Sono morti i due giovani alpinisti scomparsi da sabato sul Monte Rosa

Sono morti i due giovani alpinisti scomparsi da sabato sul Monte Rosa Le salme sepolte sotto la neve in tondo al canalone Vincent Sono morti i due giovani alpinisti scomparsi da sabato sul Monte Rosa Ritrovati gli zaini e un berretto dalle squadre di soccorso di cui faceva parte il fratello di una delle vittime - Studente liceale uno dei due sfortunati scalatori - L'altro, padre di tre figli, era segretario della D.C. di Borgosesia (Dai nostro inviato speciale) Alagna Sesia, 6 settembre. Dopo due giorni di ansie e di spasimi, dopo innumerevoli ore d'angoscia in un'alternativa di disperazione e di speranza, oggi alle 17 il dramma dei familiari di Mario Barbonaglia e di Marco Turcotti ha avuto lo scioglimento che ormai era previsto. I due giovani alpinisti sono morti, giacciono sotto uno spesso strato di neve in fondo al canalone Vin¬ cent, che essi domenica mattina avevano animosamente at taccato, e che li ha traditi. Alle ore 17 è arrivata la squadra del Corpo di Soccorso Alpino della Sezione del C.A.I. di Borgosesia, partita già nella mattinata di lunedi per iniziare le ricerche, coordinate dal capo-guida di Alagna, Enrico Chiara, con la guida Pino Moro. Era composta di dieci alpinisti comandati dal dottor Ovidio Batteri, di Borgosesia; e ne faceva parte Francesco Barbonaglia, fratello di uno degli scomparsi. A lui è toccata la triste sorte di ritrovare, stamane verso le ore 9, lo zaino del fratello; e a lui, giungendo al Caffè delle Guide dove 1 familiari erano in attesa, è toccato il compito crudele di dare al padre la dolorosissima notizia. I dieci alpinisti avevano vi' si impenetrabili, induriti dalla fatica e dal peso di quella notizia che desideravano tacere o almeno tardare il più possi bile. Ma non potè durare a lungo questo loro impegno Giovanni Barbonaglia, padre di una delle due vittime, la lesse sul viso di Francesco, nello stesso contegno elusivo dei compagni. <E Mario? E Ma rio? >, continuava a ripetere '.1 padre, con voce di pianto «Non sappiamo nulla>, rispose Francesco. Poco dopo ani mise: «Non.abbiamo trovato che i due zaini>. «Allora — gemette il padre piangendo — allora vuol dire che sono morti >. Francesco non resse più. Come liberandosi di quella tremenda notizia che lo soffocava, sbottò, brusco: « Ma sì, sono morti, sono morti tutti-e duo. E abbracciò il padre, ed entrambi si abbandonarono a un pianto convulso, spezzato dal singhiozzi. Poco dopo il pa : e straziato fu colto da malore e un medico dovette fargli una iniezione tonica per il cuore. Presso di loro erano 1 genitori di Marco Turcotti; dotati d'una gran fede, dalla quale traggono una forza d'animo eccezionale, essi rimasero In apparenza impassibili. L'ing. Andrea Turcotti ebbe appena una contrazione alle mascelle, chinò il capo, la sua mano cercò e strinse impercettibilmente quella della moglie. Entrambi si ripresero subito, e sempre dominando il loro dolore si avvicinarono agli alpinisti, informandosi sulle possibili cause della sciagura. I due gruppi di parenti hanno poi fatto ritorno a Borgosesia; particolarmente doloroso & stato l'Incontro del signor Barbonaglia con la giovane nuora, moglie di Mario, schiantata dalla notizia. Due nuove vittime della montagna, due famiglie colpite dalla sventura; e ancora una volta ci si deve chiedere: imprudenza? fatalità? Non è possibile dare oggi una risposta a questi due interrogativi. Mario Barbonaglia era un provetto alpinista, aveva 32 anni, era sposato, padre di tre bimbi in tenera età; impiegato in uno stabilimento di Borgosesia, segretario della locale sezione della Democrazia Cristiana, le sue ore libere le trascorreva| in montagna. I_ Varallo, apparteneva ai Giovani Esploratori ed anche lui era appassionato della montagna. Il nonno materno è il noto alpinista Battista Gugllermino, che ha dato il nome a una vetta del gruppo del Monte Bianco, e che l'anno scorso, ultraottantenne, scalò una « prima > nel gruppo del Monte Rosa. Uniti dal comune amore per la