La maggioranza dei deputati si dimette per protesta contro il principe di Monaco di Giovanni Giovannini

La maggioranza dei deputati si dimette per protesta contro il principe di Monaco TEMPESTA POLITICA NEL PRINCIPATO DELLA COSTA AZZURRA La maggioranza dei deputati si dimette per protesta contro il principe di Monaco Ranieri III, prima di partire in crociera, aveva richiamato al governo due funzionari compromessi nello scandalo della Banca - Il Consiglio si ribella e accusa i favoriti della Corona - Un intrigo di famiglia complica la crisil (Dal nostro inviato speciale) Monaco, 6 settembre. Per la prima volta nel suo regno, S.A.B. Ranieri III, principe di Monaco, si trova davanti a una crisi politica grave, anche se per ora non drammatica. Alle sette di stasera, dice un comunicato ufficiale, il « Conseil National », dopo essersi riunito in seduta privata e dopo aver deliberato sulla situazione creatasi col ristabilimento nelle loro funzioni dei signori Arthur Crovetto e Cesar Solomito, ha deciso l'invio al ministro di Stato delle lettere di dimissioni dei seguenti suoi membri: Auguste Medecin, Etienne Boeri, Paul Ohoiniere, Jean Charles Rey, Emile Gaziello, Jean Parquet, Francois Marquet, Jean Notati. Alla stessa decisione hanno aderito per lettera tre assenti, il presidente stesso del « Conseil National », Simon, con i colleghi Thibaud e Boisson. Aggiunti ai due che avevano preceduto tutti nelle settimane scorse — Fissore e Mercuri), — sono così tredici su diciotto i consiglieri che hanno dato le dimissioni. Dei restanti cinque, inoltre, solo due — Palmero e Bernasconi — sono stati nettamente contrari; gli MIIIIllllllIIllllItllllf ItllllllllllllllItlllllllllllllllill o n , a l i i, s n t, o i, i n. o auio n— o li ultimi tre — Oreglia, Camperà e Orecchia — han dichiarato oggi di volerci ancora pensar sù ma, secondo l'opinione prevalente, finiranno per seguire l'esempio del grosso. Così l'unico organismo rappresentativo, sia pure in minima parte paragonabile al Parlamento degli altri Paesi, ha elevato- la sua quasi unanime protesta contro il principe. Probabilmente Ranieri III aveva previsto una reazione del genere quando domenica, nel levar delle ancore del suo yacht « Deo adiuvante », aveva ammesso a salutarlo due personaggi il cui arrivo in porto aveva suscitato il generale stupore.: i signor Arthur Crovetto e Cesar Solomito. Gli stessi due personaggi venivano 2-4 ore dopo reintegrati da una Corte monegasca in quasi tutte le cariche pubbliche, dalle quali erano stati estromessi soltanto due mesi addietro, U 7 luglio, quando un comunicato ufficiale annunciava che « Sua Altezza Serenissima ha esonerato i signori Crovetto e Solomito da ogni funzione da essi ricoperta, sia come funzionari, sia per incarico del Principe o dello Stato». Era nei giorni in cui si diffondeva la notizia del dissesto llllllIIIIIIIIIIIIlllllIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIllllllllllllIIU della <Banque des Metaux Précieux ». Proprio il « Conseil National », che è specificatamente competente in materia di bilancio, apprendeva che a sua insaputa e sorto la sola responsabilità del ministro delle Finanze signor Crovetto, lo Stato monegasco aveva depositato 900 milioni di franchi in quella banca: non solo, ma si sentiva chiedere altri 850 milioni per salvarla dal crak. Il Consigli", davanti alla situazione di emergenza, decideva di concedere i X50 milioni, ma di chiedere al tempo stesso una commissione d'inchiesta: il Principe allontanava il Crovetto (e con lui il Solomito, allora presidetite del consiglio d'amministrazione di Radio Montecarlo, personaggio comunque di secondo piano), e si iniziavano le indagini. Interveniva anche la Magistratura con l'arresto dell'amministratore delegato della Banca dei Metalli Preziosi, il greco Hambey; l'inchiesta giudiziaria ha proceduto però con estrema lentezza, tanto che l'arrestato è stato per la prima volta sottoposto a interrogatorio soltanto ieri. Le cose sembravano quindi avviarsi alle colende greche, quando si aveva l'improvviso