Col cranio aperto e la mano mozza percorre mezzo chilometro di mulattiera di Giorgio Lunt

Col cranio aperto e la mano mozza percorre mezzo chilometro di mulattiera L'allucinante tragedia nel, casolare presso Pont SU Martin Col cranio aperto e la mano mozza percorre mezzo chilometro di mulattiera Disperata marcia, vergo la salvezza, di due donne e un uomo aggrediti a colpi di falcetto dal taglialegna ubriaco e geloso - Il sanguinario giovane subito dopo la carneficina era andato a dormire Il fatale equivoco che ha provocato il dramma, nella sperduta frazione di Molino di Perlóz DAL NOSTRO INVIATO Pont St. Martin, lunedì matt. Più che dai verbali dei carabinieri e dal racconto delle vittime, tu: tragèdia di sabato sera-in frazione Molino di Perlóz — sulla strada che da Pont Saint Martin conduce a Gressoney-— si ricostruisce attraverso macchie di sangue. Larghe chiazze di un rosso ancor vivo indicano il pUnto in cui il boscaio- 10 Giuseppe Baccanelli si è scagliato. wild' scaletta di jìietra smangiata e sul ballatoio di legno malsicuro — contro Lucia Charles di 53 anni, la figlia ventitreenne Elvira e il quarantunenne •Sfarlo Stevenin, infierendo 'con un, falcetto, «u di essi. Altre macchie di sangue — sulla ringhiera traballante, sull'intonaco della casa, sui pali che delimitano il minuscolo e deserto pollaio delle due donne — rivelano 11 no. 3 sa gaio dei feriti, nella allucinante marcia .verso .la salvezza. Gocce di sangue — rade nei tratti in cui le due donne riuscivano a camminare più svelte, fitte nei punti in cui le poverette eran costrette a soffermarsi per riprendere fiato e reagire allo stordimento — lungo il. ripido sentiero che dalla tragica casetta porta alla frazione Remondin, mezzo chilometro più a monte. Macchie di sangue, infine, sul maglione grigio che l'aggressore indossava, e che è rimasto ai piedi del letto in cui lo sciagurato giovane si è addormentato profondamente poco dopo la carneficina. Giuseppe Baccanelli era giunto alla frazione Remondin verso la fine del 1949, dal paese natio di Pian di Borno, provincia di Brescia. Era venuto, su con una squadra di conterranei, a lavorare per la segheria Fornero di Ivrea.. Dovevano abbattere piante nella vallata del Lys, caricarle sui.camion che periodicamente arrivavano da Ivrea per trasportarle alla segheria. Ma rendevano poco, quei taglialegna: . erano più attaccati al vino che alla scure. Il proprietario della segheria dopo un paio di mesi li liquido, e tutta la squadra tornò ai paesi d'origine. Rimase il Baccanelli: non perché fosse il più in gamba, ma perchè bene o male era riuscito ad ambientarsi. Perduto il posto nella segheria, tirava avanti aiutando i contadini, un po' qua un po' là. Margherita Herrera ved. Charles che abita a Remondin con il figlio Enrico di 35 anni e con le figlie Giuseppina e Maria, rispettivamente di 45 e io anni gli affittò una casa, che vossiede in frazione Molino. Per Giuseppe Baccanelli, una casa era troppo: gli bastò una camera, arredata con un letto privo di materasso e con uno scaffale. Destino vuole che la frazione sia composta da due soli casolari, sperduti ira i prati in declivio e quasi a picco sul torrente Lys. Nell'altra caia abitavano Lucia Charles e sua figlia Elvira: una donna sfiorita e logorata dalle fatiche la prima, una bella ragazza bruna la seconda. Vivendo uscio a uscio, in quel paesaggio che- sembra tolto di peso da un « technicolor » d'ambiente canadese, Giuseppe ed Elvira strinsero amicizia. Dall'amicizia all'amore il