sono condannate alla pena di tre anni di reclusione; Giovanni Glè è condannato ad un anno e due mesi della stessa pena perchè riconosciuto colpevole soltanto di concorso nel reato* di sequestro di persona. La inumana vicenda di Maria Glè è stata ampiamente riferita a suo tempo. Come si ricorderà la «prigioniera di Confienza» viveva in un porcile dove da parecchi giorni i famigliari l'avevano segregata terrorizzandola con minacce e sottoponendola a più riprese a bastonature, giungendo persino, come.si.è detto, a legarle alla caviglia destra una caténa con un peso per impedirle di uscire e di girare per il paese dove avrebbe certo riferito lo spaventoso martirio cui era sottoposta. La scoperta della laida dimora di Maria Giè veniva fat¬ ta per puro caso da due cacciatori che subito informavano 1 carabinieri del luogo. La madre, la sorella ed il fratello della sciagurata tratti in arresto e rinviati a giudizio, venivano giudicati dal Tribunale di Vigevano che li condannava unicamente per reato di sequestro di persona. I difensori ritenendo la pena eccessiva inoltravano appello e la Corte di secondo grado di Milano ha stasera concluso il giudizio con una sentenza più dura della precedente. Mentre com'è noto la sventurata si trova sempre ospite di un istituto di assistenza in Piemonte, i suoi aguzzini internati nel carcere giudiziario di Vigevano dovranno rimanervi prima che la Surema Corte di Cassazione — cui intendono rivolgere ultima Istanza — avrà pronunciato il giudizio definitivo.

Persone citate: Angela Giè, Angela Glè, Ciccarelli, De Ruggero, Giovanni Glè, Maria Coppa, Maria Glè, Provana

Luoghi citati: Confienza, Milano, Piemonte, Vigevano