Stavano ancora scherzando quando le onde li travolsero

Stavano ancora scherzando quando le onde li travolsero Salite a ventidue le vittime dei disastro di Caen Stavano ancora scherzando quando le onde li travolsero Ricostruita la tragedia nel racconto dei testimoni che dalla spiaggia videro sparire tra i flutti uomini donne e bambini - Nessuno volle gettarsi in acqua per timore di bagnarsi - Invano il capitano aveva urlato di abbandonare l'imbarcazione: i pas* seggeri credevano non vi tosse alcun pericolo - Il coraggioso intervento di un bagnino che ha tratto in salvo otto persone ■■■■MMIP Cacn, lunedì mattina. Le vittime delia tragedia, avvenuta nel pomeriggio di sabato, sulla spiaggia di Rivabella presso Ouistreham — piccolo centro portuale situato a una dozzina di chilometri da Gaen — sono salite a ventidue. Nella camera mortuaria della cittadina giacciono i corpi di diciotto vittime. Altre quattro salme si trovano all'ospedale di Gaen: si tratta di persone decedute subito dopo essere state ricoverate. Ed ecco come è stata ricostruita la tragedia. Sabato mattina trecentocinquanta impiegati ed operai della fabbrica di pellicole fotografiche « Bolla » partirono- dal sobborgo parigino di Rueuil per Rir vabella. Come ogni anno la direzione offriva ai proprii dipendenti una gita e l'allegria era generale. L'arrivo al mare fu movimentato. Il grazioso centro balneare nella rada di Gaen alla foce dell'Orne, frequentatissimo dai parigini durante i > mesi di ferie estive, non aveva ancora ricevuto la massa di bagnanti, e la comitiva si era sparpagliata per le strade portandovi una certa animazione. Al a Bar des SporHfs ». dove era stato ordinato il pranzo, ognuno aveva fatto onore alla tavola bevendo e mangiando più del solito. Poi fu organizzata la gita in mare. La direzione delle pellicole < Rolla » aveva fatto adattare una grossa imbarcazione anfibia proveniente dalla vendita dei residuati americani, dopo aver servito allo sbarco delle truppe durante la guerra, doveva servire, l'estate, alla pubblicità delle pellicole € Rolla» navigando lungo la spiag già di Rivabella e offrendo una gita in mare ad ogni persona ohe comperava un rotolino. Il primo giro fatto con cinquanta persone a bordo, fu breve. L'imbarcazione non si allontanava e le sue ruote toccavano sempre il fondo sabbioso. Il mare era infatti cattivo, e la bandiera rossa — segno di pericolo — sventolava in cima al pennone sulla spiaggia. Per il terzo ed ultimo giro salirono a bordo una trentina di persone oltre al capitano e ad un marinaio. L'imbarcazione andò fino a trecentocinquanta metri circa dalla riva . e. per un momento, galleggiò, I passeggeri si divertivano farla dondolare per avere la impressione di una vera traversata, ma il comandante, prudente, non volle avventurarsi verso il largo e ordinò di ritornare. Quando fu a circa £00 metri al massimo dalla riva l'imbarcazióne si fermò. II motore non andava più, ■Nessuno pensò alla possibilità di un naufragio. C'era un metro di profondità appena e nessuno si volle bagnare gli iiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii abiti per raggiungere la riva gettandosi in acqua. Dalla spiaggia i compagni schernivano gli insabbiati e questi schernivano il meccanico che si affannava con il naso su? motore per tentare di rimetterlo in marcia. Il mare frattanto saliva e i £00 metri che separavano l'imbarcazione dalla spiaggia erano diventati più di £50; e i metri di profondità erano raddoppiati. Le onde, violentissime, cominciavano a sbattere contro il barcone anfibio e talvolta lo sommergevano. Il pericolo cominciava a profilarsi e dalla spiaggia mandarono di corsa un uomo a cercare una barca nel porto. Ha