passo è breve, almeno lo fu per il Baccanelli. Non si sa fino a che punto la ragazza abbia corrisposto alla passione dèi bresciano — un tipo abbastanza distinto, tenendo conto del mestiere e della povertà —; si sa però che negli -ùltimi tempi si era stancata di quel legame, forse perchè il , « fidanzato» ■ aveva il vizio di ubriacarsi." . Il taglialegna non si rassegnò insistette, minacciò. Ma Elvira Charles restò ferma nella sua decisione. Paro ■anzi che la madre avesse pregato già un paio di volte il maresciallo dei carabinieri di Pont di intimare al molesto vicino di casa di lasciarle in pace. Nulla, tuttavia, lasciava prevedere un feroce epilogo del burrascoso idillio. Invece la tragedia esplose fulminea sabato sera, Verso le 19 il Baccanelli aveva incontrato l'amico Mario Btevenin — che abita con la moglie e cinque figli in una vicina frazione, Biolè — e lo aveva invitato a casa sua, per bere un fiasco di vino. Triste simposio, nella squallida camera dotata di una sola sedia e senza illuminazione elettrica. Un mozzicone di candela gettava fiochi bagliori sul volto dei due -uomini, ignari entrambi della bufera che pochi minuti dopo li avrebbe travolti. Mancava qualche minuto alle £0 quando Io Btevenin si congedò. Ma invece di rincasare bussò alla porta-delle Charles. Da tempo era in trattative per prendere in affitto dalla donna un appezzamento di terreno, e sabato sera si trattava di concludere'l'affare. Che Lucia Charles attendesse la sua visita è fuor di dubbio: sul tavolo della cucina, accanto al lume a petrolio, vi sono ancora un cartoccio di biscotti, una bottiglia o tre bic- chleri, di cui due intatti. Giuseppe Baccanelli, essendo le due- casupole separate da un passaggio non più largo di un paio di metri, non potè fare a meno di accorgersi che l'amico era andato a trovare la ragazza e sua madre. Il vino, il rancore, il rimpianto e la gelosia attribuirono a quella visita un significato .diverso da quello reale: sospettò, insomma; che lo SteVenin lo avesse soppiantato nel cuore di Elvira. Stravolto, uscì dalla stamberga e andò a sua volta a bussare alla porta delle Charles. Gli aprì liElvira, e gli disse bruscamente: « Vattene, la vuoi capire che qui dentro non devi mettere più piede t ». Il dramma ha inizio da questo istante. Giuseppe Baccanelli si allontana senza reagire, percorre quasi di corsa il sentiero da capre che sale alla frazione Remondin e si presenta a Margherita Bercerà, zia di Lu¬ cia Charles e prozia della ragazza. La donna è sola in casa, e il Baccanelli la prega di consegnargli il falcetto che le aveva lasciato in custodia una settimana fa, quando aveva finito di lavorare per conto di un agricoltore della stessa frazione. La Herrera gli porge l'arnese — pesante e tagliente come una mannaia — e il Baccanelli, brandendolo come una sciabola, le confessa sogghignando: < Con questo, stasera devo fare la barba a tre persone! », Poi Baccanelli le volta le spalle, s'incammina a lunghi passi verso la frazione Molino. E' deciso a vendicarsi, pregusta la strage. Quando arriva sotto la casa delle Charles, lo Stevenin se n'à già andato. Ma da pochi secondi, tanfé vero che madre e figlia sono ancora sul ballatoio, dove l'hanno salutato. Con un balzo, il taglialegna supera i pochi gradini e senza pronunciar pa- rota si getta contro Lucia Charles e le cala un fendente con il falcetto. La povera donna alza istintivamente il braccio' sinistro per proteggersi il viso, e la lama la colpisce al polso, mozzandogli quasi la mano. Ormai