La fuga dei coloni dal «bled» dopo le selvagge stragi dei berberi di Francesco Rosso

La fuga dei coloni dal «bled» dopo le selvagge stragi dei berberi La fuga dei coloni dal «bled» dopo le selvagge stragi dei berberi g o i ¬ (Dal nostro inviato speciale) - Casablanca, 23 agosto. Mentre gli uomini politici cercano ad Aix-les-Bains di risolvere con la discussione la situazione marocchina divenuta tragica e insostenibile dopo la sanguinaria esplosione di ferocia di sabato scorso, nelle città e nei villaggi dell'intero Marocco continua la lotta implacabile dei nazionalisti, i quali con azioni isolate o concomitanti provocano disordini che quasi sempre si concludono con sparatorie, al termine delle quali i morti si contano a decine. Ma più che nelle città, la lotta si è spostata nei piccoli centri di campagna, in quel Bled che le autorità francesi consideravano tranquillo e fedele al Pascià di Marrakesc, il più solido puntello al trono di Beh Arafa. Soprattutto nella zona del Medio Atlante, la azione delle tribù berbere, entrate improvvisamente nella lotta, ha atterrito i coloni europei. I quali, temendo di fare la fine orrenda di molti altri loro amici, squartati e arsi vivi nelle loro fattorie isolate, preferiscono abbandonare le zone insicure della campagna e rifugiarsi nelle città, dove la protezione della polizia e delle forze armate è più organizzata e valida. ' L'esodo di questi coloni ha permesso di conoscere le scene di efferatezza che si sono svolte tra sabato e domenica soprattutto a Kenifra e Oued Zem, dove i berberi, scesi dalle montagne armati fino ai denti, hanno compiuto una vera strage degli innocenti. Questi berberi, appartengono alle tribù Zaian, che sono considerate le più combattive e feroci del Marocco e sono quelle stesse che combatterono in Italia e che si fecero ben conoscere. A Oued Zem, hanno dato una conferma della loro efferatezza. Una signora francese, rientrata oggi a Casablanca perchè non si sentiva più sicura in quella città, ha raccontato particolari raccapriccianti che lei stessa ha veduto della morte di molte sue amiche. Una giovane sposa francese, la signora Ivette Skach, fuggì da casa coi suoi cinque bambini chi in braccio, chi aggrappato alle gonne, cercando di mettersi in salvo al Comando di polizia. I berberi la raggiunsero, scannarono i suoi cinque bimbi uno dopo l'altro, poi uccisero lei dopo averla orrendamente mutilata. La signora Commeret fu sorpresa nella strada con i suoi tre bambini. Correva verso il marito che la attendeva al posto di polizia; i ribelli la raggiunsero, squartarono i suoi piccini e seviziarono lei. Il marito, da lontano, assisteva alla scena. Afferrato un fucile, si fece contro i ribelli sparando. Il suo corpo non fu più trovato. Identiche scene di orrore, tra il bagliore degli incendi giganteschi che divoravano case e depositi, si sono ripetute a Kuribe e Kupiga, poco distante da Oued Zem, il più importante centro di fosfati del Marocco. I rivoltosi riuscirono a saccheggiare alcune case, seviziare e mutilare orrendamente alcune donne e bambini europei; alla fine, non potendo far brec eia nel dispositivo di sicurezza fsticroirsrscCsdprng ; , o o a e a e . ; a formato dalla polizia, M dirt-s- tsera alle miniere dèi fosfati « atutto distrussero, macchinari e gimpianti, saccheggiando e incendiando. Le miniere di Kuriga hanno avuto un danno di oltre due miliardi di franchi, i novemila operai che vi lavoravano hanno partecipato al saccheggio distruggendo la loro fonte di lavoro. Questo episodio ha dettato un amaro commento ad un giornale di Casablanca, il quale chiude il suo editoriale dicendo: < Il vandalismo di Kuriga fornisce la prova che, prima di governare, bisogna imparare a dominarsi ». / sanguinosi avvenimenti dei giorni scorsi peseranno indubbiamente sui colloqui di Aixles-Bàins, e non certo in senso favorevole. Quasi a premere ancor più sul governo francese e indurlo ad una rapida soluzione del problema marocchino, i nazionalisti fomentano la lotta, e non passa giorno senza che in una città o nell'altra esploda un focolaio di rivolta. Ieri e oggi la battaglia si è accesa a Marrakesc, proprio nella città governata da quel pascià Olaoui, che dovrebbe essere la più potente personalità marocchina fedele .alla Francia. Dopo una manifestazione avvenuta ieri pomeriggio, i rivoltosi hanno attaccato battaglia con la polizia, che ha aperto il fuoco uccidendone un numero elevato. In seguito è stato emanato l'ordine del coprifuoco totale, e la popolazione araba non può abbandonare le proprie case H ore su zi, pena l'immediata fucilazione. I treni non funzionano, i giornali locali non sono usciti, la città è totalmente isolata da una rete di blocchi stradali. A Oued Zem, tutta la