erano tutte insabbiate e il porto era in secca. Un pescatore aveva procurato un cavo lungo un centinaio di metri al quale fu legata una corda che un nuotatore portò fino all'imbarcazione. Il cavo fu tirato e attaccato alla prora, e decine di uomini con l'aqua fino alla vita tentarono di tirare l'imbarcazione a riva. Sforzo inutile. Allora il comandante consigliò ad ognuno di gettarsi in mare, e, aggrappandosi a quel cavo, tentare di raggiungere la spiaggia. Due soltanto seguirono quel consiglio. Gli altri non sapevano nuotare; ebbero paura e rifiutarono. Intanto il mare continuava a salire e diventava sempre più infuriato. Tutto ad un tratto un cavallone enorme tnjesti di fianco l'imbarcazione e la capovolse. Dalla spiaggia la folla che si era ammassata assistè allo spettacolo di trenta persone che affogavano. Un bagnino e tre o quattro uomini si tuffarono in mare per tentare di salvare gli sventurati. Soltanto il bagnino, buon nuotatore, riusciva ad avvicinarsi alla barca e a trarre a riva una dietro l'altra otto persone, fra cui il capitano. Alla fine del pomeriggio il primo cadavere fu gettato sulla spiaggia, dove centinaia di persone aspettarono per tutta la notte dal sabato alla domenica che le onde riportassero i cadaveri, che a poco a poco venivano abbandonati dal mare via via che si ritirava. Erano donne, bambini, uomini giovani e anziani; due famiglie intere sono scomparse; e tra i cadaveri sono stati ritrovati quelli di un uomo e di una ragazzina di 1£ anni, padre e figlia, che non appartenevano alla comitiva. Vedendo imbarcarsi la gente senza controllo avevano voluto anche loro fare un giro in mare mescolandosi agli altri. Stamane Rivabella sulla Manica e il sobborgo parigino di Reuilly sono in lutto. Il co mandante dell' imbarcazione, salvato dal bagnino, è disperato e ripete continuamente: <Lo dissi a tutti di gettarsi in acqua aggrappandosi al cavo, lo urlai su tutti i toni, ma nessuno si voleva bagnare». Uno degli scampati, che aveva avuto il coraggio di gettarsi in mare seguendo il consiglio del comandante, ha dichiarato a sua volta: < Per più daplenctlgmmtedpbddprvmpsdsmtsttcpnamdsclnc di un'ora nessuno ha creduto al pericolo. Soltanto quando le prime ondate hanno spazzato le soprastrutture del barcone e l'acqua vi è penetrata, le donne e i bambini hanno cominciato ad aver paura. Per proteggersi dall'assalto dei cavalloni, i bimbi e le donne si stringevano intorno agli uomini come per chiedere protezione; ma gli uomini erano impotenti, non sapevano cosa fare. Non era nemmeno possibile intenderci. Il frastuono del mare copriva le voci e gli urli dei bimbi e delle donne ». Un uomo di 40 anni, salvato dal valoroso bagnino mentre si dibatteva fra le onde e stava per andare a fondo, ha dichiarato: <Il cavallone che ha'rovesciato la barca è stato talmente violento che nessuno, si può dire, se n'è accorto. Io mi sono trovato in mare travolto dalla sua furia e mi ricordo soltanto che ad un dato momento qualcuno mi ha afferrato per un braccio e mi ha trascinato a riva. Ero come intontito. Ognuno sul barcone aspettava il salvataggio da quelli che erano sulla spiaggia». Il direttore della fabbrica di pellicole ritiene che molti siano morti di congestione perchè avevano mangiato troppo a mezzogiorno. La verità sarà difficile stabilirla. Una inchiesta è in corso per accertare la causa del guasto che immobilizzò l'imbarcazione, ma essa non restituirà la vita a coloro che sono morti. L. Mannucci Ungimgincomd'nlucotomvpcaglonasitrno Il battello e. Roch III» che incagliandosi a causa di un guasto al motore ha provocato la morte di 22'gitanti. (Tel.)

Persone citate: L. Mannucci, Roch Iii

Luoghi citati: Bar Des Sporhfs