Stabilimento metallurgico distrutto tra il dilagare della nafta in fiamme

Stabilimento metallurgico distrutto tra il dilagare della nafta in fiamme VIOLENTO INCENDIO A MADONNA DI CAMPAGNA: CENTINAIA DI MILIONI DI DANNI Stabilimento metallurgico distrutto tra il dilagare della nafta in fiamme Il fuoco si è sprigionato ieri alle 19,30 alla Rifometal durante il travaso del combustibile liquido che ha invaso tutto il fabbricato - Tenti operai riescono a fuggire prima che esplodano i serbatoi - Crolla il tetto su una squadra di pompieri guidati dallo stesso comandante del Corpo: un vigile ferito - Migliala di persone sono accorse sul luogo della sciagura Un incendio di vaste proporzioni ha distrutto nella serata di ieri, in poco più di un'ora, tra le 19,30 e le 21 un intero stabilimento, quello della società Rifometal, situata in via Paolo Veronese 7EE, di cui è proprietario il rag. Mario Ginatta, abitante in corso Inghilterra 25. Le fiamme, altissime, erano visibili da molti punti della città, in particolar modo dalla collina. Per tutto il tempo in cui l'incendio è divampato è stato un susseguirsi di telefonate al nostro giornale di persone che chiedevano notizie sulla sciagura. La fonderla che era specializzata nella preparazione di leghe di ferro, alluminio e ottone, aveva sede in uno stabile di non recente costruzione, ma comprendeva anche un settore nuovo, occupato dal moderno reparto della «prefuBione ». Lo stabilimento sorgeva in un vasto spiazzo dominato dalla strada Paolo Veronese Le fiamme sono scoppiate all'improvviso poco dopo le ore 19,30, quando da mezz'ora avevano preso i loro posti venti operai del turno di notte. L'incendio è divampato nel reparto del forni, e più precisamente laddove avviene la loro alimentazione con la nafta. L'operaio Bernardino Lazzaro di 40 anni, abitante in via Saorgio 55, che aveva accanto il collega Stripoli, stava aprendo la valvola di ammissione della nafta per attivare la combustione in un forno, quando — non si sa se. per difetto meccanico o per errata manovra — il liquido si sparse con un getto copioso, per terra e prese fuoco. H Lazzaro e lo Stripoli con un balzo evitavano di essere investiti dalla vampata poi Invocavano aiuto. Tutti gli operai accorrevano sul posto e mettevano mano agli estintori a schiuma. Speravano di soffocare subito 11 focolaio o di limitarne almeno 'le proporzioni. Ben presto si poteva constatare che la loro opera era assolutamente insufficiente. Venivano allora chiamati per telefono i vigili del fuoco. Dalla caserma di corso Regina partiva un distaccamento di pompieri con autopompe e carri cisterna. Ma quando essi giungevano sul posto dopo pochissimi minuti, l'incendio aveva già assunto un aspetto disastroso per cui venivano chiamati altri rinforzi. Entro dieci minuti intorno alla fabbrica si schieravano complessivamente sei distaccamenti di vigili con una imponente attrezzatura capace di alimentare trenta lance a pressione. Il capo officina della «Rifometal», Antonio Rizzio, di 42 anni, aveva appena fatto in tempo a correre nel- suo alloggio, che si trova nell'interno dello stabilimento, e a trarre In salvo la moglie, Assunta Cambroslo, di 37 anni, e 1 figli Raffaele di dodici e Claudio di quattro. Le fiamme erano divenute sempre più minacciose: i serbatoi della nafta scoppiavano con paurosi boati e l'infiammabile liquido dilagava ovunque rendendo estremamente difficile l'opera di spegnimento. E a mano a mano che le fiamme trovavano nuova alimentazio ne, si andavano creando all'interno dello stabilimento nuovi focolai e nuove distruzioni con gli scoppi delle bombole di metano, di ossigeno e di aria compressa. Nonostante il grande pericolo che li minacciava, i vigili del fuoco si spingevano coraggiosamente entro la porta principale dello stabilimento per far si che più efficaci fossero i getti dei loro idranti Mentre un gruppo di pompieri, guidato dallo stesso comandati te del Corpo ing. Previti e dagli ufficiali ingegneri Sorrentino e Di Palma, si trovavano all'interno del locale, crollava una parte del soffitto che reggeva il plano superiore della fabbrica. lllilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllD Uno dei vigili, Guglielmo Oliv'ero, di 30 anni, abitante a Chivasso in via Brozzolo 11, veniva colpito al capo da un trave che lo tramortiva facendogli schizzare lontano l'elmetto. Dopo meno di un minuto però il vigile riusciva a riprendersi e a rialzarsi, ma mentre stava per riguadagnare l'uscita aiutato e sorretto dai colleghi, gli cadevano addosso altre travi una delle quali portava infisso nel legno un lungo chiodo che gli si configgeva nella gamba destra, producehdo^li anche un largo squarcio nella carne. Altri vigili riu- scivano immediatamente a 11 berarlo dal peso delle travi e a