Una montagna alta 800 metri è caduta su Villa San Sebastiano
Una montagna alta 800 metri è caduta su Villa San Sebastiano LA VIOLENTA ALLUVIONE NIELLA MARSICA Una montagna alta 800 metri è caduta su Villa San Sebastiano La sciagura dopo 50 minuti di pioggia torrenziale - Una coltre di fango alta quattro metri • Sette persone mancano all'appello - La febbrile opera di soccorso Pescara, 6 settembre. Villa S. Sebastiano, il paesino della Marsica posto a 750 metri sul livello del mare, sta vivendo giornate di triste notorietà dopo l'alluvione dì ieri pomeriggio. Chi giungeva alla stazione di Tagliacozzo oggi, riceveva una triste impressione: la gente era mesta e si era radunata in capannelli per discutere sugli ultimi istanti precedènti la < calata della montagna di Aurunzo ». Era la stessa gente che la sera avanti aveva ballato e si era divertita ad Avezzano nella festa di chiusura della settimana marsicana ed oggi piangeva i quattro morti finora accertati, e le case distrutte. Le genti dei paesi limitrofi a S. Sebastiano fanno a gara nel porgere il loro aiuto: Colle di Monte Bove, Sante Maria, Carsoli, Celano, tanto per citare i maggiori centri, si prodigano nei soccorsi. Oggi, sulle tsiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiii tavole modèste, un piatto di minestra calda ha rifocillato una parte delle seicento persone rimaste senza casa. L'Ente per la valorizzazione del Fucino e la Pontificia opera di assistenza hanno inviato sul posto coperte, viveri e medicinali. Il Pontefice, appena appresa la notizia, ha inviato sul luogo mons. Baldelli, capo della Pontificia opera di assistenza, per coordinare i soccorsi. Il sottosegretario on. Natali ha presieduto varie riunioni a cui hanno preso parte personalità politiche, militari e amministrative. Secondo i primi calcoli, i danni si fanno ascendere a un miliardo. La tragedia di Villa S. Sebastiano, il ridente paesino marsicano, è la stessa che toccò alla gente del Polesine, del Salernitano, della Calabria e della Sardegna. Tutto è avvenuto in un batter d'occhio. La pioggia era cominciata a cadere iiiiiii mimili Mimi ninnimi alle ore 16 di ieri; dopo cinquanta minuti un terribile fragore richiamò l'attenzione di alcuni contadini: i canaloni posti alla sommità del monte Aurunzo alto circa 800 metri, non avevano più contenuto l'acqua piovana che era fuoruscita dagli alvei, riversandosi per la vallata. Ma in un primo momento non si diede molto pcjo al fragore, credendo trattarsi del solito brontolìo proveniente dal cielo durante i temporali. Purtroppo, invece, la montagna precipitò a valle trascinando sassi, terra, tronchi di alberi per un volume di 20 mila metri cubi: oltre duemila pecore, una cinquantina di asini ed altrettanti muli, venti cavalli, più di trecento animali da cortile sono andati perduti. A questo vanno aggiunte dodici case completamente distrutte ed altre cinquanta gravemente danneggiate. I morti sono quattro: Barbara Scarsella di 52 anni, Brigida Testa di 72 anni, Palmarosa Verdolocco dì 75 anni e Nazzarena Ricci di 53 anni. I contadini compresero la tragedia quando videro avanzare una densa coltre di fango alta circa quattro metri. Allora fu Il pànico; le donne volsero lo sguardo alla grossa croce che si erge sul Colle Caruso chiedendo protezione: tre dì esse venivano inghiottite dalla melma senza che alcuno potesse soccorrerle e la povera Nazzarena Ricci veniva schiacciata da un masso contro un muro. La donna riusciva a mettere in salvo il nipotino, Roberto Lucidi di 8 anni, sollevandolo ed adagiandolo su una sporgenza. Il contadino Giuseppe Pascucci lo traeva poi da quella sporgenza. Vigili del fuoco di Avezzano, Sulmona, L'Aquila, Chieti e Roma, al comando del vice-comandante Ruggeri di Roma, e due ingegneri che dirigono le operazioni, sono all'opera per rimuovere le macerie e riattare le yie d'accesso al paese, e -er ricercare sette persone, fra cui un villeggiante, che mancano all'appello. I senza tetto sono stati alloggiati in parte nelle scuole di Avezzano; altri sono stati avviati agli ospedali di Tagliacozzo e di Avezzano. I paesi situati sull'altro versante del Monte Aurunzo, e cioè Castellaflume, Capadocla, Petrella e Liri, hanno pure subito danni. Oggi sulla via Tiburtina Valeria una lunga teoria di camion militari trasportano sfollati e masserizie verso i vicini paesi, in un triste esodo.
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