montagna, sabato scorso Mario Barbonaglia e Marco Turcotti partirono da Borgosecir. per recarsi, con altri amiri, fui Balmenhorn, contando di assistere alla benedizione del « Cristo delle Vette >. Lasciata la motocicletta ad Alagna, si avviarono al pomeriggio lungo H sentiero. Trascorsero la notte nella Capanna Valsesia, a sette ore di marcia, da Alagna, la mattina di domenica si avviarono con la comitiva, che aveva scelto l'itinerario della Punta Parrod. A un certo punto i due giovani decisero Invece di giungere alla mèta traversando il ghiacciaio del Piode e scalando il canalone Vincent. Questo, data la sua esposizione a nord-ovest, costituisce un'ascensione difficile anche per alpinisti di valore. Finora è stato scalato soltanto sei volte; la sesta ascensione è avvenuta appunto poche settimane fa e gli scalatori vi smarrirono un rampone, di cui' Barbonaglia e Turcotti dissero che sarebbero andati alla ricerca. I compagni di escursione tentarono di dissuaderli, ma infine li lasciarono partire senza apprensione, conoscendo la perizia e la prudenza di entrambi. Con lo sguardo li seguirono a lungo, e alle ore 8 videro che avevano cominciato ad attaccare, al Roccette, la parete del canalone che si prolunga in un ripido pendìo, ghiacciato per circa seicento metri. I>a sommità del canalone è formata da una cornice di ghiaccio e neve. Qui tra le 11 e mezzogiorno deve essere avvenuta la disgrazia, a pochi metri dalla vetta. Si suppone che la cornice abbia ceduto mentre i due vi si arrampicavano, o ch'essi siano stati travolti da una slavina. Dove si sono fermati i loro corpi, straziati dagli urti lungo il pendìo? Gli zaini, più leggeri, sono rotolati sulla neve fino in fondo e sono stati ritrovati ai piedi del canalone. Barbonaglla e Turcotti avevano mantenuto la promessa: nello zaino del primo è stato rinvenuto il rampone ch'essi avevano recuperato. Nessuno, naturalmente, assi stè alla loro caduta. L'allarme fu dato domenica sera dai lo¬ rshDpmlainedccgmtstvcCrlftdzLsipsnlmrptrfdstsvusdncrnnzAvancreaiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiifiiiuiiiiiiiEiiEiaiiiniiiiiiiiiiii ro compagni, non avendoli visti nè sulla vetta del Balmenhorn nè al Titrovo di Alagna. Da Borgosesia lunedì mattina partì la squadra di dieci uomini del Corpo di soccorso della locale Sezione del C.À.I. Ma intanto, a Varallo, le guide erano pronte a partire, e altre da Alagna avevano iniziato il cammino, al comando di Enrico Chiara. Furono lanciate grida di richiamo, metro per metro il canalone fu esplorato coi ' binoccoli. Nessuna risposta agli appelli, nessuna traccia sul pendìo, data la neve caduta nella notte. Stamattina all'alba le ricerche sono state riprese. Alle 9, Chiara trovava un berretto rosso e Francesco Barbonaglia lo riconosceva per quello del fratello. Poco dopo venivano trovati, a cinquanta metri di distanza l'uno dall'altro, i due zaini. Significato eloquentissimo. Le ricerche sono state sospese, anche perchè alle ore 10 è incominciata dal canalone una pericolosa caduta di pietre. La squadra ha ripreso il cammino di Alagna dove è giunta alle ore 17. Sul posto sono rimaste le guide Chiara e Moro, che poi hanno proseguito per il rifugio Valsesia ove attenderanno la spedizione di ricupero da essi richiesta. Questa sera, alle ore 20, infatti, sono partite quattro guide munite di aste di ferro per sondare la neve e di altri attrezzi atti al recupero delle salme. Giungeranno al rifugio verso le ore 3. A costoro si uniranno le due guide in attesa, e altre sette che verranno dal Col d'Olen. E si metteranno subito alla ricerca dei corpi. E' possibile ch'essi vengano ritrovati nella stessa notte o nella mattinata di domani. Ma non si nutrono molte speranze che così avvenga. Oggi, ad Alagna, è piovuto molto, piove anche stasera. Pioggia qui a 1200.metri, significa neve e nebbia a 3800, neve e nebbia che non possono certo favorire la loro impresa di coraggio e di pietà. Giuseppe Farad ile due vittime: Marco Turcotti (in alto), di 16 anni e Mario Barbonaglia, di 82 anni