imbestiato, il Baccanelli, le vibra un secondo colpo, sulla tenta, spaccandole il cranio. Subito dopo l'assassino si avventa contro l'Elvira e le squarcia una spalla col falcetto che gronda già sangue. Il tramestio e le -urla di terrore delle sventurate richiamano l'attenzione dello Stevenin, che torna indietro. Vede le due donne imbrattate di sangue, vede l'amico che impugna ancora il falcetto, gli si avvicina per disarmarlo. Ma a Baccanelli è ancora in preda alla follia omicida, colpisce anche lo Stevenin aprendogli Una vasta ferita alla gola ed una alla spalla sinistra. Ma lo Stevenin è robusto e coraggioso, non sviene e'non cerca scampo. Ingaggia, al contrario, una furibonda lotta con l'aggressore e finalmente riesce a strappargli di mano il falcetto e a gettarlo lontano, tra l'erba. A questo punto comincia la fase più commovente, e quasi incredibile, del dramma. Lo Stevenin si trascina fino ad una rivendita di sale e tabacchi che sorge sullo stradale di Gressoney. Sa che davanti alla privativa sosta sempre una macchina da noleggio. Tamponandosi col fazzoletto lo squarcio al collo, prega l'autista di trasportarlo dal medico, a Pont. Contemporaneamente Lucia ed Elvira Charles sorreggendosi a vicenda affrontano l'impervio sentiero lungo mezzo chilometro, per chiedere soccorso ai parenti che risiedono a Remondin. Lasciando su ogni sasso e su ogni zolla un poco del loro sangue, arrivano infine alla mèta. Come vi siano riuscite, in quelle condizioni, ai buio, è quasi incomprensibile. Giunte davanti alla casa degli Herrera, Lucia Charles chiama la zia, balbetta: « Guarda in che stato ci ha ridottte il Baccaneìli... ». La Herrera le aiuta a trascinarsi fino al letto, poi manda un vicino a telefonare, dalla frazione IMlianes (due chilometri, percorsi in bicicletta a tempo di primato), al dott. Musso, medico di Pont Saint Martin. Il sanitario accorre in automobile, dà un'occhiata alle due ferite: può far ben poco, bisogna portarle subito all'ospedale. Le medica, torna a Pont e invia un'autopubbHca a prendere le poverette. Alle 83, Lucia ed Elvira Charles arrivano all'ospedale di Ivrea, dove i medici di guardia dott. Pesando e Meriggi prodigano loro le cure necessarie, facendole ricoverare entrambe: la madre con prognosi riservatissima la figlia in condizioni non allarmanti. Mezz'ora prima era giunto allo stesso ospedale lo Stevenin. Si trattava di catturare il pericoloso criminale. Il medico di Pont Saint Martin si era affrettato ad avvertire il comandante di quella stazione dei carabinieri, maresciallo Rissane, e il sottufficiale si era precipitato sul posto a bordo dell'automobile del veterinario, dott. Masini. Non pensava che la cattura del boscaiolo sarebbe stata facile: la zona è ricca di nascondigli e il Baccanelli li conosceva bene. Per scrupolo, il maresciallo cercò subito il taglialegna in casa sua, ed ebbe la sorpresa di trovarlo: dormiva della grossa, sulla manciata di erba secca che gli serviva da giaciglio. Si lasciò ammanettare senza opporre resistenza, disse che aveva avuto l'intenzione di gettarsi nel Lys dal ponte che scavalca il torrente a pochi metri dalla frazione Molino. Ma il ponte era troppo alto, non s'era sentito il coraggio di buttarsi ai», feri mattina il Baccanelli e stato rinchiuso nel carcere di Donnaz. Giorgio Lunt Elvlro Charles, di 88 anni, ricoverata all'ospedale Giuseppe Baccanelli ORiGiXALE GAMIA A CASALBORGONE

Luoghi citati: Brescia, Casalborgone, Ivrea, Pian Di Borno, Pont Saint Martin, Pont Su Martin