Sterminio di famiglie in Calabria per uno spietato concetto dell'onore di Clara Grifoni

Sterminio di famiglie in Calabria per uno spietato concetto dell'onore Mentre continua la mobilitazione dei carabinieri contro i fuorilegge Sterminio di famiglie in Calabria per uno spietato concetto dell'onore Uno dei capi dell'"onorata società,, racconta gli episodi della sua vita burrascosa - Un bandito sull'Aspromonte si è sposato, ha figli e vive con la famiglia protetto dall'omertà di tutti (Dal nostro inviato speciale) Reggio Calabria, settembre Eravamo nei pressi del Mercato e l'uomo che debbo limitarmi a chiamare Orazio, cominciò a interpellare le donne sedute fuori delle bottegucee, a questa lanciando un bacio, a quella un frizzo. < Qui — mi disse Orazio, abbracciando con un gesto tutto il quartiere •— è casa mia>. Dovevamo constatare poco dopo che era casa sua anche il caffè centrale nel cui dehors prendemmo posto: i camerieri volavano al nostro tavolo, i passanti si volgevano a salutare Orazio, che distribuiva all'intorno dei riverisco avvocato, degli ossequi baronessa, aventi il duplice scopo di mostrare la qualità delle sue oonoscenze e sviare il pi* possibile la conversazione, ch'io cercavo di mantenere su certi binari. Ma era piuttosto difficile .e non tanto per .via di Orazio, a cui evidentemente sarebbe piaciuto raccontarsi, quanto del suo compagno piccolo e nero, ohe lo teneva implacabilmente sotto il raggio di due occhi sospettosi, duri come il diamante e ogni poco gli dava sulla voce: < Questo non si può dire. A quest'altro non si deve rispondere. Siamo vlncolati, lo sai*. Al che Orazio si stringeva nelle spalle, ridacchiando. Era lui il capobastone in prima, come lo chiamano qui, l'uomo che domina < l'onorata società* calabra, intorno alla quale vanno stringendosi le maglie della polizia; ma era l'altro, il vice-capo o < contabile * che comandava. (Tutti sanno più o meno, per t ragguagli forniti dalla stampa degli ultimi giorni, che cosa sia quest'onorata società (in dialetto 'a fibbia perchè < lega l'uno all'altro * i suoi componenti), vagamente imparentata con la r:afla sicula e la camorra napoletana. Come quelle ebbe origine dal mal governo borbonico e dalla necessità in cui si venne a trovare il popolo, di difendersi dai soprusi e < farsi giustizia da sa *, opponendo alla fsiiiiiiiiiiiiiiniiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiniiiiiiiiiiiii legge una propria legge; ma quasi subito si differenziò dalle altre due per. i < principi > e per.» *flni» (non sempre arbitrari. Talvolta, un po' di bene s'insinuava nell'intricato disegno del male) oltreché per una più cupa violenza nell'attuarli. Non è facile stabilire in che consistano tali < principi >, di cui lo stesso Orazio non sa dare che un'idea approssimativa, pur ricorrendo a parole precise, quali onestà,, lealtà, onore. Come molti degli < affibbiati > anche questo loro autorevolissimo capo è dedito al commercio delle stoffe, che va ad acquista-re personalmente a Chieri e a Prato, per poi smaltirle all'ingrosso o al minuto sulle varie < piazze * italiane, attraverso una fitta rete di rivenduglioli. Ma non crediate, a esempio, che l'onestà di cui mena vanto lo obblighi a non rubare sul metraggio, a non spacciare per stoffe inglesi dei vllissimi cardati e, insomma, ad essere un commerciante scrupoloso; neanche per ridere: La < loro * onestà è un'altra cosa; è il rispetto di ciò che appartiene ai compagni di clan, si tratti di una pecora o d'una donna; nel quale ultimo caso entrain giuoco anche lo spietato e devastante concetto dell'onore, col suo tristo corteo di 'hfamità, sgarbi, tradimenti, che < chiedono * la vendetta di sangue. Poiché l'ottengono sempre, le . itesture di Reggio Calabria, Cosenza e Catanzaro, hanno un elenco cumulativo di circa trecento ricercati per omicidio, in gran parte alla macchia sul selvaggio Aspromonte, regno inalienabile della banda Macri; e il primato della criminalità spetta a Reggio, con ventun cadaveri nel primo semestre di quest'anno. Siamo ben lontani, come si vede, da quella che poteva essere la primitiva figura deU'affibbiato; a cui non mancava forse l'attenuante della passione, né una sua particolare estetica, fra il cavalleresco e lo spericolato. Oggi abbiamo di- iiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii ma lle e bine sena li. nui re ur se, onmo nanzi un. freddo assassino. < Noi siamo contrari allo spargimento di sangue. In'genere bastano questi *, afferma il grosso Orazio, mostrando i suoi pugni micidiali. Ma il compagno gli tàglia l'erba della «mitezza* sotto i piedi: «Bastano quelli, con dentro un coltello e una 6,35 *. Ignoriamo però se. la carriera di Orazio nella <onorata società>, sia dovuta a