La serena fiducia nell' '' autostop,, è una piccola lezione di civismo di Enzo Forcella

La serena fiducia nell' '' autostop,, è una piccola lezione di civismo IL "TURISMO DEI POVERI., SULLE STRADE D'ITALIA La serena fiducia nell' '' autostop,, è una piccola lezione di civismo Migliaio di giovani riescono, anche senza denari, a conoscere il mondo-Sono sicuri è pazienti: puntano sulla gentilezza degli altri, e vincono sempre - Di giorno e su strade frequentate non costituiscono un pericolo Koma, 3 settembre. Dopo un mese di vacanza un cronista torna alle sue normali occupazioni e rapidamente si aggiorna — come è suo dovere — sui < fatti minori » che intanto sono maturati in Italia. Trova le denunce a catena del Tribunale militare di Bologna (e di questo solo; ecco uno dei misteri della vita pubblica che non siamo ancora riusciti a capire: magistrati, prefetti, questori si comportano spesso come funzionari di uno Stato federale), le singolari vicende dei film proibiti alla Mostra veneziana col relativo contorno di mezzi scandali diplomatici, l'inizio dell'operazione « banditi calabresi >, il questore di Roma che fa ricoprire con quadratini di carta le fotografie delle attrici di una rivista che si rappresenta in un teatro cittadino e, infine, la voce che con il prossimo anno sarà proibito, agli automobilisti, di accogliere sulle loro macchine i « passeggeri occasionali >, vale a dire gli « autostoppisti ». Non si sdmdTsztiztlnsccèpst i f 1111 ì 11111111111111111 ■ • 111 < ( 1111111111 r 1111 ■ I f 11 TI ■ 11 i 111 f 1 può dire, purtroppo, che in queste quattro settimane il volto del nostro Paese sia sensibilmente cambiato. Dei vari episodi almeno uno, tuttavia, è sicuramente inventato. Sembra, difatti, che a nessuna autorità del governo o della polizia sia mai venuto in mente di impartire quel balordo « ukase » agli automobilisti. Tutto sarebbe nato dalla fantasia del redattore di una agenzia giornalistica, a corto di notizie o desideroso (anche questa ipotesi va presa in considerazione) di effettuare, per conto terzi, un cauto sondaggio nell'opinione pubblica. Eppure, anche inventata, la notizia ci è apparsa tra le più sintomatiche di quest'ultimo scorcio di stagione estiva. E' da meditare, in primo luogo, la facilità, con cui essa è stata accolta e commentata. Vuol dire che la nostra opinione pubblica è pronta a non stupirsi dei provvedimenti assurdi che possano prendere le nostre autorità, giudicandole capacissime di 1 19111 i I ! 111 i ■ ri I ■ 1111111111111111111 ■ I {Et o , o n . a o a ù o a e a i i i e o o a . a r e a i a i a prenderlif O che neppure essa, una parte di essa, riterrebbe'assurda l'inclusione nel Codice della strada delle norme auspicate dal fantasioso giornalista poiché condivide con lui l'antipatia per gli « autostoppisti t ». Jìai commenti che abbiamo letto ed ascoltato diremmo che la seconda ipotesi è la più esatta. E' più benigna per le autorità, ma suggerisca, ancora una volta, malinconiche considerazioni sulla mentalità di molti nostri connazionali, provvisti o meno di mezzi autonomi di trasporto. Non riusciamo a vedere altro movente nelle, vivaci critiche Che si sono levate contro questo modesto « mito del secolo » che consente a migliala di giovani di ogni paese di conoscere il mondo (e forse di trovarlo migliore di quel che i loro padri, chiusi nei confini delle loro province, erano-disposti a eredire) se non il fastidio di essere costretti ad un atto gratuito di generosità... o a rifiutarlo. Si' sa che i giovani adepti di questo moderno e laico « ordine dei mendicanti » contano sul piccolo imbarazzo morale che pongono all'automobilista con la loro richiesta, del resto quasi sempre espressa in modi discreti. E si sa anche che essi non si sbracciano in ringraziamenti con il loro accompagnatore, non pensano di aver stipulato in quei pochi chilometri un patto di amiciaio per la vita: come forse noi Italiani, pur non credendoci, ameremmo che avvenisse. Quei ragazzi in calzoncini che non sanno mai se la sera si troveranno a cinquecento chilometri di distanza o soltanto al successivo angolo di strada ci appaiono sicuri, pazienti, freddi e fiduciosi. Ritengono, giustamente, che la concessione di un posto in macchina a chi sta a piedi rappresenti, per il proprietario, soltanto un atto di cortesia e lo ricambiano col semplice grazie che pronunciano in fretta al termine del percorso. Puntano sul civismo degli altri e vincono sempre: è consolante. Certo quella sicurezza e quella fiducia possono essere spesso fastidiose, sopra tutto quando si appartiene a generazioni che di sicurezza e di fiducia, nella loro gioventù, ne hanno avuto molto meno. Ma è proprio questo che ci piace e ci permette di trova¬ rqcviclvbIrrtSmgmdqrdrtlnsctddnanreer■PsnmvpldugtNsafsiiiiiiifiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiifiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiii re anche nell'<. autostopplsmo » qualche piccola lezione. Rimaniamo, beninteso, nel campo delle cose l'opinabili, dove ognuno può avere le sue idee e la sua « morale »< Ciò che non è opinabile, invece, è la parte che lo Stato può e deve avere nella faccenda. Abbiamo assistito quest'anno, In Italia, ad un dilagare del turismo di massa. I « passeggeri occasionali* ne hanno costituito una notevole aliquota. Sono turisti che danno poco, ma sono quelli che formano il grosso di questi enormi movimentl stagionali. Il « turismo del ricchi » ha lasciato ormai quasi tutte le posizioni al « turismo del poveri ». Lo Stato deve cercare soltanto di favorire questo turismo. Si rifletta che, secondo i primi calcoli, i viaggiatori stranieri hanno lasciato quest'anno nel nostro Paese valuta equivalente a circa 300 miliardi di lire: quanto basta per pagare un quinto di tutte le nostre importazioni dall'estero, l'ottava parte delle nostre spese di bilancio. C« n'è abbastanza per consigliare i nostri governanti a lasciar stare le discussioni moralistiche e ad affrontare una meditata ed efficiente politica del turismo. Enzo Forcella ■lIllllilitliiiliiliiliiliiliiliiiMiiliiiillliiiliiillllil

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