La "Santa di via Bleecker,, di Gian Carlo Menotti alla "Scala,,

La "Santa di via Bleecker,, di Gian Carlo Menotti alla "Scala,, La "Santa di via Bleecker,, di Gian Carlo Menotti alla "Scala,, Scene e episodi della vita degli italiani a iVew York - la "santità,, di filmina e l'incredulità dei fratello - la processione di San Gennaro - Dall'accusa tremenda alla coltellata mortale - Forse è la migliore fra le opere di Menotti DAL NOSTRO INVIATO Milano, lunedì mattina. Passando dal Broadway Theatre di New York alla Scala, La Santa di via Blee-. cker, il recente musical drama, questa è la classifica originale, di Gian Carlo Menotti viene osservata da punti di vista diversi nel concetto dell'arte e della pratica. Sia un teatro o un altro ad accogliere un'opera, non importa. Una o un'altra qualifica vale appena come una indicazione generica. Che taluni giornali americani abbiano pubblicato due contemporanei resoconti della prima rappresentazione, uno del libretto e uno dell'opera in musica, ci fa intendere che alla tragedia, scritta in inglese dallo stesso Menotti, ora tradotta in italiano da F, D'Amico, fu riconosciuta importanza letteraria, mentre noi, lasciando alla critica letteraria il compito di' giudicare senza fretta, e se voglia, un poema «.per musica*, consideriamo, con un principio d'estetica che vale in ogni caso e tempo, il libretto assorbito nella musica; e di questa, in quanto arte, ci interessa la poetica virtù. Inoltre, non ci stupiamo se l'orchestra tenti ad un certo punto di rappresentare fragorosamente la rapida corsa d'un convoglio sotterraneo nelle vicinanze della scena, e preferiamo sentire se quei romori siano o no diventati elementi musicali in quell'istante del dramma. Infine, non ci frastorna, la varia opinione degìi italiani a New York e degli americani, contenti o scontenti dt veder ritratti usi, costumi, credenze, passioni, atti, consueti agli italiani emigrati e residenti in una Little Italy. ha vita vissuta, si sa, non è arte. Risparmiando dunque a uno speciale resocontista una pur lieve fatica, diamo una riassuntiva notizia del soggetto, che in sé ci sembra attraente, colorito, vario, e, pur nelle divagazioni, concentrato, nuova prova dell'astuzia scenica del Menotti. .. La giovane e debole Annina ha estasi, visioni celesti, sogni beati, e le mani spesso le gocciano sàngue. Tutti la conoscono nella Bleecker Street, sanno che vagheggia la quiete monastica, e, venerandola santa, le sollecitano miracoli e grazie. L'incredulo fratello Michele, indignato d\ tali superstizioni scaccia dalla casa Don Marco e quanti vengono a vedere e a chiedere. Net giorno sacro a San Gennaro t fedeli che vanno in processione invitano Annida a parteciparvi. Michele si oppone. Alcuni lo prendono, lo legano, e, sollevata Utile spalle la Santa, come una statua, la portano nel corteo. Desiderio, l'amante di Michele, sopraggiunge a scioglierlo e baciarlo e frenarlo. In un ristorante italiano sì fa gazzarra, festeggiando le nozze di Salvatore e dt Carmela, amici dt Annma e dt Michele. Facezie, canzoni, balli. Sdegnata pel mancato invito, Desiderta protesta. Michele e gli altri le rimproverano tanta audacia. Più esasperata, gelosa di Annina, ingiuria Michele e l'accusa d'incestuoso amore. Michele l'accoltella e fugge. Mia spira fra le braccia di Annina orante. Strepito di sirene: arriva la Polizia. All'alba, Annma aspetta .in una stazione della metropolitana ti fratello. Lo scongiura di sopportare la pena del delitto. Egli vorrebbe invece ìuiscondersi insieme con lei, e curarla. Respinto, poiché la Santa ha deciso di prendere il velo, s'allontana piangendo. Stremata, Anilina ottiene l'ordinazione. Nella squallida sua casa s'appresta la cerimonia. Irrompe Michele, e un'ultima volta le consigtta di seguirlo. Assorta, svanita, non lo ode. Le tagliano i capelli, le coprono il capo d'un velo nero. Mentre Don Marco la inanella, muore. E veniamo alla musica. Si dica, o dica il maestro Menotti, che questa e altre opera non vogliono essere né opere, né melodrammi, e si aggiunga pure che la volontà mira a riavvicinare