trasportarlo all'esterno. Con l'autoradio del Corpo che si trovava sul posto per mante nere i collegamenti con la caserma, il ferito veniva trasportato all'ospedale Maria Adelaide dove i sanitari gli suturavano la ferita alla gamba e gli medicavano le escoriazioni e ustioni che presentava in più parti del corpo. Dopo avere accertato che l'Oliviero non aveva riportato fratture i medici lo ricoveravano in corsia con una prognosi di venti giorni salvo complicazioni. Il comandante Previti e l'ing. Sorrentino erano riusciti a scampare per miracolo dal crollo delle strutture del tetto e non avevano riportato che graffi e scalfitture. Altri due colleghi dell'Oliviero furono invece colpiti di striscio oa schegge: uno di essi, il vigile Athos Celoria di 21 anno abitante in via Calvo 5, ha dovuto essere accompagnato al Maria Adelaide per farsi medicare scottature e lesioni per fortuna soltanto superficiali. Crollato il primo piano dello stabilimento, le fiamme intaccavano nel giro di pochissimi minuti-anche il tetto e poco dopo avevano via libera verso il cielo. Erano fiamme bianchissime, alimentate dal magnesio che serviva per la composizione delle leghe e dai blocchi di alluminio, i quali, all'altissima temperatura che si era venuta creando nell'enorme fornace, fondevano e bruciavano gettando vividi bagliori tra il riverbero rossastro delle fiamme. N Fra gli schianti sinistri dei csIMMIIIIiniMMIIIIIIIIIIIMIIMIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIM ] crolli, 11 crepitare delle fiam-1 me e il rombo dei motori delle I pompe si udivano di tanto in tanto le grida dei vigili e degli operai che con essi collaboravano nel tentativo di limitare i danni alla loro fabbrica. Mentre si svolgeva questa tenace lotta contro l'enorme rogo, si andavano addensando lungo il terrapieno che fiancheggia via Veronese migliaia migliaia di persone, proveri u>n ti dalle case di Madonna di Campagna dove era in corso una festa e dalla borgata Lucento che pure si trova nelle vicinanze, al di là della strada di Lanzo. La folla era trattenuta al di fuori della zona del pericolo da un attento servizio di vigilanza svolto sia dagli agenti della Celere e del commissariato di Madonna di Campagna e sia dai vigili urbani. Dirigevano 1 servizi di polizia 11 dott. De Luca e l'assessore municipale Chignon. Alle ore 20,40 le fiamme andavano scemando la loro intensità, ma la fabbrica era ormai completamente distrutta: le mura nere, scheletriche, racchiudevano solo un grosso braciere che diffondeva tutt'intorno un calore insopportabile. Un'ora dopo l'incendio poteva considerarsi quasi del tutto spento, rimanevano solo piccoli focolai che squadre di vigili mantenevano costantemente sotto controllo. Il servizio svolto dai pompieri dell'83* Corpo è stato encomiabile: tutti si sono prodigati, sotto la guida del comandante ing. Previti. Purtroppo la violenza delle fiamme era tale che ogni sforzo era umanamente vano. La loro opera è valsa tuttavia ad evitare che l'incendio si propagasse ad un'altra fabbrica che è posta nelle vicinanze e per le cui sorti, a causa delle esplosioni e del vento, fortemente si temeva. Il computò dei danni non è stato ancora effettuato perchè ieri sera non si trovava in sede alcun dirigente dell'azienda. Si ritiene comunque da un pri- BM tllill t 11 11111 111 t II 1 Iti IIIM1I illMillllllltlllIlM 111 mo calcolo approssimativo che essi ammontino ad alcune cen- tlnaia di milioni. La fonderia Rifometal dava complessivamente lavoro a ottanta operai i quali ora si trovano senza irha occupazione. Molti di essi, ieri sera, mentre guardavano attoniti le fiamme che divoravano la loro fabbrica, avevano le lacrime agli occhi. A notte inoltrata abbiamo appreso che le condizionidel vigile Oliviero sono sensibilmente migliorate. Questo pompiere è stato negli ultimi tempi particolarmente sfortunato. Il giorno di Pasqua del corrente anno, era Intento allo epegni- mento di un vasto incendio divampato in un bosco di corso Giovanni Lanza, in collina, metteva un piede in fallo e cadeva in un precipizio di alcuni metri riportando gravi ferite. Era rimasto all'ospedale, in quella circostanza, per circa tre mesi. Questa volta, fortunatamente, se la caverà In un periodo molto più breve. Verso l'una di notte è giunto in auto da Diano Marina il proprietario dello stabilimento, rag. Mario Ginatta. Era stato avvertito per telefono del disastro che aveva colpito la fabbrica. ] Di tutto lo stabilimento incendiato non sono rimasti in piedi che i muri esterni II vigile Guglielmo Oliviero Il comandante Priviti (a sinistra) In mezzo alle travi erollate • ■ lllilll I Illll 111111 lllll 1111)111 (Milli ili t IH t llllt tll Iti III liti Milli li! MIMISI t 11 t l(lf 11 USI! t MIM111M11 IM

Luoghi citati: Chivasso, Diano Marina, Lanzo