Conferenza-stampa a Roma del capo sindacalista Reuther

Conferenza-stampa a Roma del capo sindacalista Reuther Conferenza-stampa a Roma del capo sindacalista Reuther lì presidente del CIÒ, che raggruppa set milioni di lavoratori americani, dichiara che le risorse esistenti in Italia non sono sfrattate a fondo - Critiche agli imprenditori - "Gli operai degli S.U. vogliono leggi immigratorie più liberali (Nostro servizio particolare) Roma, 6 settembre. Walter Reuther, presidente del C.I.O. (Congress of Industriai Organisations), che il giugno scorso stipulò con la Ford e la General Motors nuovi contratti collettivi in cui è prevista per la prima volta una forma di salario annuo garantito per i lavoratori soggetti a licenziamenti stagionali', è giunto questo pomeriggio all' aeroporto di Ciampino, ricevuto dal segretario della CISL, on. Pastore, e dal segretario coordinatore della UIL, Italo Viglianesi. Il dinamico sindacalista, che intende trattenersi a Roma qualche giorno, non ha perso tempo e già pochi minuti dopo il suo arrivo aveva fissato un appuntamento, per questa sera, con Pastore e Viglianesi, e ln- rdgcml'cnaaslinsamtotuanmdmmspu detto una conferenza-stampa in un elegante albergo della Trinità dei Monti. A questa conferenza il sindacalista si è presentato fresco e pugnace: « Domandatemi quel che volete — ha detto — mettetemi pure in imbarazzo ed io vi risponderò con schiettezza >. Di domande gliene sono state rivolte parecchie ed a tutte Walter Reuther ha risposto in maniera ampia e non senza rudezza di espressioni per l'andamento delle cose in Italia nel settore della produzione. Una domanda è stata: «Che differenza c'è tra il salario garantito ottenuto per I lavoratori dell' industria automobilistica americana e la Cassa d'integrazione salariale che funziona in Italia nn dal 1941? >. La risposta è stata pronta: «In Italia si divide la scarsezza, in America si divide l'abbondanza. Ciò è dovuto in gran parte a differenze sostanziali di struttura. Negli Stati Uniti si tende ad una produzione di massa con bassi costi, in Italia, con le dovute eccezioni, si tende, invece ad ottenere alti profitti unitari su un basso volume di produzione. Ogni paragone tra il salario garantito e le forme integrative previdenziali itajiane è irrazionale >. « Allora — è stato chiesto — a chi dobbiamo in Italia addossare la responsabilità di un tale stato di cose: ai cartelli? A fattori restrittivi organizzativi? A difetti strutturali? A scarsità di risorse, alta popolazione, territorio povero? Ad ovviare qus ste deficienze bastano leggi ap posite o si deve agire verso 1 responsabili? ». . « Siamo "d'accordo — ha ri sposto — sulla scarsità delle risorse italiane, ma non dobbiamo esagerare. Sono personalmente convinto, però, che le risorse esistenti non siano sfruttate a fondo, e che non si impieghi opportunamente la manodopera italiana. In una parola, le massime americane nel campo della produttività possono essere applicate anche in Italia. Siamo consci del prò blema della sovrapopolazione e noi sindacalisti americani ci battiamo per leggi immigratorie sempre più liberali, ma non possiamo non considerare che idue milioni di disoccupati italiani e il milione di sottoccupati sono, in parte, la conseguenza dei cartelli industriali e dell'egoismo di molti imprenditori, che porta ad una limitazione della produzione. I dirigenti italiani, perciò, non debbono limitarsi a lamentare la scarsità delle risorse. In quanto alle leggi, non ci si attenda da esse effetti magici. L'intervento statale deve essere limitato e si deve lasciare alla libera iniziativa l'attuazione di un sistema, ma se coloro che» detengono le leve della produzione Bono inefficienti, allora è bene che lo Stato intervenga ». Reuther si è poi dilungato nel descrivere la lotta sindacale negli Stati Uniti e gli obiettivi raggiunti per l'elevazione delle paghe e quindi del tenore di vita dei lavoratori: «Ma questi obiettivi non sono mai disgiunti dall'intensificazione della produttività >. «Il sindacalista — è stato chiesto a Reuther — è bene che sia anche un uomo politico o sarebbe meglio, invece, che dedicasse tutte le sue energie alla difesa del lavoratore?». «Dipende — ha risposto 11 presidente della C.I.O. —. SI tratta ■ di una decisione'' tattica che deve obbedire tuttavia ad una regola: se il Sindacato ottiene i successi desiderati, non è necessario spostare politicamente l'azione; se l'opposizione del datori di lavoro è cruda, allora conviene la pressione politica >. La conclusione della confe¬ renza-stampa è stata dedicata da Walter Reuther alle, conseguenze che potrebbero avere nel campo del lavoro una semplice maggiore automatizzazione e l'incessante miglioramento tecnologico anche in rapporto allo sviluppo delle applicazioni atomiche: «Noi non ci impressioniamo — ha detto il sindacalista — al pensiero che un giorno per costruire automobili possa bastare un terzo dell'attuale manodopera. Quando il mercato americano sarà saturo e tutte le categorie di cittadini avranno raggiunto quell'alto tenore di vita che noi ci ripromettiamo, penseremo al resto del mondo, e non certo con la mentalità dello zio d'America, ma con l'introduzione, In uno spirito di .libertà e di rispetto umano, dei nuovi- sistemi di produzione. «Le innovazioni non debbono impressionarci e in esse dobbiamo vedere soltanto uno strumento di abbondanza economica per tutti 1 popoli. D'altronde — ha concluso — ci batteremo per ottenere un minor numero di ore settimanali di lavoro, per prolungare il periodo di preparazione professionale dei giovani, per abbassare 11 limite di età per il diritto alla pensione ». Su questa visione di lotta futura in un mondo reso più fecondo dalla solidarietà sindacale, si è chiuso il meeting di Walter Reuther. . a. m. Reuther durante la conferenza-stampa (Telefoto) tt onferenzastamp in

Persone citate: Italo Viglianesi, Pastore, Viglianesi, Walter Reuther