Per mons. Montini le parabole si colorano di nuovi significati di A. Enzo Biagi

Per mons. Montini le parabole si colorano di nuovi significati La lunga giornata dell'Arcivescovo di Milano Per mons. Montini le parabole si colorano di nuovi significati Nella dura battaglia per la giustizia lo guida il principio della carità - "Bisogna aiutare chiunque chieda»» In giro per le fabbriche delle sue novecento parrocchie - Parole di conforto alla mamma di tre giovani assassini (Nostro servizio particolare) Milano, settembre. Il cardinale Schuster trascorreva ogni giorno qualche minuto davanti a una gabbia di canarini. Gli piaceva vederli crescere, o ascoltarli cantare. Gli uccelli accompagnavano le solitarie meditazioni del vecchio monaco: il cinguettio riempiva le stanze severe, pareva un gentile richiamo ai prodigi del Signore. Il Cardinale s'inginocchiava, fissava estatico il Crocefisso, e il suo cuore era colmo di tenerezza. C'è una fotografia che esprime, con molta semplicità, le idee e il carattere del nuovo vescovo. Monsignor Montini è in un asilo di fabbrica, ha sulle ginocchia un bambino, e sorride guardando gli altri piccoli che tentano inutilmente, con pezzi di legno colorati, di costruire un castello. Due operai, ih un angolo, osservano compiaciuti. Sanno che Monsi¬ gnore prega « perchè lo strepito delle macchine diventi musica, e incenso il fumo delle ciminiere >. E' passato appena un anno da quando il Papa gli disse: « Lei andrà a governare la diocesi di Milano ». Era il 2 settembre, e Giovambattista Montini pensò, forse con sgomento, ai tre milioni di fedeli che lo attendevano, tre milioni di anime. Entrò in città in una buia giornata d'inverno, e la pioggia cadeva a scrosci, ma Sua Eccellenza passò per le vie fredde e nebbiose, adagio, in piedi sulla macchina scoperta, benedicendo, e la pioggia bagnava la cappa d'ermellino, il cappello verde, batteva insistentemente sul volto fermo del Pastore, intento a scrutare, quasi volesse fissarne per sempre il ricordo, il suo popolo accorso a salutarlo. Mancava, tra quella folla, un devoto, un anziano signore, che il male aveva relegato in un letto. Mancava una povera donna, condannata dal cancro. L'Arcivescovo seppe, e una mattina, all'alba, Chiamò l'autista e, senza alcuna scorta, senza cerimonie, andò a trovare i due infermi: «Sono contento di potervi conoscere, accettate la mia preghiera », disse presentandosi. E tracciò nell'aria il segno della croce. Sono tanti i bisogni, 1 dolori. Sono tanti 1 problemi. Monsignor Montini sa, che attorno alle novecento Parrocchie che da lui dipendono, sorgono migliaia di fabbriche, e spesso il suono delle sirene copre i tocchi delle campane. Monsignore sa che non è facile stabilire un giusto rapporto fra lavoro e religione, ed ha introdotto nelle sue prediche parole nuove — disoccupazione, diritto al pane, sicurezza dell'impiego — che gli uomini in tuta ascoltano attentamente. Monsignore racconta la storia della vedova del Vangelo, colei che donò a Gesù il solo denaro che possedeva, e dice che è giusto adoperarsi perchè a tutte le vedove venga riconosciuto il diritto alla pensione. Le antiche parabole, per questo cristiano dei nostri tempi, si colorano di nuovi significati. Nella polemica quotidiana, nell'acre battaglia per la giustizia, ha scelto il suo posto: lo guida il principio della carità. La giornata dell'Arcivescovo è faticosa. Egli dedica soltanto quattro ore al sonno; alle cinque e trenta, ogni mattina, nella sua stanza si accende una .luce. Un'ora dopo celebra la Messa, poi fa la prima colazione col segretario e i due pretini usciti da poco dal Seminario di Venegono, che compongono la sua corte. Dalle nove alle tredici lavora, e chiunque abbia un serio bisogno di essere ricevuto può contare sull'udienza. Restano esclusi soltanto i viaggiatori di commercio, perchè nè Sua Eccellenza nè il sacerdote che lo assiste fanno acquisti, chi cerca raccomandazioni, perchè non è bello importunare ditte o enti con inutili lettere, e i giornalisti, perchè il tempo dell'Arcivescovo non basta ai molti compiti che gli sono assegnati. Egli riceve, in media, cinquanta lettere ogni giorno, le apre di persona (di sera, dopo la cena: è per lui una specie di innocente ava go) e a tutti risponde. Ha risposto alla madre del tre Betelle, i giovani assassini del parroco di Vermezzo, 11111m 111111111111111111111111 ! 1111r1111 r t t111 m 1 ! 111111111r 1 che gli domandava un pietoso pensiero per i suoi t ragazzi»: «Pregherò il Signore che l'assista, e usi misericor- '■ dia a quelli che ella porta nel cuore»; ha risposto a Maria Carpeggianl, una serva, detenuta a San Vittore perchè accusata di due infanticidi, e che in una cella ha dato alla luce una bimba, Gabriella, e Gabriella si chiama anche Giovanna per ricordare l'Arcivescovo che le ha mandato la catenina con la croce d'oro e un assegno per la sua mamma infelice. « Bisogna aiutare chiunque chieda — ha detto monsignore, a un dirigente delle AC LI —. Se non ce la faremo, venderemo tutto quello che possediamo ». Sua Eccellenza passa l'intero pomeriggio alla scrivania: sbriga la corrispondenza, prepara i discorsi, esamina le que-., stioni che 1 suoi collaboratori gli sottopongono. E' un lavoro al quale è abituato fin dal tempi della Segreteria di Stato. Esce spesso sulla lunga macchina nera che porta la targa del Vaticano e quasi sempre per recarsi nelle fabbriche. I suoi discorsi sono chiari, senza sottintesi: < I primi a staccarsi dalla religione — ha detto un giorno a tremila operai di Sesto — non furono i lavoratori, ma 1 grandi impresari e i grandi economisti del secolo scorso che sognarono di fondare, un progresso, una civiltà, una pace, senza Dio e senza Cristo. E non diclamo più che la religione è l'oppio del popolo, e cospira a spegnere in esso le energie e la speranza di elevazione: ne è la luce, la gloria, ne è la forza». Così qualcuno dice che < l'Arcivescovo è a sinistra». Un giorno, disubbidendo ai medici, perchè la febbre lo torturava, Monsignore si alza per andare a esporre, a un personaggio molto importante, la triste situazione in cui si (trova un famoso < reazionario». Così qualcuno dice che « l'Arcivescovo è a destra ». Quando fu consacrato Vescovo, e dovette scegliersi un motto, Giambattista Montini propose una frase che può permettere una sola politica: «Avanti col Signore». Egli pensava ai tre milioni di uomini, di anime, che cercano il pane e la speranza: e le anime sono tutte uguali, abbiano un provvisorio domicilio nei tetri palazzoni della Bovisa, o nelle nobili case che si spiegano attorno a San Babi!a. Enzo Biagi 11111111111111111 m111m r 1111111111 i 11111111111111 ! 1 a

Persone citate: Gesù, Giambattista Montini, Giovambattista Montini, Montini, Pastore, Schuster, Vescovo

Luoghi citati: Milano, Sesto, Vaticano, Vermezzo