città araba è sotto controllo, asserragliata nelle case, in cui la polizia intende penetrare per fare perquisizioni è accertamen ti. Più d'una volta gli arabi hanno opposto una resistenza strenua per impedire che gli agenti entrassero nelle loro case. Allora le porte sono state sfondate, gli abitanti riottosi uccisi, i mobili incendiati. Benché non esista censura sulle notizie, queste arrivano con il contagocce, deformate, non sempre attendibili. La morte del generale comandante delle forze armate in Marocco, caduto lunedi pomeriggio con il suo piccolo aereo sui con trafforti dell'Atlante mentre si recava ad ispezionare la zona di Kenifra e Meknes, è stata attribuita ad un incidente di volo. Le autorità, tuttavia, hanno ordinato un'inchiesta sul misterioso incidente ; negli ambienti nazionalisti, invece, si dichiara apertamente che l'aereo è stato abbattuto dalle tribù berbere Zaian, le quali, durante l'incursione a Kenifra e Oued Zem di sabato e domenica, sarebbero riuscite ad impadronirsi di un pezzo di artiglieria. Con quel cannoncino avrebbero abbattuto l'aereo del generale Duval. Il centro focale dell'azione terroristica marocchina si è ormai spostato dalle grandi città, presidiate da ingenti forze di polizia e dell'esercito, ai piccoli centri dell'i-.tterno, soprattutto sui contrafforti del Medio Atlante dove abitano le feroci llnntLsnrc tribù berbere. Il pericolo che si accenda in Marocco la giterri glia di montagna come net- l'Auree in Algeria, ha indotto l'autorità a spostare un forte nucleo di militari della Legione Straniera e di truppe aviotrasportate in quelle zone. L'intervento dell'aviazione è stato massiccio in questi giorni: apparecchi da caccia e da ricognizione hanno solcato per tutto ieri c oggi il ciclo marob- chino, sorvolando isoprattutto\ indigene. Essi avevano indetto\ieri una manifestazione, vi gli anfratti delle montagne dell'Atlante che hanno mitragliato e bombardato. La repressione della rivolta, secondo quanto raccontano testimoni oculari europei fuggiti dai centri dell'interno dove più nessun bianco osa recarsi, se non con la scorta delle truppe, avrebbe assunto toni apocalittici. Interi « Douars > (i villaggi berberi) che si opponevano alle forze di polizia incaricate di perquisizioni, sarebbero stati cosparsi di benzina e incendiati, ed una cifra enorme, di marocchini sarebbero morti tra le fiamme. Notizie da fonte ufficiosa confermano che da sabato ad oggi le perdite marocchine si aggirano sui seimila fra uomini, donne e bambini, ma si ha ragione di ritenere che questa cifra sia inferióre alla realtà. Durante un'intervista con un esponente dell'Istiqlal, costui ci ha formalmente dichiarato che i partiti indipendentisti non desisteranno dalla lotta finché la Francia non avrà integralmente applicato il Trattato sul Protettorato, non solo, ma non avrà riconosciuto l'indipendenza politica ed amministrativa del Marocco. Egli, benché alcuni capi suoi amici.vi partecipino, non ha molta fiducia nei colloqui di Aix-Les-Bains. E' soltanto uno scambio di idee, ha detto, ohe non può dare risultati positivi ed immediati. «Per questo continueremo a lottare, finché la Francia non avrà capito che il solo modo per riportare pace nel Marocco è la destituzione di Ben Arafa ed il ritorno sul trono del sovrano legittimo, Ben Yussef. Dopo questo gesto di comprensione/ ■ riprenderemo ■ le trattative. Ma non pensino di intimidirci con il controterrore. Continueremo a lottare finché ci sarà un marocchino, ma credo chg non ne avremo sogno. <&a chè^ìe irilraberbère Zaian sono con noi ed hanno abbandonato il Pascià di Marrakesc, pensiamo di avere nelle mani una grossa carta. La guerriglia nell'Atlante, le razzie dei berberi non possono lasciare la Francia troppo tranquilla x. ' I colonialisti francesi sembrano però sordi a queste voci avevano rinunciato, poi l'hanno di nuovo organizzata; e stamane, in risposta all'appello degli ex-ccmbattenti, migliaia di europei si sono riuniti stamane alle llfio nella piazza principale di Casablanca. Tutti i negozi della città erano chiusi in segno di lutto; la bandiera abbrunata era esposta sugli edifici pubblici. In un silenzio impressionante che grava sull'intera città, i rappresentanti delle associazioni sono sfilati in mezzo alla folla e sono andati ad inchinare le proprie bandiere davanti al monumento al generale Lyautey. Poi da tutta la piazza si è levato in coro il canto della « Marsigliese », e la dimostrazione si è sciolta. Francesco Rosso La conferenza di Alx-les-Baln ?. 0)a destra a sinistra) : il Premier francese, Edgar Faure, il Ministro per il Nord Africa, July, 11 Gran Vlzir del Marocco e 11 figlio (Telefoto)

Persone citate: Ben Arafa, Duval, Edgar Faure, Ivette Skach, July, Yussef