intervento del principe, il quale, senza attendere sentenze nè politiche nè giuridiche, assolveva per conto suo i due incriminati, li richiamava a cariche importanti, e salpava immediatamente le àncore. Sconfessato direttamente rimaneva il Consiglio Nazionale, che aveva promosso i provvedi menti del 7 luglio, aveva condotto l'inchiesta con cinque suoi membri e soprattutto ne conosceva già le conclusioni. Nella lettera che gli undici membri hanno oggi allegato alle loro dimissioni, vengono per la prima volta rese di pubblica ragione tali risultanze Sorvolando sui particolari tecnici, diremo soltanto che si tratta di una condanna per il Crovetto, « il quale ha trascinato il Tesoro in operazioni speculative non conformi alle regole che devono presiedere alla gestione dei fondi pubblici, senza metterne mai al corrente i competenti organismi dello Stato ». aiiiitiiitiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiii i Dimissioni in massa, quindi, contro V atteggiamento del principe. I consiglieri hanno tenuto a precisare molto fermamente che la politica non c'entra: <Il comportamento del Consiglio Nazionale favorevole all'armonioso sviluppo dei rapporti franco-monegaschi rende per lo meno arrischiata e senza fondamento l'affermazione che tende a giustificare il richiamo dei due personaggi già revocati, per il timore di veder turbati questi rapporti dalle agitazioni' di una minoranza ». ' In realtà, a nessuno ha fatto molto piacere la recente sostituzione, anche se contemplata dai trattati, di uno dei tre ministri monegaschi col funzionario francese signor Pierre Pene: cosa che tra l'altro aveva citato a giustificazione del suo atto uno dei due consiglieri che già precedentemente avevano dato le dimissioni, il signor Fissore. Quali conseguenze pratiche potrà avere l'odierna decisione del Consiglio Nazionale/ Non grandi certo: i primi a sorridere della possibilità di una crisi dinastica erano gli stessi dimissionari da noi interpellati dopo la seduta. Ai loro argomenti si è contrapposto già da parte di certi ambienti strettamente lealisti la voce che il principe è stato costretto ad agire come ha agito, essendosi accorto di una specie di complotto ai suoi danni tra la sorella Antoìiietta e certi consiglieri, in particolare il suo intimo amico Jean Charles Rey. Sta di fatto che la principessa si è vista in questi giorni diffidare dal fratello dall'occuparsi in qualsiasi modo di pubbliche attività. Ma la forza di Ranieri III è un'altra: giovane bello sportivo fotogenico, è indubbiamente popolare. L'unica critica che gli si muove sottolinea la sua importanza per Monaco: è quella di non sposarsi, di non mettere al mondo degli eredi, di non garantire la sicurezza della dinastia. Poiché se questa dovesse cadere, una Repubblica monegasca non resi sterebbe un giorno all'assorbimento della Francia, e addio iiiittiiiiiiitiitiiiiitiiiiiiiitiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiit paese della felicità senza tasse e senza servizio militare! Così, Ranieri ha ritenuto possibile per lui non preoccuparsi affatto dei suoi Soloni del Consiglio e far vela per la Corsica: ed è probabile che al suo ritorno trovi anche una folla festante sui moli di Montecarlo. Ma è un gioco che a lungo può essere pericoloso: altre folle si preparano a riunire i consiglieri, per spiegare sulle piazze i motivi delle loro dimissioni. Ed entro dicembre si dovrà procedere alle elezioni per sostituire i seggi vacanti in Consiglio. Bara un voto dai significato evidente; da esso forse si potranno t.arre gli auspici per il futuro di questo incantato angolo di Costa Azzurra, dove i turisti beatamente scorrazzano e i monegaschi fanno affari d'oro senza, per ora almeno, mostrare di preoccuparsi minimamente delle vicende del principe, della Corte e dei consiglieri, nonostante un certo loro fascino anacronistico nell'epoca delle cortine di ferro e della coesistenza, delle bombe all'idrogeno e dei satelliti artificiali. Giovanni Giovannini

Luoghi citati: Corsica, Francia, Monaco, Montecarlo