Gli «assi» delle bocce a Torino per le gare dei campionati nazionali

Gli «assi» delle bocce a Torino per le gare dei campionati nazionali Tifosi e giocatori giunti da ogni parte d'Italia Gli «assi» delle bocce a Torino per le gare dei campionati nazionali Partite drammatiche, ed un pubblico esigente come alla "prima,, d'un dramma - L'industriale in squadra con il manovale e il venditore ambulante - Battute polemiche: "Da noi non ci sono scandali, fra bocce e milioni non corre simpatia,, iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniii i a « State pur certi: il gioco delle bocce non sarà mai in crisi. I giornali non parleranno mai di scandali, di partite vendute e comperate. Fórse perchè Ira bocce e pròjessionismo, fra bocce e milioni, non corre nessuna simpatia. E non mancano tifosi, anni sono pronto a scommettere che in Italia ci sono più appassionati delle bocce che non del calcio, tanto per fare un esempio ». Queste ed altre frasi polemiche, cariche di sottintesi verso gli sport « ricchi >, le pronunciava un anziano signore ad una piccola folla, in un angolo del bocciodromo Lancia di Torino. Era partito in treno venerdì da Mestre, piantando in asso famiglia e ufficio, per venire a vedere i giocatori della sua città che disputano i campionati nazionali nei campi di piazza Bobilant. Tutti gli dettero ragione. Un campione di Firenze si fece largo e volle stringergli la mano; due o tre gli si avvicinarono e dissero: « Io vengo da Benevento, io da Trieste, io dalla Spezia ». Era unr scena quasi patetica, all'antica. La interruppe il fragore di un applauso e la folla si disperse. L'applauso era per la < quadretta* di TorinoSan Paolo che scendeva per affrontare i campioni di Savona. Un incontro atteso, dall'esito incerto. I quattro torinesi, Oramaglia, Motto, Bauducco e Chiusano (un meccanico, un esercente, un agricoltore e un commerciante) si erano allenati con perseveranza, da tre mesi giocavano insieme, tre volte alla settimana, per « affiatarsi », per « farsi la mano ». Grama- glia aveva conquistato nel 1B5Z il titolo di campione per la < quadretta » e Motto, nel 1950, per la « terna ». Von la squadra del Savona dovevano disputare l'eliminatoria, primo passo sulla lunga strada verso la finale. Per due ore e mezzo gli otto giocatori ?ion hanno alzato «i cayo dalla pista, -nascondendo emozioni e turbamenti, apparentemente freddi e distaccati. Era andata subito in testa la squadra di Savona, con due punti. I torinesi, senza scambiarsi altro <fhe rapide occhiate, sembravano ignorare la folla che li attorniava con il fiato sospeso. Il contrattacco fu massiccio: rimontarono i due punti e arrivarono, senza interruzioni, a vincere. 13 a t. Raccolsero le bocce e andarono a sedere fuori del campo. Motto, nel portare alla bocca la bottiglietta di birra, aveva le mani che gli tremavano un po'. « La prima è fatta — disse. — Speriamo per le altre ». Inta7ito fra la « quadretta » di Oonova-San Fruttuoso e la « Viglianese » di Biella era ingaggiata una partita che 'l pubblico definì poi drammatica. I genovesi sono riconosciuti corno i più forti d'Italia, e nei recenti campionati mondiali strapparono il secondo posto. Ma i biellesi erano agguerriti, la loro fama è ben nota, consacrata da continue vittorie. Ci si aspettava una partita lenta, durissima, almeno quattro ore di lotta. Si concluse, invece, in meno di un'ora, con la vittoria dei liguri per 13-0. Rivano, capitano della « San Fruttuoso », venne colto alla sprovvista dai battimani e abbozzò un mezzo inchino Mentre i quattro uscivano dal recinto si imbattevano nella ilare « quadretta > di Cina vari. L'industriale Ugo Meli (campione serie A per il 195.', in < coppia >), il venditore ambulante Albino Cuneo (anche egli detentore del titolo), il panettiere Oraglia e il manovale Rebozio avevano vinto facilmente il loro. turno di elimi