al teatro folle e giovani; ragianatido, sorgono due obbiezioni. Una è che lo scopo morale e artistico sembra sviato, e un tantino interessato, se a raggiungerlo s'adoprano non lo elette forze dell'arte, ma mezzucci banali e reclamistici, quello per esempio dell'intervento casuale di entusiasti dilettanti di boogieVTOOgie; del resto, a riempire di folla e di giovani un teatro, con grande soddisfazione del borderò, sanno perfettamente provvedere ogni sera Tota, Macario e trombettieri negri e nudità vistose. E l'altra è che di opere, melodrammi, eccetera, in cui la parte musicale, propriamente artistica, scarseggia, mentre le vicende sceniche attraggono l'attenzione e magari provocano il cardiopalmo e le lagrime, e l'apparato spettacoloso incuriosisce e stupisce, ed i suoni vocali e strumentali deliziano o terrorizzano, di opere siffatte, dicevamo, e freneticamente applaudite, ce ne sono state e ce ne saranno, e son quelle che vengono stimate non opere d'arte, ma ciambelle col buco. Nel fatto, bisogna subito dichiarare che questa Santa è da preferire alle precedenti partiture dello stesso musicista per due aspetti: pel minore ricorso a effettacci truculenti (Medium) o rivistateli (Il Console) o a dolciastre svenevolezze, (Amahl), e pel men frequente ricalco di musicalità altrui,'eccettuata qualche palese reminiscenza verdiana o wagneriana. Gli elementi musicali noti designano una personalità stilistica, e tuttavia certe cantilene sempliciotte si dilungano in non spiacevoli ariosi o formalmente si chiudono in avvenenti romanze, certi ritmi, scanditi dagli strumenti, captano gradevolmente l'udito, certi gruppi timbrici provocano la sensibilità psicologica, alcuni cori risultano efficaci. Come e quanto codesti elementi musicali siano in relazione o a servigio del dramma, che il libretto propone, è un altro discorso. È non potrebbe essere che il solito. discorso sul melodramma, di cui il primo quesito è necessariamente questo: quale consistenza ha, nell'espressione musicale, il personaggio della SantaT Ha veramente un'anima mistica t E' un'incosciente T un'invasatat Dal principio alia fine sembra che il musicista l'abbia immaginata una debole, una scema, (tale, dice il fratello, pareva ai suoi compagni di scuola). Il suo canto delle visioni paradisiache è privo d'ali. Non ha tormenti, né rapimenti, Neppur la Fede, che nell'arte non è un assunto, ma un sentimento lirico, ha voce musicale. Quasi ha ragione il fratello, che non crede alla santità di lei. Una qualche contenenza musicale risuona invece nei canti di Michele, tanche di Desiderio. E' questa la zona dove la violenza verbale e mimica primeggia, e la musica si materializza con maniere veristiche, all'ombra d'un Leoncavallo o d'uno Spinelli. Il pittoresco poi, pretesto di napoletanesimo sgargiante, è bassissimo. La fanfara stonata che acc .pagna processione, e gli sguaiati ballabili nel bar piavano una spregiudicatezza di modi che cozza contro l'impegno drammatico, poco, ma evidente negli episodi precedenti e seguenti. Accade perciò che l'attenzione e le connesse impressioni durante i cinque quadri nei tre atti oscillino fra il disinteresse per l'inespresso, la curiosità degli avvenimenti sul palcoscenico, il disgusto della trivialità sonora. Malgrado ciò, La santa sembra denunciare una disposizione all'arte, e una possibilità operistica, sia pure « veristica », che le « opere serie » prima venute non realizzavano. Minuzioso regista, il maestro Menotti ha ordinato lo spettacolo in modo chei esattamente corrisponda al soggetto, ai momenti e al carattere; innumerevoli particolari, nelle scene, nei vestiti, disegnati da G. Tooker, negli oggetti, nella mimica, anche dei coristi e delle comparse, si son fusi nell'ideazione rappresentativa. Dell'esecuzione basterà dire che l'autore stesso l'aveva vigilata, affidandone la direzione a Thomas Schippers del Broadway Theatre. Con Gloria Lane, venuta anch'essa da New York, collaborano Gabriella Ruggiero, protagonista, L. Danieli, E. Ratti, D. Poteri, S. Maionica. ,i A. Della Corte

Luoghi citati: Milano, New York