clamorose gesta o alla sua imponenza fisica o a tutte due le cose; da certi suoi discorsi risulterebbe che, entrato gio io -vanissimo nella ghenga, aurebr a- j be salito gradino per gradino a nrie so li. he lo eer rre o; o * riai di el oaol à, ooieoun ein ela e tà adi si safva oelo di- iii z tgi r ela et lli in ta, na. ma ca te a si lo E1 pon le. di aerta gma itdi e ne a la ra la sini he ano re la scala gerarchica, da < fioretto * o principiante, a < picciotto di sgarro >,'ad < affibbiato * «ero e proprio, a capo ndrànghita, che è la prima tappa di comando. Ogni città della Calabria ha il suo capo ndrànghita, che fa la pioggia e il bel tempo nella propria zona, riuscendo a sapere quanto vi accade ora per ora grazie a quel solertissimo spione che è il < picciotto di giornata*; ma questi capi, in numero di undici, sono tutti alle dipendenze del bosso Orazio, come egli stesso ama definirsi, tanto per americaneggiare un altro po'; e del suo braccio destro, il < contabile *. Di tanto in tanto i capi si riuniscono, variando sempre il luogo dell'incontro e la parola di ordine; quando sia necessario, i tredici entrano in funzione come < tribunale supremo *, per giudicare i soci colpevoli di scorrettezza, indegnità, viltà o (peggio) tradimenti; e infliggono pene che vanno dalla multa, allo sfregio, alla morte. Esiste solo un campo, nel quale i capi non interferiscono ed è quello degli odi ereditari, provocati da 'infamità dirette o indirette, per lo più < macchie all'onore », che si lavano col solito sistema; perciò le < macchie » scompaiono insieme alle famiglie, come è accaduto per i Barbaro e i Mammoliti di Castellage, trucidatisi quattro a quattro, non lasciando che un unico superstite; e come avverrà forse per gli Italiano e i Calipari di Delianova in via di eliminazione; e per i Saturno e gli Anoja di Reggio Calabria, che hanno iniziato da pochi mesi la reciproca strage. Anche quest'odio cominciò con un amore, sanzionato vent'anni fa dal matrimonio di un Anoja con una Saturno. Di recente, il figlio di Anoja si innamorò di una cugina Saturno e il fratello di questa d'una cugina Anoja. Ma un giorno la ragazza Saturno piange, accusando tra le lacrime il fidanzato di averla sedotta; interrogato, quello nega di aver commesso lo « sgarbo » e rifiuta la riparazione. Va da sé che lo spediscono immantinenti al Creatore. La polizia arresta il fratello della ragazza, quale presunto colpevole; ma gli Anoja, persuasi che l'assassino sia inveoe il cognato di lei, lo uccidono a Brancaleone. Due mesi dopo, . .in un bar del quartiere Cari- rti, dove risiedono entrambe le famiglie, un altro Saturno s'az- ;zuffa con un Anoja e lo liqui- ] da a colpi di rivoltella, ferendo contemporaneamente varie donne. Siamo a questo punto, ma tutti pensano che non sia finita. V'è anche chi dice di sapere come e quando cadrà la futura immancabile vittima, put non pensando neanche lontanamente di far qualcosa per impedirlo. In Calabria si sa sempre tutto, magari anche quello che dovrà accadere; ma nessuno parla. < Unn'u saccio >, non lo so, è la risposta che frena un po' dovunque l'opera delle pattuglie. Una cortina di silenzio: intessuta di vecchi terrori, cala sui crimini ed attutisce il passo dei fuggiaschi. Quest'invincibile omertà ha permesso al bandito Vincenzo Romeo, ex-commerciante di bestiame, sul quale pende da ben otto anni una taglia di mezzo milione, di prender moglie durante la latitanza e avere persino dei figli nella sua casa di Bova, in montagna. Orazio, che partecipò agli sponsali, mi racconta d'un vecchio'parroco prelevato in pieno giorno dalla sua canonica e condotto nell'abitazione del fuorilegge, ohe voleva le nozze benedette; quindi trattenuto per forza a banchettare, in compagnia di tutti i capi dell'*, onorata società». Il sette luglio scorso, i carabinieri tesero un agguato a Romeo, che di tanto in tanto abbandona il suo rifugio sull'Aspromonte, per recarsi a trovare la moglie e i bambini. Ma le donne di Bova, non appena avvistarono, il criminale tra le rocce, con un simultaneo agitar di lenzuola alle finestre lo resero conscio del pericolo; ancora una volta Romeo potè sfuggire all'arresto e il paese alle inevitabili rappresaglie brigantesche ohe gli avrebbero fatto seguito. Domando ora ad Orazio se non rischi nulla, mostrandosi alle cinque del pomeriggio, in un caffè del centro. E lui scoppia a ridere, c 7o non rischio iiiini!iii[iiiiiiiiiiiiiuniiiiiiiiiiiii!ii!iinii[|iiiìi mai nulla, perchè sono sempre in regola — dice. — Poi, se vuol saperlo, ho preso le mie precauzioni*. Mi guardo intorno e vedo scorrere il lento fiume del passeggio serale, nella strada intrisa di luce. Clara Grifoni

Persone citate: Barbaro, Calipari, Macri, Mammoliti, Vincenzo Romeo