notoria. Un tifoso chiavarèse volle abbracciare i quattro, e diceva: « Se ci fosse qui Baciccia Solaro, a stringervi la mano.'y. Ci spiegò poi che Baciccia Solaro è stato un grande campione, entrato già nella mitologia del gioco delle bocce, conosciuto all'estero^ in Francia, dove < lo ammiravano per il suo carattere mite e. cavalleresco, per la sua classe ». Il pubblico che gremiva * campi della <Lancia*, quello delle grandi occasioni, ci ricordava — si passi il paragone — il pubblico di teatro. Attento, pronto alla critica, ma educato, esigente, si gustava la bocciata, la messa a punto (la raffa no, era vietata dal rego¬ lcatnzi□ ri IIM111II1 11 il I 11) il n in M MIM MI IMU1UÌM11J lamento internazionale che faceva testo nelle gare) come un appassionato di dramma ascolta in stato di estrema tensione la battuta dell'attore. Non perdonava papere né incertezze, ma scattava nell'applauso con gioia, come per scaricare i nervi e l'emozione. E il giocatore «tuona qualche cosa dell'attore. Sentiva gli spettatori e li temeva; ma appena se ne era impadronito con qualche bel colpo, li teneva in pugno, li trascinava, li faceva fremere (qualcuno addirittura pareva soffrire), gli strappava l'ovazione. Come l'attore, giocava per sé e per gli altri. E giocava per la gloria. Vale a dire per una maglia azzurra con lo scudetto di campione; e una medaglia, uno- coppa, un diploma, una stretta di mano, un « bravo ». Che non sono piccole cose. Per tutto il pomeriggio, e fino a tarda sera — anche oggi, sino alla fine delle partite — i torinesi, ai quali si erano aggiunti parecchi tifosi giunti anche dal Meridione, hanno applaudito e discusso. Lunghe e bizzarre polemiche sul terreno, sul regolamento, sui canoni accettati dai giocatori che seguono il-metodo < internazionale » e quello « nazionale ». I primi, infatti, oltre all'abolizione della raffa a vantaggio della bocciata franca, senza mezzi termini, usano la boccia lionese di bronzo, pesante più di un chilo. La chiamano « Sahara » perchè l't internazionale* si prodiga sui terreni sabbiosi, più diffìcili. I « nazionali », invece — ottimi puntatori e rafflsti — impiegano grosse bocce di resina su campi tirati a liscio come biliardi. Nelle gare di questi giorni si sono conciliate le due correnti: niente raffa e bocce dei due tipi. Mà si parlava di emozione. Fra le quaranta partite disputate ieri, la più tesa — per il pubblico e per i giocatori — è stata quella fra l'avv. Lombardi, di Saluzzo (ex-campione nazionale individuale di serie A) e l'operaio Btevanato, un timido uomo sui trentacinque anni, che lavora negli stabilimenti di Mestre. Il professionista piemontese impugnava le bocce di bronzo, il suo rivale quelle sintetiche. Fin dai primi colpi Lombardi si è mostrato infallibile bocciatore. Aveva un suo stile, una sua mimica secca e rapida. Mise a segno una dietro l'altra parecchie bocce, e si portò in vantaggio. Il pubblico aveva fiutato il grondo gioco e alla spicciolata abbandonava gli altri campi. L'operaio di Marghera sembrava piuttosto un danzatore: dolci i movimenti, larghi i gesti delle braccia, le sue JJ En IIM i MM M IMI liM 11111IMI1I1M Mll IMIMU1MIUI11 bocce le accostava incredibil mente al pallino. Lottarono con i denti stretti, mentre la folla tratteneva il respiro. (Il vecchio impiegato di Mestre, quello che aveva indirizzato la sua requisitoria contro gli sport « milionari », masticava mezzo sigaro e non parlava più). L'ex-campione mantenne il vantaggio fino agli otto punti, contro i sei del veneziano. Pot quest'ultimo scaricò sul campo tiri prodigiosi. Passò in testa, dieci a otto, undici a otto, dodici a otto. Quando segnò il tredicesimo punto sembrò barcollare. Aveva vinto. Ci fu una ovazione. Il volto gli si distese, era pallidissimo, se ne andò via in fretta. -L'avvocato dovette corrergli dietro per stringergli la mano. QJno Nebiolo